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Bologna 2 agosto: il Pd vieta il corteo e favorisce la destra

Nel 40° anniversario della strage del 2 agosto 1980, quest’anno la commemorazione istituzionale si è svolta sotto disposizioni anti-covid, con una Piazza Maggiore aperta solo ai soli prenotati, lasciando fuori tutti i cittadini e le realtà politiche e sociali della città, che in questa giornata sono da sempre state presenti a chiedere e pretendere la verità storica sulla strage della stazione, senza omissione di colpe, e perché lo Stato apra i suoi archivi e permetta un accertamento giudiziario che da un punto di vista storico è ormai inoppugnabile.

Per quaranta anni, come è ormai acclarato, le autorità politiche del paese hanno cercato di tenere alla larga dallo “Stato” ogni responsabilità.

Ma non è bastata la “blindatura” alla partecipazione alla commemorazione. L’amministrazione comunale ha da un lato vietato il classico corteo delle realtà antifasciste della città, e dall’altro concesso una piazza al fronte revisionista, e in particolare alle associazioni “L’ora della verità sul 2 agosto 1980” e “La verità su Ignoto 86”, legate a FI e Lega, per leggere 10 domande sulla strage, depositate in Senato.

Anche quest’anno però le realtà politiche e di movimento, nonché i sindacati di base, hanno sfidato i divieti e hanno raggiunto in corteo la stazione per commemorare quel drammatico giorno e chiamare quella tragica giornata col suo nome: Strage di Stato.

Tra queste, l’Assemblea anarchiche e anarchici imolesi, Associazione Bianca Guidetti Serra, Associazione Primo Moroni. Circolo Anarchico Camillo Berneri, Coordinamento Antifascista Murri, Laboratorio Smaschieramenti, Noi Restiamo, Potere al Popolo Bologna e provincia, Pratello R’esiste, Sindacato Generale di Base, Sindacato Cobas Lavoro Privato.

Davanti all’affronto della piazza concessa al fronte revisionista fascioleghista nel pomeriggio, molte realtà cittadine hanno occupato Piazza Carducci, impedendo così un presidio infame a chi su questa storia (e in molte altre) non ha diritto di parola.

Almeno in questa occasione, la questura, non si è assunta lo sgombero delle realtà antifasciste di fronte al tentativo ulteriore di revisionismo storico.

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