Presenza massiccia di cromo, solfati, cloruri, e in qualche caso anche arsenico, nichel, stagno e altri metalli pesanti: è quanto risultato dai campionamenti disposti dalla procura di Firenze sui cantieri in cui il Keu, le ceneri di risulta della lavorazione della pelle non trattate, è stato usato come riempitivo.
Le analisi hanno confermato le ipotesi peggiori: pesanti contaminazioni sono presenti in ognuno dei siti dove è finito il Keu, la cenere dei fanghi delle concerie di Santa Croce smaltita dall’impianto di Pontedera di Francesco Lerose, l’imprenditore in odore di ndrangheta, uno dei principali bersagli della maxi inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze che ha fatto tremare la politica regionale che conta.
E i valori riscontati sono talvolta spaventosi, come quelli rivelati dai test di cessione dei campioni prelevati all’ex area Vacis di Pisa, uno degli ultimi risultati giunti sul tavolo della procura: cromo a 2.683, dove invece non avrebbe dovuto superare 50 e solfati a 1.655, ben oltre il limite di 250.
Nove i siti dove sarebbe finito il rifiuto. Il fulcro sono i due impianti di Lerose, uno a Pontedera e l’altro a Bucine. Qui, sarebbe avvenuto lo smaltimento irregolare delle ceneri dei fanghi.
Anzichè venire utilizzati per la realizzazione di conglomerati cementizi (che bloccano il rilascio degli agenti inquinanti), il Keu sarebbe stato miscelato con altro materiale di risulta, e venduto o anche regalato pur di allontarnarlo dai due stabilimenti, ad imprese dell’edilizia che necessitavano di una materia per riempire sottofondi o colmare terrapieni.
Così il keu è stato rinvenuto in quantità di 26 volte superiori al consentito al cavalcaferrovia di Brusciana e nelle opere di urbanizzazioni dell’ex area Vacis di Pisa, dove adesso sorge il ’’Bricoman’’.
Nel maneggio dell’azienda agricola “I Lecci” di Peccioli, o nel cantiere di Acque Spa, a Crespina Lorenzana, dove si stava facendo un acquedotto. Oppure a Montramito di Massarosa(LU) dove il Keu sarebbe stato utilizzato per stabilizzare un terreno paludoso.
Partito Democratico governatore della Toscana, Eugenio Giani, sono arroccati a difesa dei propri amministratori: “Le Unioni Comunali del Partito Democratico del Valdarno Inferiore confermano il sostegno ai propri amministratori, con la speranza che possano chiarire quanto prima la loro posizione, conoscendone l’impegno e la serietà. Esprimono inoltre massima fiducia nel ruolo della magistratura e nel proprio operato, al quale spetta valutare eventuali responsabilità sui fatti contestati.”
E’ quanto si legge in una nota diffusa dall’Unione Partiti Democratici di San Miniato, Santa Croce Sull’Arno, Montopoli in Valdarno, Castelfranco di Sotto, Santa Maria a Monte in riferimento all’inchiesta che coinvolge il distretto conciario e che vede indagata anche la sindaca PD di Santa Croce sull’Arno(PI), Giulia Deidda.
Intanto, ad aprile scorso, il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Pisa ha rinviato a giudizio Ledo Gori, il capo di gabinetto dell’ex presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.
Per la procura, Gori si sarebbe reso disponibile a soddisfare le richieste del gruppo criminale al centro dell’inchiesta “Keu” (con all’interno anche i vertici dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno), in cambio dell’impegno da parte degli imprenditori di chiedere esplicitamente al candidato a presidente della Regione Eugenio Giani nel 2020, poi eletto, di confermare Gori come capo di gabinetto.
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