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Roma 2021. Elezioni e alternative possibili nella “città bipolare”

Il percorso di confronto “Roma 2021” sul come affrontare la scadenza delle elezioni comunali a Roma, ha visto compiersi un secondo passo dopo l’assemblea dello scorso 10 dicembre. Ieri a Roma nell’occupazione abitativa di via del Caravaggio minacciata di sgombero, si è tenuta un secondo appuntamento assembleare “in presenza”.

Il rumore della bustina protettiva sul microfono sta diventando ormai un suono familiare, così come l’attenzione al distanziamento e alla sanificazione, ma la differenza qualitativa tra un momento di discussione dal vivo e quelli online sta diventando ormai enorme, da ogni punto di vista, e occorrerà farci i conti se si vuole veramente dare una scossa politica e sociale allo scenario.

Nonostante le misure restrittive e il clima che ne deriva, la sala in via del Caravaggio era piena ed anche gli interventi sono entrati più nel merito del percorso da fare per misurarsi con le elezioni di Roma 2021.

Al termine dei lavori è stata presa la decisione di vedersi già giovedi 21 gennaio per costituire almeno cinque commissioni di lavoro sui punti fondamentali di una alternativa di città, e di convocare una assemblea in piazza Vittorio sabato 23 contro il tentativo di occultare la visibilità della crescente povertà a Roma attraverso una inaccettabile “urbanistica del decoro” che nasconde ma non risolve, anzi.

Anche questa volta molti interventi hanno portato contributi di carattere generale o su aspetti specifici. Aprendo i lavori Luca Fagiano ammette che fino a poco tempo fa non avrebbe mai pensato di partecipare ad una assemblea sulle elezioni, ma la situazione è cambiata profondamente e quindi anche i nostri schemi e quindi vale la pena aprire un confronto vero. Sebastiano ha riassunto le mobilitazioni studentesche di questi mesi e di queste ultime settimane e lanciato un appello affinchè i percorsi di alternativa in campo si connettano alle esigenze dei più giovani oggi in pesante sofferenza con la negazione della socialità a causa della Dad nelle scuole o delle misure restrittive.

Nunzio D’Erme ha invitato a definire uno spazio politico che entri a gamba tesa anche dentro la scadenza elettorale indicando chiaramente una alternativa di città e di società . Il nostro Sergio Cararo ha invitato a rompere gli indugi ed a prendere in mano – unificandoli – sia la dimensione del conflitto sociale sia quello della rappresentanza politica, soprattutto di fronte al fatto che per anni le forze politiche hanno usato questa dialettica in modo strumentale. Infine ha messo in guardia dalla crescente egemonia “umanitaria” sul disagio sociale che ne sta negando il carattere di contraddizione politica assolvendo così le classi dirigenti e le istituzioni dalle loro responsabilità. Michela Flores ha denunciato con precisione il collasso della situazione e delle strutture sanitarie a Roma, un collasso precedente all’emergenza Covid e che la pandemia ha accentuato enormemente.

Paolo Di Vetta è partito dai pesantissimi dati della situazione sociale nel paese che richiedono alternative vere e non palliativi ed ha denunciato come a Roma sia proprio il Pd che sta cercando con ogni mezzo di capitalizzare la “mobilitazione umanitaria”. Simone Sallusti invocando di tornare a parlare di questa città, ha evocato una efficace suggestione di Roma non solo come città duale ma come città ormai bipolare, una parte – la città alta – va da una parte e l’altra – la città bassa – che se ne va alla deriva.

Cristina è tornata a sottolineare il ruolo e l’importanza delle periferie, rivendicano il fatto che proprio le periferie sono state il punto di resistenza e di verità sia rispetto alle responsabilità del Pd che di quelle della giunta Raggi. Anche Michele Giglio è stato sul punto delle periferie segnalando anche le difficoltà che trovano proprio sul piano della rappresentanza politica i compagni e le compagne che stanno in trincea sul piano sociale. E’ una cosa che ci serve – dice Michele  che è stato anche candidato di Potere al Popolo tre anni fa – perché anche la nostra gente magari lotta con noi e poi vota a destra o quello che capita.

Margherita ha sottolineato invece le connessioni tra mondo della ricerca e lotte sociali ed ha contestato “l’urbanistica del decoro” che nasconde la povertà, affermando che il mondo della ricerca non può essere complice con questa logica. Gualtiero Alunni ha ricordato come la mobilitazione popolare è da venti anni che ha impedito la realizzazione di una dannosa grande opera come l’autostrada Roma-Latina voluta da giunte regionali di tutti i colori, ma ha anche sottolineato come la mobilità rimanga una questione strategica per un’area metropolitana come Roma. Giacomo ha riassunto le lotte degli operatori delle cooperative sociali per la re-internazionalizzazione dei servizi comunali e denunciato il voto di Pd e M5S contro la delibera che la prevedeva. A Roma ormai ci sono decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori sul lastrico a causa delle chiusure di molte attività sociali, sportive, culturali.

Sono intervenute anche forze politiche con Luca Fontana (Prc) e Beatrice (Potere al Popolo), entrambe disponibili al confronto con il percorso messosi in modo con “Roma 2021”. Potere al Popolo insiste molto sul concetto di “Roma Città Pubblica” come visione generale e alternativa di città ed è disponibile a discuterne anche nelle prossime elezioni comunali di Roma.

Le conclusioni di Alessandro Perri hanno fatto proprio il giudizio di Roma come città ormai “bipolare”, di come tra esigenze popolari e comitati d’affari non siano possibili mediazioni, e di come il Pd sia lo snodo fondamentale del comitato d’affari su Roma.  Il percorso messo in moto punta a ricomporre sul piano politico e sociale un blocco di interessi popolari disattesi intorno ad un orizzonte alternativo all’esistente.

Giovedi 21 si parte con le commissioni di lavoro sui punti di programma e sabato 23 si va in piazza Vittorio per smantellare l’idea di un decoro urbano che nega e occulta la crescente povertà nella Capitale, anche nel 2021.

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