Oggi pomeriggio l’edizione online de Il Gazzettino (storico giornale del veneto) se ne è uscita con un articolo sulla rivolta di Napoli che definire becero è dir poco.
Prima di tutto il titolo: «Napoli, scontri nella notte: condannati i due trentenni arrestati, avevano precedenti per droga».
Possiamo essere sicuri che se questi fantomatici precedenti per droga riguardassero qualcosa di più grave di una semplice canna, il Gazzettino non avrebbe mancato di farcelo sapere.
Ma non per questo rinuncia al titolo ad effetto, in modo tale che il lettore distratto (cioè quello che legge solo i titoli, cioè il 90% dei lettori) ricordi solo che questa rivolta ha qualcosa a che vedere con la malavita.
L’incipit dell’articolo poi è degno dell’oscar per la miglior mistificazione dell’anno : «Un migliaio di giovani a volto coperto sono scesi in strada».
Sì certamente con il volto coperto dalla mascherina chirurgica d’ordinanza, come da DPCM!
Ma non si può scrivere. Fosse mai che qualcuno potesse pensare che sono bravi ragazzi che ci tengono alla salute.
No, molto meglio quel “a volto coperto” che fa tanto anni ’70, oppure black bloc!
Ma fino a qui non c’è notizia. E’ dai tempi della DC che Il Gazzettino scrive articoli di questo tipo. Come tutti gli altri “grandi giornali italiani”, in questi giorni.
La notizia vera riguarda i commenti sulla pagina Facebook del quotidiano (www.facebook.com/gazzettino.).
Ora, chi non è avvezzo a frequentare la pagina FB del Gazzettino deve sapere che i commenti che vengono postati a centinaia sotto ogni articolo rappresentano lo Zaiastan profondo, quello che è così profondo che, di solito, è meglio non avventurarcisi.
«Roma ladrona», «terroni pelandroni», «immigrati tutti clandestini», «islamici assassini», «Zaia è il vero e unico profeta»… in questi commenti sembrano avere cittadinanza solo i luoghi comuni dell’immaginario leghista.
E invece questa volta no
Sotto questo articolo becero i commenti sono diversi. Lo specchio si è incrinato. L’immaginario leghista deve fare i conti con l’identità tra la situazione concreta vissuta in Campania e quella vissuta in Veneto.
Tatiana scrive «A tirar troppo la corda, alla fine si spezza». Simone invece «Chi semina vento raccoglie tempesta!». E Alessandro «Se portano la gente alla disperazione fame miseria cosa si aspettano una fiaccolata?». Per Samantha e per Cristina i manifestanti «Han fatto bene», e Enrico spera che «forse è l’inizio.»
Sui poliziotti che hanno denunciato di essere stati feriti Rita puntualizza che «potevano stare a casa così non gli facevano male». E Marco sottolinea che è «Comoda per le forze dell’ordine avere lo stipendio fisso ogni 27 del mese».
Non mancano le critiche all’articolo del Gazzettino. Gianni scrive «Vedete come funziona la propaganda? Due arrestati, fatalità avevano precedenti per droga, quindi chi protesta è sicuramente un delinquente che spaccia droga». E Davide aggiunge «La smettete con manipolare le notizie?? C’è stata una rivolta popolare contro il sistema e ce ne saranno ancora».
Ma soprattutto onore e gloria ai ribelli napoletani: Sabrina commenta «Applauso ai napoletani. Non “piegatevi” al “regime”». E Ime scrive un favoloso (per il contesto in cui risuona) «viva i terrun!»
Insomma sembra proprio che anche in Veneto ormai sia stia esaurendo l’illusione di avere un sistema economico più forte della pandemia e si diffonda invece la consapevolezza che NON andrà tutto bene. E che, forse, la soluzione potrebbe stare in una generalizzazione della rivolta napoletana.
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