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In arrivo il decreto “Cura-Italia”: sempre dalla stessa parte…

Il ministro dell’economia Gualtieri (PD) ha annunciato in tv che il decreto atteso in uscita per questo lunedì sera peserà dai 20 ai 25 miliardi di euro. Se il governo dovesse arrivare a 25 miliardi di provvedimento (di cui 20 in debito) si sarebbe già esaurito lo spazio di flessibilità sui conti, “gentilmente” concesso dalla risoluzione del Parlamento Europeo adottata in accordo con la Commissione Europea.

Sul Sole24Ore di oggi e su altri organi di stampa sono state pubblicati i dettagli delle bozze. I toni assunti dai giornali sono sicuri, danno per certo che l’impostazione generale sia ormai questa. Ovviamente parliamo comunque di indiscrezioni, i dettagli potrebbero cambiare nel corso della giornata, e potremo non essere esaustivi nel riportare tutti i provvedimenti, ma per ora quanto possiamo dire è quando segue.

Per gli ammortizzatori sociali dei lavoratori dipendenti sarebbero mobilitati 5 miliardi di euro, a cui si aggiungerebbero altri 5 miliardi con provvedimenti che riguardano tutti e quindi in maggioranza i dipendenti. I provvedimenti sarebbero:

– Cassa integrazione straordinaria estesa a tutti i settori del lavoro dipendente per nove settimane, sarà possibile anche usufruire della cassa integrazione ordinaria con clausola “Covid19”. Usufruire della CIG per questa emergenza non precluderà la possibilità di usare la CIG nei prossimi mesi per le “crisi ordinarie”.
– I lavoratori dipendenti con figli fino a 12 anni hanno diritto al congedo col 50% del salario oppure a un bonus fino a 600 euro per coprire i baby-sitter;
– Per gli stagionali che hanno smesso di lavorare da gennaio a oggi, indennità di 600 euro che non concorre al reddito;
– Sospensione degli obblighi del reddito di cittadinanza.

Per imprese e partite IVA:

– Rinvio delle scadenze fiscali al 31 maggio per chi sta sotto i 2 milioni di euro di ricavi. Per chi sta sopra rinvio al 20 marzo. In generale vengono rinviate tutta una serie di scadenze per le imprese;
– Sospensione dei pagamenti per praticamente tutto il settore dei servizi;
– Sospensione del mutuo sulla prima casa per le partite IVA che hanno perso almeno un terzo dei ricavi aspettati;
– Per le partite IVA e co.co.co. che hanno smesso di lavorare da gennaio a oggi, indennità di 600 euro che non concorre al reddito.

Per l’emergenza sanitaria:

– Aumento del fondo sanitario nazionale di 1,15 miliardi;
– 150 milioni per gli straordinari del personale sanitario;
– Possibilità di requisire beni mobili e immobili e personale di privati, anche degli ospedali privati, dietro indennizzo;
– 50 milioni per il materiale di sicurezza;
– Sospeso l’esame di stato, la laurea in medicina diventa abilitante;
– Possibilità per le regioni di fare contratti con privati non accreditati per far fronte all’emergenza.

Per le pubbliche amministrazioni:

– una norma “anti sprechi” che permetterebbe di spendere per l’emergenza fondi che erano stati impegnati per altre voci di spesa ma sono ancora fermi.

Dove vanno i provvedimenti?

Aldilà dell’estensione della cassa integrazione, il grosso della spesa sembra indirizzato a lavoratori e autonomi. E il tetto di due milioni di euro di ricavi non indica certo che l’attenzione sia rivolta ai piccoli lavoratori autonomi e alle false partite IVA. Un indennizzo di 600 € per i lavoratori stagionali, per le P.IVA e tutti quei lavoratori il cui reddito si basa su collaborazioni occasionali, o per le coppie giovani (con figli fino ai 12 anni), è una misura ridicola a fronte delle difficoltà che tutti questi lavoratori si troveranno ad affrontare di qui a non si sa quando.

Per quanto sia giusto che in questi mesi di emergenza venga sospeso il pagamento del mutuo per chi ha perso il reddito, non si capisce perché questo debba valere solo per gli autonomi e non per i lavoratori dipendenti. E a meno di cambiamenti all’ultimo minuto, tutto tace sulla sospensione degli sfratti: tutti a casa, tranne quelli che verranno buttati fuori di casa!

La pressione popolare sembra aver dato una spinta decisiva al governo per arrivare (a tre settimane dall’annuncio del focolaio a Lodi!) a dire che si possono sequestrare i beni della sanità privata, anche se dietro indennizzo. Questo è un risultato dell’ondata di rabbia di fronte alla scoperta che il privato latita oppure non ha le strutture adeguate a un’emergenza come quella che viviamo, perché curare questo tipo di malattie non porta profitto. Ma non c’è da cantar vittoria: a fianco dei sequestri si apre alla possibilità di aprire nuovi contratti addirittura con privati non convenzionati.

E dai primi commenti social dei lavoratori della sanità gli stanziamenti sembrano insufficienti alle vere necessità del settore. Sembra che manchi lo sblocco degli accessi ai corsi di specializzazione e il conseguente sblocco delle borse. Vale a dire, mancano provvedimenti per sbloccare uno dei colli di bottiglia che porta l’Italia ad avere strutturalmente meno medici del necessario.

Stasera vedremo il decreto nella sua forma definitiva. Per ora abbiamo di fronte un decreto che oltre alla cassa integrazione offre briciole ai lavoratori dipendenti e tiene la barra dritta sugli interessi delle imprese, come era già stato anticipato dall’accordo tripartito tra governo, sindacati confederali e Confindustria.

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