Alla fine di quest’anno siamo qui a chiedervi, come sempre, di sottoscrivere e sostenere Contropiano con una vostra donazione. Dato che è un periodo in cui di soldi non ne girano molti, mentre al contrario cresce a dismisura la sofferenza sociale, vogliamo anche spiegarvi il perché ne vale la pena.
In questo annus horribilis, il nostro giornale si è misurato con sfide inedite e possiamo ammettere di averlo fatto con risultati molto incoraggianti.
Nelle condizioni straordinarie dei lunghi e poi ripetuti lockdown, l’informazione alternativa online ha avuto una funzione spesso decisiva nel tenere insieme notizie, ma anche analisi e chiavi di lettura su quanto stava accadendo nel paese e nel mondo.
Qualcuno non l’ha gradita, ed infatti in questi mesi sono fioccate denunce e querele a Contropiano da parte di parlamentari della Lega o di presidenti della Confindustria, nazionale e locali. Alcune di esse, possiamo dire con orgoglio, per noi sono “medaglie al valore”.
In undici mesi – i dati di dicembre ancora non li abbiamo – il giornale ha avuto oltre 6 milioni e mezzo di letture, e ben oltre 4 milioni di lettori. Il picco, chiaramente, è stato nei mesi di marzo e aprile.
Poi da settembre i giganti del Big Data (da Google a Facebook*) hanno cominciato a fare la guerra e ad ostacolare la circolazione di articoli e post dal sapore politico “dissonante”.
Un destino che non ha ridotto solo la circolazione degli articoli di Contropiano sui motori di ricerca e sul principale social network. Anche altre testate online, che fanno un lavoro simile al nostro, hanno confermato gli stessi problemi.
Qualcuno potrà dire che è un problema di algoritmo. Noi continuiamo a pensare che i parametri sui quali si imposta l’algoritmo non sono “tecnici”, sono selettivi e consentono – oppure no – la circolazione di alcune parole e di alcuni temi.
Possiamo dire che nei momenti di routine, ogni giorno una media di otto/novemila persone utilizza Contropiano come il proprio giornale.
Nei momenti di emergenza o di eventi rilevanti arrivano a 22mila. Nelle settimane del primo lockdown sono stati in media 81mila al giorno.
Dai riscontri che abbiamo, in questi anni siamo riusciti a fare un “giornale utile” sia per la credibilità e la qualità delle informazioni sia per il sostegno che ne hanno tratto i conflitti sociali, sindacali, politici nel nostro paese.
Sappiamo di essere talvolta “ruvidi” di fronte a commenti che ci lasciano basiti, ma ci sentiamo anche di essere con la coscienza a posto e non vendiamo fumo quando incrociamo la spada con alcuni lettori. L’interazione, tra l’altro, consente finalmente di fare comunicazione, confronto, e non solo informazione.
Contropiano sa di essere un giornale “ingombrante” definendosi quotidiano comunista online. Ma, come diceva l’uomo di Treviri, i comunisti non nascondono le loro idee. Anzi, in un fase come questa, in cui il sistema capitalista sta rivelando tutti i suoi limiti e i suoi orrori, riteniamo decisivo che queste idee tornino a circolare, a seminare, a orientare, a costruire conflitto, organizzazione, cambiamento.
Se pensate che il ruolo e la sfida quotidiana di Contropiano sia utile a questo, sosteneteci come e quanto potete.
“Per noi il poco diventa molto e un vantaggio si moltiplica per dieci”.
* A riprova delle “attenzioni negative” delle piattaforme nei confronti dell’informazione resistente, ecco qui come Facebook agisce: rifiuta persino la pubblicità pagata…
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marco
si, io vi sostengo spesso e volentieri, con quel poco che le mie modeste finanze di libraio indipendente mi consentono, però quando sento parlare di algoritmo e big data, non posso fare a meno di notare che non avete ancora aperto un account su VK.
Personalmente io non ho facebook e per quel poco che per altri motivi uso i social, lo faccio tramite Vk.
Ok, direte voi, ti spia e ti manipola anche Vk.
Ovvio che sia così… ma almeno scelgo io da chi farmi spiare.
Detto questo, poi, oltre ad avere una “scialuppa di salvataggio” pronta nel caso facebook decida di andare per le spicce e con una ulteriore stretta chiuda tutti gli account scomodi, devo rilevare che l’apertura di un account su quel social del vostro giornale (come hanno già fatto i vostri colleghi de “l’antidiplomatico”) sarebbe un bel segnale ed un incentivo alla migrazione per indebolire il colosso americano.
Un piccolo sabotaggio certo, non una grande battaglia.
ma nelle guerre di resistenza si fanno anche queste cose.
Oltretutto non richiederebbe particolari attenzioni o impegni aggiuntivi.
Una volta fatto l’account si può gestire tutto da un’unica piattaforma (il sito) esattamente come con facebook.
Anzi da quello che so io, si può addirittura collegare all’account facebook, creando così una pagina clone però in territorio meno ostile.