Questa mattina a Roma, nel popolare quartiere di Garbatella, gli attivisti del Comitato No Debito di Roma si sono piazzati davanti all’ospedale CTO – minacciato di chiusura per essere trasformato in casa di riposo per anziani – ed hanno dato vita ad un presidio e volantinaggio sulla sanità con striscioni sulle inferriate e megafonaggi informativi..
Le persone che passano per andare al CUP, per fare una visita medica o per andare a trovare i loro congiunti ricoverati, raccolgono volentieri i volantini, spesso con un cenno sconsolato ma di condivisione, alcuni dichiarano che bastava vedere il titolo per essere subito d’accordo: “Non si può morire di debito, tagliano la sanità, minacciano la nostra salute, arricchiscono le banche”. Un volantinaggio efficace anche perchè a causa dei lunghi tempi di attesa per pagare il ticket o per fare l’emocromo, i volantini sono stati letti tutti con attenzione e non se ne trovavano di cestinati.
“Avete ragione”, rispondono praticamente tutti, ma ognuno per conto suo e senza “capannelli”, e qualcuno aggiunge particolari a loro accaduti non di mala sanità, ma di sanità pubblica che ha funzionato e a cui non vorrebbero rinunciare. Nessuno è disposto a dover ricorrere alla sanità privata per curarsi, irraggiungibile economicamente per la maggior parte, e poi fa rabbia pensare che solo i ricchi potrebbero curarsi nelle cliniche private.
C’è una diffusa minima consapevolezza, che ha radici nelle proprie esperienze di vita che si contrappongono empiricamente al tam tam dei mezzi di informazione che vorrebbero convincerci che privato è sempre più bello del pubblico in ogni settore, che le proprie malattie non dovrebbero essere fonte di profitto per pochi speculatori, ma che uno Stato efficiente dovrebbe garantire la salute dei propri cittadini.
Il Comitato No Debito denuncia la chiusura del CTO, ma anche di tanti altri ospedali romani, l’irrefrenabile taglio di posti letto (già oggi circa 7500), abbiamo urlato il nostro diritto a non “morire prima” per risparmiare sulla sanità pubblica e rimpinguare contemporaneamente le cassaforti di banche e assicurazioni.
Tra i racconti di chi si è fermato a parlare, parecchi ci hanno riferito che i reparti sono già depotenziati cioè ci sono meno ricoverati di quanti ce ne potrebbero essere e prova ne sono i tanti letti vuoti. Noi stessi abbiamo verificato già un decremento di presenze agli sportelli del CUP; una signora in particolare ci ha raccontato che di fronte ad una emergenza per un suo familiare ha dovuto litigare con la Croce Rossa del 118 perché non volevano portare l’infortunato al pronto soccorso del CTO avendo precise disposizioni in merito secondo le quali i pazienti vanno portati tutti al S.Eugenio.
Ci sono venuti a trovare anche alcuni lavoratori, vicini al Pd e ad una sigla sindacale confederale e, di fronte all’evidenza, parlando con noi e leggendo il nostro volantino, ci hanno confidato che in fondo avevamo ragione noi. In sostanza ci sembra di interpretare che si sta preparando il terreno a rendere già meno efficiente quest’importante ospedale per avviarlo lentamente alla sua dismissione.
Sono queste le occasioni dove, pur condividendo in tanti le stesse opinioni e la stessa rabbia, ognuno ne parla separatamente e con le proprie personali sensibilità, compito non facile del Comitato No Debito di Roma, che ha raccolto al volo l’appello all’alleanza lavoratori della sanità-utenti-territorio emerso dall’assemblea aperta all’ospedale Pertini, dovrà essere quello di aggregare e di trasformare tante singole sofferenze e vertenze in una unica corale voce di resistenza in tutta la capitale. “Per non morire di debito”, appunto.
* Comitato No Debito – Roma
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morlia
Il ministro vede una luce in fondo al tunnel, non sarà il lumicino del cimitero?