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La funzione di Contropiano dentro “La Storia anomala”

Poche settimane fa è stato pubblicato il secondo volume de “La Storia anomala. Dall’Opr alla Rete dei Comunisti”. Il libro ricostruisce i passaggi, anche quelli più difficili e laceranti, con cui il nucleo di militanti provenienti dall’esperienza dell’Opr (Organizzazione Proletaria Romana), hanno affrontato gli anni Ottanta e gli anni Novanta, ossia gli anni che il libro definisce come quelli della “tempesta perfetta”.

Nel 1993, dopo due anni difficili che portarono a lacerazioni interne all’organizzazione ma anche alla sua rinnovata tenuta, viene presa la decisione di dotarsi di un giornale, quello che diventerà Contropiano.

Negli anni precedenti l’organizzazione – incluso il passaggio avuto con la costituzione del Movimento per la Pace e il Socialismo nel 1986 – aveva la sua rivista: Lotta per la Pace e il Socialismo. Ma le pubblicazioni erano cessate nel 1991.

Nell’aprile del 1993 uscirà il numero zero di Contropiano. Per chi oggi è abituato a vederlo nella sua dimensione di quotidiano online, è necessaria  memoria storica o uno sforzo di immaginazione per pensare alla funzione di un giornale cartaceo, con cadenza mensile e poi periodica, come strumento intorno al quale dotare un progetto di una sua espressione politica compiuta e tesa a dare battaglia politica, informativa, ideologica, egemonica.

Eppure il giornale si è rivelato strumento decisivo sia per ricompattare l’organizzazione sia per dargli una proiezione politica, pubblica e di influenza verso l‘esterno. Nei momenti migliori il giornale cartaceo ha distribuito tra le 700 e le 800 copie, numeri risibili nell’epoca della comunicazione dominante, Se pensiamo alle migliaia e migliaia di lettori di Contropiano come quotidiano online dal 2011 in poi, si comprende bene come occorre un grande sforzo di contestualizzazione per fare le dovute proporzioni.

Eppure è sulle pagine di quel giornale cartaceo che hanno preso forma, sostanza e circolazione, alcune delle tesi e delle intuizioni che hanno portato a quello che una organizzazione fondata su un pugno di militanti e riuscita a diventare negli anni. La questione dell’imperialismo europeo, l’inchiesta di classe, l’analisi della anomalia italiana e del suo capitalismo piccolo piccolo, l’attenzione alla controtendenza rivoluzionaria in America Latina etc. sono stati fattori ben presenti nelle pubblicazioni di Contropiano dal 1993 in poi.

Qui di seguito pubblichiamo un estratto della parte dedicata a Contropiano che compare sul secondo volume de “La Storia anomala”. Ricordiamo che chi vuole ricevere il primo e il secondo volume del libro – o solo uno dei due – può scrivere a contropiano@gmail.com

Buona lettura.

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Tra il ’91 e ’93, l’organizzazione viene sottoposta ad un violento “testa coda” che comincia ad essere superato proprio con la nascita, ad aprile 1993, del giornale Contropiano.

Il numero zero fa già capire che sarà un giornale a tutto tondo misurandosi con l’attualità politica ma anche con l’approfondimento analitico e l’inchiesta.

Il giornale agirà il suo ruolo parallelamente a Radio Città Aperta, ma proprio perchè “verba volant scripta manent”, avere un giornale significa molto spesso rendere le parole efficaci come pietre.

Nell’editoriale del numero zero, Contropiano ammette esplicitamente che “L’incubazione di questo giornale è stata piuttosto lunga ed è passata attraverso le diverse vicissitudini di un’area politica della sinistra di classe assai sensibile a quanto accaduto in questi anni sul piano interno ed internazionale (…) In questi anni, i compagni che animano Contropiano hanno condotto una critica serrata al ceto politico che egemonizza gli ambiti tradizionali della sinistra italiana e al politicismo che ne impregna l’analisi e l’azione politica”.

Insomma una dichiarazione che, nonostante tutto, il progetto intorno a cui si sta lavorando andrà controcorrente e non farà sconti a nessuno.

Contropiano individua nell’operazione Tangentopoli un progetto di ricambio forzoso della classe dirigente della Prima Repubblica e l’apertura dello scontro tra due destre: quella più legata al mercato interno e al capitalismo molecolare italiano (che verrà poi incarnata da Berlusconi) e quella europeista legata al capitalismo più internazionalizzato, che guarda più al mercato mondiale e sceglie di annichilire il mercato interno abbassando salari, consumi e investimenti), ma soprattutto proiettato all’integrazione europea (rappresentata da Prodi e dall’alleanza tra liberali e quello che diventera il Pd).

La prima guarda ancora all’interlocuzione privilegiata con gli Stati Uniti, la seconda all’Unione Europea. Dentro questa contrapposizione interviene infine un terzo soggetto – la Lega di Bossi –che agirà per tutto un periodo come una variabile indipendente, facendo ballare il primo governo Berlusconi per poi scegliere di diventare azionista di minoranza – localizzato nel Nord – di questo blocco di destra.

Entrambe le destre convergono su molti punti: privatizzazioni, adesione alla Nato, deregulation del mercato del lavoro, liberismo. Le divergenze spesso coincidono piu con gli interessi di due gruppi editoriali/finanziari in competizione tra loro come Fininvest e De Benedetti/La Repubblica che su tematiche politiche di fondo. Ma, come detto precedentemente, corrispondono anche a settori di borghesia diversa: quella che teme di perdere molto (e cosi sarà) dall’internazionalizzazione del sistema produttivo/distributivo a discapito del mercato interno, e quella che invece pensa che avrà tutto da guadagnare dal modello mercantilista imposto dalla Germania a tutta l’Unione Europea.

Le due destre, anche grazie alle riforme istituzionali ed elettorali dei primi anni Novanta, che introducono un bipolarismo blindato, si contenderanno il paese dal 1994 al 2011, quando il pilota automatico – ossia la Bce di Draghi e Trichet – deporrà Berlusconi e prenderà in pugno la normalizzazione europeista del paese.

Ma l’editoriale del numero zero e anche una dichiarazione di distanza strategica con la sinistra e i neocomunisti del Prc. In sostanza, scrive Contropiano, “non vogliamo morire ingraiani” e ci adopereremo affinchè “un’ipotesi comunista in Italia venga portata fuori dalle secche del politicismo in cui appare imbrigliata”.

La subalternità della sinistra e del Prc alla trappola dell’antiberlusconismo e quindi alla destra europeista, verrà bastonata sistematicamente dalle pagine di Contropiano che, analogamente alla tesi delle “due destre”, avanza anche la necessita delle “due sinistre” ben separate tra loro: quella che si coagula intorno all’Ulivo e ai governi Prodi e quella antagonista che dovrebbe agire in piena indipendenza e senza fare sconti alla prima.

Ma la scelta dell’organizzazione di dotarsi di uno strumento come Contropiano e quindi di una fisionomia politica più definita, non significa arroccamento settario, al contrario”.

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