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Wellbeing, come ti privatizzo la sanità pubblica…

Su la Repubblica di ieri è apparsa una di quelle tipiche informazioni che può passare inosservata, ma che dice invece moltissimo su più fronti.

Intanto sul fronte dell’intromissione di fondi privati nell’approvvigionamento strutturale della sanità pubblica torinese, attraverso le fondazioni bancarie. In particolare, nella stessa gestione dell’emergenza Covid, ci viene infatti ricordato il ruolo della Compagnia di San Paolo nella creazione dell’ospedale Covid alle Ogr.

Non solo, si sottolinea come questo impegno sia continuato nell’investimento sulla riapertura dell’Oftalmico (il che costringe a saper leggere meglio il risultato di “battaglie” interne al Consiglio Comunale, difendendo il carattere veramente pubblico degli ospedali riaperti).

Ed ora si continua nell’impegno per l’abbattimento delle liste d’attesa sulle prestazioni specialistiche relative alle patologie non-Covid: si tratta della fornitura generalizzata ai presidi sanitari pubblici di Torino di attrezzature tecnologicamente avanzate per esami diagnostici.

Cioè: siccome dunque “a caval donato non si guarda in bocca“, come già avviene per l’ospedale di Verduno, che ha indotto la chiusura dei PPI ad Alba e Bra ma si fregia di moderne attrezzature fornite dalla sua Fondazione collaterale; e mentre si attendono i fondi per la sanità del “Recovery Fund” o peggio ancora del MES, la sanità pubblica diventa intanto sempre più dipendente dall’intervento dei “privati”.

Che in questo caso spingono la propria filantropia addirittura ad occuparsi del dimezzamento dei tempi per le liste d’attesa, le quali in fase Covid sono esplose, spingendo per forza verso il ricorso… alla sanità privata.

È in pratica una manovra di accerchiamento nei confronti della sanità pubblica, che o non funziona e spinge verso quella privata, o funziona però con l’ingresso diretto dei privati, come si tenta di fare subito con il project financing nell’Ospedale Civile di Brescia, ed a breve col Parco della Salute a Torino.

Potere al Popolo denuncia che quello di Compagnia di San Paolo non è affatto un impegno filantropico e disinteressato, perché serve a spostare l’attenzione verso il potenziamento strutturale dell’offerta sanitaria, invece che verso la sua redistribuzione sul territorio, per favorire così il business legato alla creazione dei nuovi poli ospedalieri.

Non è in questo modo che si difende la sanità pubblica, anzi si sta facendo il contrario, mentre proprio in Piemonte infatti l’emergenza Covid rischia di essere di nuovo fuori controllo perché non è stata affrontata alla luce della drammatica esperienza dei mesi scorsi.

Tenetevi il vostro “wellbeing”, noi vogliamo difendere la salute popolare ricostruendo la medicina territoriale affossata in decenni di tagli alla spesa sanitaria, canalizzando risorse pubbliche verso l’assunzione di personale e quindi verso la prevenzione territoriale.

Il benessere popolare si difende lottando contro la dipendenza dalla logica del profitto: fuori i privati dalla sanità pubblica, no al Parco della Salute a Torino!

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