Noi di Potere al Popolo non siamo formali e quindi andiamo oltre la decantata “etichetta” da campagna elettorale per cui non si dovrebbero commentare le scelte in casa degli altri perché ciò è utile solo ad appiattire e normalizzare il dibattito politico.
Comunque la si pensi, il M5S aveva rappresentato un’importante novità nel panorama irrompendo nell’asfittica politica italiana proponendosi come rottura rispetto a un sistema politico agonizzante.
Poi però qualcosa è cambiato: a una velocità impressionante il “governismo” della sua “dirigenza” ha finito per imporre una totale compatibilità e subalternità con il cedimento su importanti punti di programma per mantenere “l’accreditamento” nel governo e presso la UE.
Non si possono tenete insieme la fedeltà ai diktat di Confindustria, come lo sblocco dei licenziamenti da parte del governo Draghi, con misure che siano realmente a tutela delle fasce deboli, come il reddito di cittadinanza, se non snaturandole e riducendo queste ultime a qualche briciola sempre più limitata e circoscritta che non fa che istituzionalizzare la povertà.
La natura e le modalità della candidatura cinquestelle a Milano certificano il compiersi di un percorso. Non è andato in porto l’accordo sul primo turno, ma già si parla di apparentamento con Sala al secondo turno, magari in cambio di un assessorato sull’”innovazione digitale”.
La direzione pare quella di rinnegare quanto detto fin’ora e partecipare convintamente al “modello Milano” di Sala. Ciò comporterà inevitabilmente il contribuire alla messa a profitto di ogni metro quadro di città, utilizzare i grandi eventi per nuove speculazioni e ridisegnare, ulteriormente, la città a misura di ricco, piantare due alberi e chiamarla politica ambientale.
Tutto questo con buona pace della base del movimento costituita da militanti che spesso hanno partecipato alle lotte ambientali, per la sanità pubblica, per i posti di lavoro. Dal sostegno alla lotta No Tav a sponsor politici dell’operazione Olimpiadi 2026, il cambiamento di pelle è evidente.
La necessità di rappresentanza politica da parte di vasti settori impoveriti dalla crisi e dall’austerità. Indipendentemente da quelle che saranno le sorti del M5S, le condizioni di sofferenza e di sfiducia che hanno permesso la loro ascesa, permangono.
Rimangono sul piatto la precarietà, il lavoro povero, lo smantellamento del welfare pubblico. Ed è per questo che riteniamo più che mai fondamentale costruire la Milano città pubblica.
Dare centralità al pubblico ed al bene collettivo piuttosto che al profitto privato è per noi la strada per l’alternativa tenendo come ragione sociale non l’attrattività e la profittabilità dei capitali ma il soddisfacimento dei bisogni di chi la abita e ci lavora.
* candidata sindaco a Milano per Potere al Popolo
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