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Contestazioni in tutto il paese contro il numero chiuso a medicina

Oggi si svolgono in tutta Italia i test d’ingresso alle facoltà di medicina. Quella contro il numero chiuso è una battaglia storica dei movimenti studenteschi e nella mattinata in diverse città universitarie ci sono stati momenti di contestazione contro il numero chiuso.

Contestazioni che hanno sottolineato la valenza politica, oggi più che mai, dei test. Non si tratta solo di elitarizzazione del mondo universitario, la pandemia ha messo in luce tutta l’inadeguatezza del nostro sistema sanitario, colpito da decenni di tagli ai finanziamenti e con una strutturale carenza di personale dovuta anche al numero chiuso universitario.

Riportiamo il comunicato di alcune realtà organizzatrici delle mobilitazioni di oggi, in vista dello sciopero del 24 e 25 settembre.

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Basta numero chiuso: l’università e la ricerca devono essere al servizio dell’interesse collettivo!

La pandemia che abbiamo attraversato e che ora batte alle porte di questo autunno ha portato alla superficie numerose contraddizioni che permeano il nostro sistema della formazione.

In questa prima settimana di settembre, come anche nei mesi passati, si svolgeranno i test d’ingresso per moltissime facoltà, fra cui quelle inerenti all’ambito medico. Se già prima della pandemia il numero di laureati in Italia (medici compresi) era il penultimo in Europa (dati Eurostat), oggi appare chiaro come questo test d’ingresso sia perfettamente limitante. Infatti, secondo il rapporto Svimez, è già previsto un calo delle immatricolazioni di circa il 20 %.

Insieme a quello che è un diritto degli studenti, però, l’abolizione del numero chiuso e l’aumento degli immatricolati si presenta anche come necessario bisogno sociale. Abbiamo visto tutti come durante la pandemia non ci fossero abbastanza medici e infermieri. Decenni di tagli alla sanità hanno reso il SSN inadeguato a gestire fasi emergenziali.

Oltre a questa condizione, si registrano carichi di lavoro esagerati e logoranti, una precarietà diffusa di tutto quel pezzo giovanile che svolge professioni sanitarie, un blocco del turnover che rende ancora più difficile il passaggio ad un contratto a tempo indeterminato. A questo di deve aggiungere la fuga di circa 1500 medici all’estero ogni anno.

In parallelo ai tagli alla sanità, inoltre, anche la formazione ha subito un continuo taglio dei finanziamenti pubblici, con conseguente aumento dell’esclusione (sulla base della classe di provenienza) che si è concretizzato con l’aumento dei test d’ingresso e l’aumento delle tasse da pagare.

Dalle dichiarazioni del ministro Manfredi si vede la volontà politica di continuare su questa strada. Infatti il numero dei posti nella facoltà di medicina è stato aumentato di soli 1500 unità, e poco o nulla è stato fatto anche per l’accesso alle scuole di specializzazione.

Oltre ad essere profondamente chiuse, le scuole di specializzazioni durante l’emergenza si sono mostrate per quello che sono, ovvero una palestra di precarietà e sfruttamento: giovani che sono stati sacrificati e che in cambio non hanno ricevuto il bonus spettante ai medici, sono stati mal retribuiti e hanno subito turni massacranti senza le protezioni adeguate. Un aspetto dell’università e della formazione che in questo modello non tarda a mostrarsi sin dai primi anni.

Questa situazione di precarietà diffusa e mancanza strutturale di personale ha messo in risalto le colpe criminali di chi ha voluto i tagli che hanno prodotto questo SSN e 35.000 morti. Il bisogno della società di avere più medici, più infermieri e più personale sanitario (ma si potrebbe fare lo stesso discorso per i ricercatori, gli insegnanti, ecc.) ci mette di fronte la necessità dell’abolizione dei test d’ingresso: questa fondamentale richiesta serve a rimettere al centro la formazione come totalmente libera dall’interesse privato particolare e come vero e proprio palinsesto di tutta la società, per la sua crescita, per il suo progresso e per il soddisfacimento dei suoi bisogni.

Da qui si scorge la profonda alternativa di sistema che oggi si fa sempre più impellente, un’alternativa pubblica e libera, completamente antitetica a questo modello di concorrenza e gara al massimo profitto – come abbiamo visto nel caso della corsa al vaccino, che rischia di essere (non disponibile universalmente per via del brevetto di una società privata farmaceutica a cui sarebbe sottoposto.

C’è bisogno di investimenti pubblici massicci e distribuiti equamente in base alle necessità degli atenei per garantire il diritto allo studio a tutti gli studenti del paese, di modo da abolire la differenza fra poli di eccellenza e atenei di serie B.

Da qui la decisione di lanciare una giornata di agitazione il 3 settembre su tutto il territorio nazionale, per ribadire l’abolizione dei test d’ingresso! La giornata costruita durante il test di medicina sarà un’occasione dove ribadire le nostre richieste in vista della due giorni di lotta del 24 e 25 settembre sotto il Miur!

Noi Restiamo – Osa – ComeStudioGenova

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