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Promessa tedesca: “Non avrai altro sovrano all’infuori di me!”

Alla fine scopriremo che il nazionalismo, nell’Unione Europea, è stata la vera matrice delle “politiche comunitarie” e che l’unica differenza sostanziale è tra Stati che hanno difeso efficacemente le proprie prerogative e altri che le hanno perse per debolezza, ignoranza, corruzione, servilismo della propria classe politica. Con i primi che ci hanno ovviamente guadagnato molto anche sul piano economico e altri che sono andati per stracci.

E’ una considerazione che facciamo spesso, leggendo i trattati e le “prescrizioni” della Commissione Europea, quando bacchetta e corregge le leggi di stabilità dei vari paesi Pigs, Italia in testa.

Però stavolta ci arriva la conferma dalla centrale meno sospettabile: la Corte Costituzionale tedesca, il cui membro più autorevole, Peter Huber, ha messo nero su bianco una serie di considerazioni rivelatrici: “abbiamo assistito all’istituzione di quasi 50 agenzie europee più o meno indipendenti e che le autorità europee hanno fatto pressione gli Stati membri per garantire l’indipendenza a una parte sempre crescente della loro amministrazione nazionale, la conclusione è chiara: c’è in gioco la democrazia”.

Il discorso di Huber è contenuto nel documento Building bridges:central banking law in an interconnected world pubblicato al termine della Legal conference 2019, organizzata dal prof. Fabian Amtenbrink, professore di diritto dell’Unione europea presso la Scuola di giurisprudenza Erasmus, sulle implicazioni giuridiche delle politiche monetarie della Bce. Che non a caso è anche forse l’unica istituzione continentale agente da anni in relativo contrasto con le “indicazioni” tedesche.

Si capisce insomma che l’obiettivo era Mario Draghi, che nel frattempo però ha finito il suo mandato. Dunque lo scopo diventa quello di condizionare la nuova presidente, Christine Lagarde, che aveva esordito garantendo la “continuità” di politica monetaria.

Però, però… Le argomentazioni del giudice costituzionale tedesco sono ovviamente di livello “alto”, concernenti non tanto le singole scelte di un presidente della Bce ma l’intero ordine di questioni sollevate dalla presenza di agenzie europee più o meno indipendenti e che le autorità europee hanno fatto pressione gli Stati membri per garantire l’indipendenza a una parte sempre crescente della loro amministrazione nazionale”. Ovvero la questione della sovranità nazionale e quindi della democrazia liberale (l’aggettivo è qualificativo, perché non è davvero l’unico tipo di democrazia possibile, nonostante il pensiero unico degli ultimi 30 anni).

Ora, che a porre il problema della sovranità e della democrazia sia un esponente di primo piano del Paese che più ha guadagnato dall’esistenza di trattati e istituzioni europee sagomati in senso ordoliberista (il neoliberismo in versione teutonica anni ‘20 dell’altro secolo) è sicuramente una cosa “originale”. Un po’ come la storia del lupo e dell’agnello…

Ma Huber ne dice di molto pesanti, a partire proprio dall’attacco alla Bce che “contrariamente almeno all’interpretazione tedesca dei trattati, la Bce ha sviluppato una comprensione piuttosto illimitata del suo mandato”. Va ricordato – almeno agli “europeisti” ideologici e ignoranti – che la Germania è l’unico paese della Ue che ha in Costituzione la subordinazione dei trattati internazionali (compresi quelli europei) rispetto all’ordinamento nazionale. E infatti la Corte di Karlsruhe, di cui Huber fa parte, è chiamata ad esprimersi sulla compatibilità di ogni decisione europea con l’interesse della Germania. Gli altri paesi, al contrario, debbono “adeguare” la propria legislazione a quella europea… Molto “democratico e solidale”, vero?

E comunque la questione posta da Huber riguarda davvero tutti i paesi d’Europa e la “democrazia liberale”, perché i confini del mandato della Bce non sono indifferenti rispetto alla tenuta democratica. L’indipendenza accordata alla Bce comporta una notevole riduzione del livello di legittimazione democratica delle sue azioni e dovrebbe pertanto dare luogo a un’interpretazione restrittiva e ad un controllo giurisdizionale particolarmente rigoroso del suo mandato”.

In Italia non ci si fa più caso dal 1981, quando Nino Andreatta – che oggi definiremmo un “prodiano” – sciolse il legame tra ministero del Tesoro e Banca d’Italia, garantendo così a questa “l’indipendenza” e al debito pubblico italiano la via per l’aumento esponenziale perenne. Ma altrove nessuno pensa che la banca centrale possa essere davvero “indipendente”, ossia libera di agire anche in contrasto con gli interessi del Paese e senza tenerne in alcun conto gli orientamenti politici (derivanti da libere elezioni).

Si sa che oggi la Germania preme perché la Bce ponga fine alla politica dei tassi zero e ai quantitative easing, ma soprattutto ai “tassi di interesse negativi” che stanno provocando perdite consistenti alle banche peggio messe d’Europa: quelle tedesche, appunto. E quindi la questione dei “limiti” entro cui la Bce può e deve agire viene posta in termini di “democrazia” proprio da chi ha usato la propria dominanza nelle istituzioni europee per demolire le scelte democratiche altrui (la Grecia sta lì a dimostrarlo).

E’ interessante però notare e sottolineare la conlusione dell’intervento di Huber: il mandato della Bce è diventato una questione chiave nella giurisprudenza del Bundesverfassungsgericht (la Corte Costituzionale, ndr) nell’ultimo decennio. La Costituzione tedesca stabilisce requisiti sostanziali per il livello di legittimazione democratica in Germania e fino a quando il paese sarà coinvolto nell’integrazione europea sarà compito del Bundesverfassungsgericht assicurarli”.

Non è una minaccia, è una dichiarazione di guerra molto nazionalistica. Significa, facendo la traduzione: “le prossime decisioni della Bce, se non saranno prese secondo gli interessi tedeschi, saranno dichiarate incostituzionali e quindi non valide”. Alla faccia di ogni “spirito comunitario”…

Nell’Unione Europea, insomma, deve restare in piedi una sola sovranità. E non è quella popolare, ma quella della Germania su tutti gli altri.

Anche no, grazie. L’Europa ci è già passata.

Vedi anche:

https://contropiano.org/interventi/2020/01/05/chi-e-sovrano-il-popolo-o-il-mercato-0122607

https://contropiano.org/news/politica-news/2018/09/24/la-cura-del-linguaggio-3-sovranita-sovranismo-e-sciocchezze-0107841

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2 Commenti


  • Luciano

    Forse la politica dei tassi negativi crea problemi serissimi ai fondi pensione non solo tedeschi anche se soprattutto a loro. Il capitalismo dei fondi pensione è uno dei pilastri del consenso in Germania. Persino per i nazi.


  • giuliano

    Purtroppo credo che Hitler sarà molto contento che il suo sogno della grande
    Germania si sia realizzato …. i nostri prodi politici, naturalmente, non ne sanno nulla perché sono troppo indaffarati a farsi i fatti loro, o, forse, erano molto più preoccupati di non fare sapere a noi cittadini italiani. di quello che stavano combinando, da bravi servi con la grande Germania, camuffando le loro azioni con un continuo e pirotecnico coinvolgimento nelle loro risibili ed inutili controversie.

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