“Il Decreto Rilancio è solo un grande regalo a Confindustria”. Lo denuncia l’Unione Sindacale di Base che protesta “contro l’accaparramento di risorse pubbliche da parte delle grandi imprese a fronte di poche briciole per famiglie, lavoratori e piccole aziende”.
“A 50 anni dalla nascita dello Statuto dei Lavoratori i diritti dei lavoratori sono spariti e in campo è rimasta solo la libertà d’impresa”, afferma l’USB, contestando “il nuovo patto sociale firmato dal governo Conte con Confindustria, Cgil, Cisl e Uil mette a disposizione delle imprese più grandi, con un fatturato superiore a 50 milioni, un fondo di più di 50 miliardi attraverso la Cassa Depositi e Prestiti: una massa di denaro al servizio degli interessi delle grandi aziende private”.
“Dove finiranno questi soldi, a cosa serviranno, che controllo eserciterà lo Stato? Il governo rassicura le imprese: li gestiranno loro, il pubblico non entrerà nella governance delle aziende!”, si chiede il sindacato.
“Stanno usando – lamenta – l’emergenza Covid-19 per accaparrarsi tutto: finanziamenti a fondo perduto, sgravi e rinvii fiscali, crediti di imposta, sconti sulle bollette e sugli affitti, abolizione della prima rata dell’IRAP e del saldo del 2019. E senza andare per il sottile: anche le aziende che si stanno arricchendo potranno usufruire di tutti i contributi economici”.
Mentre, evidenzia la nota, “per tutti gli altri resta ben poco: qualche settimana di cassa integrazione, un bonus di 400 euro per due mesi non cumulabile con nessun altro contributo, 600 euro per chi non ha un contratto e una interminabile attesa per prendere questa manciata di euro. E un permesso di soggiorno a breve scadenza per alcuni, giusto il tempo di portare a termine i raccolti, e poi un calcio nel culo e via! Che poi è lo stesso messaggio dato agli infermieri, assunti a tempo determinato per fronteggiare l’emergenza, e poi tutti a casa”.
Mentre “l’emergenza Covid 19 doveva spingere a promuovere grandi cambiamenti a fronte di un evidente fallimento delle privatizzazioni e invece ancora una volta tutto viene riposto nelle mani delle grandi aziende”.
“Invece di rilanciare le grandi imprese”, per l’USB servirebbero “redditi e salari sicuri per tutta la durata della crisi. Non un reddito di emergenza ma una misura universale e individuale che copra tutti i periodi di non lavoro; assunzioni e internalizzazioni nel settore pubblico, a cominciare dalla sanità, dalla scuola e dalla ricerca; salute e sicurezza sui posti di lavoro ed introduzione del reato di omicidio sul lavoro; investimenti pubblici nei settori strategici, nell’ambiente e nella cura del territorio, nelle case popolari, a controllo e gestione pubblici; permesso di soggiorno per ricerca di lavoro; riduzione dell’orario a parità di salario; cancellare le limitazioni al diritto di sciopero e della democrazia nei posti di lavoro”.
* da IlFarodiRoma
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