Venti anni di occupazione militare e di guerra in Afghanistan hanno riempito di scheletri gli armadi delle forze militari Usa e Nato. Informazioni sui crimini di guerra sono state occultate e manipolate sistematicamente dai governi, ma in questi anni hanno trovato la strada per essere divulgate. Si tratta di 90.000 registrazioni di incidenti e rapporti di intelligence sul conflitto, ottenuti dal sito web WikiLeaks in una delle più grandi fughe di notizie nella storia militare degli Stati Uniti.
I file sono stati messi a disposizione del The Guardian, del New York Times e del settimanale tedesco Der Spiegel e in parte sono stati conosciuti dal mondo.
Inutile dire che i governi dei paesi Nato coinvolti hanno fatto di tutto prima per insabbiarli e poi per vendicarsi perseguitando il direttore di Wikileaks, Julian Assange, tuttora detenuto nelle carceri britanniche con la minaccia dell’estradizione negli Usa dove lo attenderebbe una condanna tombale.
I files sulla guerra in Afghanistan divulgati da Wikileaks hanno dettagliato l’esistenza di un’unità segreta “nera” delle forze speciali che dava la caccia ai leader talebani per “uccidere o catturare” senza processo; il come gli Stati Uniti hanno coperto le prove che i Talebani hanno acquisito letali missili terra-aria; il come la coalizione abbia usato sempre più spesso i letali droni Reaper per cacciare e uccidere obiettivi talebani tramite controllo remoto da una base in Nevada; il come i Talebani hanno causato una crescente carneficina con una massiccia escalation della loro campagna di bombardamenti su strada, che ha ucciso più di 2.000 civili.
La Casa Bianca in questi anni di guerra in Afghanistan ha condannati la pubblicazione dei file da parte di WikiLeaks: “Condanniamo fermamente la divulgazione di informazioni classificate da parte di individui e organizzazioni, che mette a rischio la vita degli Stati Uniti e dei membri dei servizi partner e minaccia la nostra sicurezza nazionale. WikiLeaks non ha fatto alcuno sforzo per contattare il governo degli Stati Uniti su questi documenti, che possono contenere informazioni che mettono in pericolo la vita degli americani, dei nostri partner e delle popolazioni locali che collaborano con noi”.
I files di Wikileaks dettagliano, con particolari a volte strazianti, il pesante pedaggio sui civili imposto dalle forze della coalizione: eventi definiti “blu su bianco” nel gergo militare. I files rivelano 144 incidenti di questo tipo.
Alcune di queste vittime sono state causate da attacchi aerei che hanno portato alle proteste dello stesso governo afgano, ma un gran numero di incidenti prima sconosciuti sembrano anche essere il risultato di soldati Usa e Nato che sparano ad automobilisti o motociclisti disarmati per proteggersi da attentatori suicidi.
Si ammette che almeno 195 civili siano stati uccisi e 174 feriti in totale, ma è probabile che questa sia una sottostima, poiché molti incidenti contestati sono omessi dalle istantanee quotidiane riportate dalle truppe sul terreno e poi raccolte, a volte in modo errato, dagli analisti dell’intelligence militare.
I fatti segnalati includono il giorno in cui le truppe francesi hanno mitragliato un autobus pieno di bambini nel 2008, ferendone otto. Oppure di quando una pattuglia statunitense ha similmente mitragliato un autobus, ferendo o uccidendo 15 dei suoi passeggeri, oppure un fatto nel 2007 quando le truppe polacche hanno attaccato una festa di matrimonio in un villaggio, uccidendo una donna incinta, in un rappresaglia.
Ed anche quattro sparatorie delle truppe britanniche a Kabul nello spazio di appena un mese, nell’ottobre/novembre 2007, culminate nella morte del figlio di un generale afgano. Di una sparatoria, hanno scritto: “Indagine controllata dai britannici. Non siamo in grado di ottenere [sic] la storia completa”.
Una seconda serie di sparatorie simili, hanno i Royal Marine nella provincia di Helmand, in un periodo di sei mesi alla fine del 2008. Interrogato dal Guardian su queste accuse, il Ministero della Difesa britannico aveva così replicato: “Non siamo stati in grado di corroborare queste affermazioni nel breve tempo a disposizione e sarebbe inappropriato speculare su casi specifici senza ulteriori verifiche delle presunte azioni”.
Rachel Reid, che indaga sugli incidenti con vittime civili in Afghanistan per Human Rights Watch, ha detto: “Questi dossier portano alla luce quella che è stata una tendenza costante delle forze USA e NATO: l’occultamento delle vittime civili. Nonostante le numerose direttive tattiche che ordinano indagini trasparenti quando i civili vengono uccisi, ci sono stati incidenti su cui ho indagato negli ultimi mesi in cui questo non è ancora avvenuto”.
La maggior parte del materiale, anche se classificato “segreto” all’epoca, non è più militarmente sensibile. Una piccola quantità di informazioni è stata trattenuta dalla pubblicazione su Wikileaks perché potrebbe mettere in pericolo gli informatori locali o rivelare veri segreti militari.
La rovinosa conclusione della guerra Usa/Nato in Afghanistan ci porta a chiedere con più forza la scarcerazione di Julian Assange, ancora detenuto nelle carceri britanniche. Le informazioni diffuse da Wikileaks sono state un contributo alla verità sulla “guerra sporca” in Afghanistan e forse se fossero state gestite con onestà da governi e mass media – anche in Italia – avrebbero consentito di giungere al ritiro delle truppe molto prima della vergognosa rotta a cui abbiamo assistito in questi giorni.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa