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La violenza Whirlpool e l’ipocrisia complice del sistema

Caro collaboratore, purtroppo non ci servi più, dal 1 novembre sei fuori, la fabbrica la sigilliamo perché non ti vengano cattive idee. Fino al 31 dicembre, siccome siamo buoni, ti paghiamo lo stipendio, poi dovrà pensarci lo Stato”.

Questo il significato sintetico del lungo SMS che la direzione della Whirlpool ha inviato a tutte e tutti i dipendenti dello stabilimento di Napoli per formalizzarne la chiusura.

Buttare in mezzo ad una strada, in piena crisi sanitaria e sociale, 400 famiglie è un atto di violenza criminale assoluta e il modo asettico e sprezzante con cui viene compiuto è una sua ulteriore aggravante.

Chi oggi si scandalizza per qualche vetrina rotta e qualche petardo nelle manifestazioni e non ha parole giuste per definire la violenza di massa esercitata dai padroni della Whirlpool, è un ipocrita e un vile.

Se non si prova uno schifo e uno sdegno rabbioso verso i ricchi azionisti ed i loro manager, distruttori di vite nel nome del profitto, si è complici di ogni vera violenza.

I lavoratori della Whirlpool hanno addosso il dolore insopportabile di chi subisce una sopraffazione e una ingiustizia totali e si domanda: ma come è possibile?

Come è possibile che non ci sia un governo, un’autorità, un potere che fermi questi bruti prevaricatori?

Come è possibile che in uno Stato che formalmente si dice democratico i signori dei soldi abbiano sulla vita delle persone lo stesso potere dei baroni medioevali?

Perché questa è la realtà, di fronte alla sfacciata violenza della multinazionale: il governo della Repubblica è semplicemente scappato, come un gruppo di pavidi che si nasconda dietro un muro e si tappi le orecchie mentre viene aggredita una persona indifesa.

No, non veniteci a “deprecare la violenza” voi servi che balbettate di fronte al padrone. Sappiamo che per voi gli affari legittimano; e tanto più grandi essi sono, tanto più si chiudono i vostri occhi di fronte alle sofferenze e alle miserie che provocano.

Lo vedete quel manichino impiccato con il quale gli operai hanno simboleggiato la propria sorte? Ecco non deve finire così questa storia.

E se per impedirlo si dovrà far capire al palazzo che la misura è colma, che violenti sono i padroni e che si farà di tutto, ma proprio di tutto per fermarli, bene è ora di farlo.

Pietà l’è morta.

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1 Commento


  • Giorgio Casacchia

    Bravissimo, è questo il linguaggio giusto, altro che le sfide la creatività e la smartness

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