USB: introdurre il reato di omicidio sul lavoro
Dal mese di gennaio 2021 ad oggi, più di 770 morti sul lavoro con un incremento dell’ 8% degli infortuni rispetto al precedente anno. Una vera e propria mattanza, scandita ogni giorno dalla tragica conta che i notiziari ci rimandano dalle cronache nazionali e a cui tutti paiono ormai vergognosamente assuefatti.
Nel nostro Paese ogni anno la conta dei morti sul lavoro si attesta poco al di sotto delle mille unità, qualche volta le supera. Fare i ragionieri della morte ci disgusta ma se, per una sola volta, dovessimo cedere alla tentazione, dovremmo affermare che in questi ultimi 50 anni è come se un’intera città, quale Viterbo, fosse stata lentamente ma inesorabilmente cancellata perché i suoi abitanti la mattina, usciti da casa per andare a lavorare, non vi hanno più fatto ritorno.
Di fronte a tutto questo tocca sopportare l’ ipocrita indignazione di politici, giornalisti, intellettuali, degli stessi sindacalisti, che rimbalzano fra TG e trasmissioni televisive con roboanti dichiarazioni d’intenti in un susseguirsi di vuote parole.
L’ipocrisia di chi non è intervenuto quando doveva, di chi in questi ultimi trent’anni anziché affrontare il problema, lo ha provocato attraverso l’approvazione e il sostegno di leggi che hanno devastato i diritti dei lavoratori e la sicurezza sui luoghi di lavoro.
L’ipocrisia di coloro i quali a queste leggi non si sono opposti trascinando i lavoratori nel baratro della precarietà, della sudditanza, in molti casi in situazioni che ricordano più lo schiavismo che non il diritto sancito dalla Costituzione.
L’assunzione di 2000 Ispettori del Lavoro è la soluzione al problema? Di ispettori ne occorrerebbero forse 50.000, ma se non si ripristinano gli strumenti legislativi perché operino in modo efficace, se non si aboliscono le leggi che già dagli anni ‘80 hanno depenalizzato l’apparato sanzionatorio, quelle stesse leggi che hanno fatto della flessibilità e della precarietà le condizioni essenziali per poter accedere ad un posto di lavoro e che hanno quasi cancellato le più elementari norme di sicurezza in favore delle imprese e dei datori di lavoro, in sostanza, se non si interviene in modo strutturale, l’assunzione di 2000 Ispettori è solo propaganda.
Per antica e futura memoria alleghiamo un documento scritto da questo Coordinamento Ministero Lavoro alcuni anni addietro. È a nostro avviso un documento completo, ancora drammaticamente valido. Nulla è cambiato in questi ultimi nove anni, anzi, la situazione generale del mondo del lavoro, le condizioni dei lavoratori e la capacità di controllo e prevenzione da parte degli enti preposti hanno subito un ulteriore, progressivo e rapido peggioramento.
Negli ultimi anni decine di ispettori assunti tra la fine degli anni 90 e i primi del 2000 sono transitati ad altre amministrazioni (complici gli scarsi mezzi a loro disposizione e salari non adeguati alle loro competenze); centinaia (la vecchia guardia) è andata o sta andando in pensione; altre centinaia sono transitati nei ruoli amministrativi, o assegnati ad essi sui territori (lo testimoniano le decine di Ispettori del lavoro attualmente in servizio presso le sedi centrali dell’INL).
Tutto questo è avvenuto con la complicità delle organizzazioni sindacali (ricordiamo il famigerato “diritto di opzione”, ricordiamo recenti accordi avvenuti in questi ultimi anni che hanno permesso a molti ispettori di transitare nei ruoli amministrativi presso il Ministero): quelle stesse organizzazioni sindacali che oggi si sperticano rilasciando ,appunto, roboanti dichiarazioni sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Riteniamo; quindi l’assunzione di 2000 ispettori una goccia nell’oceano!
La USB chiede con forza l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro perché di questo si tratta, non di altro. Una strage, quasi scientificamente programmata, dove le vittime sacrificali sono coloro che niente devono pretendere se non sottomettersi a regole sempre più drammaticamente penalizzanti.
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