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Un’ondata di sfratti minaccia migliaia di famiglie. E la politica è latitante

A fronte di migliaia di esecuzioni, la politica è sparita. I cittadini che subiscono uno sfratto non sanno a chi rivolgersi.

Quello che succederà, ed in parte sta succedendo, nella città di Roma, è molto allarmante. Ovviamente parliamo di sfratti e nel farlo li colleghiamo direttamente all’attuale offerta abitativa pubblica, allo stato degli uffici che dovrebbero assegnare ed alla graduatoria per le assegnazioni, tenendo presente tutte le misure che negli anni sono state adottate per far fronte, si fa per dire, al problema abitativo (poche, elaborate male, realizzate peggio).

Sfratti: una valanga, una marea, uno tsunami. I 4.500 di cui abbiamo parlato nei precedenti comunicati e nelle assemblee, sono solo quelli per cui è concessa la forza pubblica, potrebbero essercene molti di più. Fonte: la Prefettura di Roma.

Tra l’altro il 1 gennaio 2022 diventeranno esecutivi gli sfratti maturati durante il Lockdown, che ancora sono bloccati.

Questi dati ci dicono qualcosa che va oltre l’emergenza, e cioè che la legge sugli affitti, la 431 del 1998, ha fallito, in quanto la maggior parte dei procedimenti sono per morosità.

Gli affitti sono aumentati in modo esponenziale, i salari no ed il ceto medio, medio-basso, si è impoverito. Di fatto il fenomeno va di pari passo con le esecuzioni di aste immobiliari per pignoramento di immobili, che rappresenta l’altra faccia della medaglia. La legge che prevede la partecipazione delle Ater alle aste non è applicata e manca di copertura finanziaria.

Il Protocollo di emergenza: non c’è, o meglio è stato cancellato. Ad oggi, in seguito all’esecuzione di uno sfratto non è prevista nessuna presa in carico da parte del comune. Lo sfrattato può chiamare la Sala operativa Sociale che in genere offre posti nei dormitori per gli uomini, case famiglia per le donne ed i minori o, in mancanza di posti, una coperta. Tutto questo porta alla disgregazione dei nuclei familiari e alla marginalizzazione estrema di chi subisce uno sfratto.

I cosiddetti residence sono stati chiusi dopo anni di malaffare e corruzione, le risorse risparmiate non sono state investite in alloggi da destinare alla graduatoria o all’emergenza. Chi è uscito dai residence utilizzando lo strumento del buono casa, sta per essere sfrattato.

Emblematica un’esecuzione in corso ad Ostia Antica, accesso previsto per il 27 ottobre, in cui a fine locazione il proprietario rivuole l’immobile e nel frattempo il comune non solo non ha assegnato una casa popolare ma ha cancellato il cittadino in emergenza dalla graduatoria con motivi pretestuosi (era stato ospite della suocera in un’altra casa popolare, dunque ha già “utilizzato” un immobile Erp!).

L’unica strada che l’inquilino avrebbe potuto intraprendere sarebbe stato il ricorso al Tar, sede in cui il comune tra l’altro sta perdendo sempre più di frequente, ma non disponendo dei mezzi economici necessari per avviarlo, ha desistito.

Le graduatorie: sono circa 14.000 nuclei familiari in attesa di un’assegnazione. Tempi di istruttoria incredibilmente lunghi e ritardo nell’aggiornamento semestrale delle graduatorie ammessi e non ammessi. Assegnazioni quasi ferme. L’intero sistema Dipartimento Patrimonio e Politiche abitative è in preda alla paralisi. I numerosi incontri con funzionari e dirigenti non hanno portato a nessun cambio di rotta.

Gli alloggi vuoti: moltissimi, pubblici ma soprattutto di privati. Tanti in mano a grandi gruppi che pagano l’Imu con coefficiente 0,1 (il comune potrebbe applicare 0,25, ma non è riuscito a fare neanche quello). Dall’anno prossimo dovrebbero essere totalmente esenti.

L’Imu in compenso lo paga l’Ater (da qui deriva l’enorme debito di bilancio) che politici “illuminati” hanno tramutato in “ente economico” (da “ente con scopo sociale” qual era). Il risultato è che Ater deve giustamente affittare a prezzi fortemente contenuti (regolati dalla Legge) a chi ha diritto ad una casa popolare, ma paga l’Imu come se fosse un operatore immobiliare qualsiasi.

Anche qui, a fronte dei molti alloggi pubblici vuoti, è l’inerzia comunale a determinare la non assegnazione e a favorire i fenomeni di occupazione del patrimonio pubblico. Salvo poi scaricare la colpa sugli inquilini, anche gli assegnatari, discriminandoli e criminalizzandoli continuamente (vedi la vicenda di Quartaccio https://bit.ly/2XBhsCN).

La Regione Lazio è l’Ente che costituzionalmente è competente in materia, ha fermo nel cassetto un piano casa votato nel 2014, all’interno del quale si destinavano all’emergenza romana 200 dei 250 milioni di Gescal che erano giacenti presso Cassa Deposito e Prestiti. I 50 milioni destinati alle altre province sono stati spesi, i 200 di Roma, no.

L’attuale Governatore aveva preso impegno, prima della pandemia, a confrontarsi con sindacato e Movimento per il diritto all’Abitare, sulle varie problematiche dell’”universo Casa”, attraverso dei tavoli tematici, ognuno dei quali dedicati ad un aspetto del problema.

Alla promessa non c’è stato finora alcun seguito, ad esclusione del lieto fine riservato alla vicenda Caravaggio, dettato però dalla pressione che il Movimento ha saputo generare a fronte della richiesta di risarcimento con cui la proprietà stava ricattando lo Stato.

A livello generale il Governo non ha nessun piano B. nel P.N.N.R. l’edilizia pubblica praticamente non c’è.

Le soluzioni che da anni proponiamo inascoltati (non da ultima la nostra piattaforma regionale https://bit.ly/3vyxRVj) per superare finalmente la fase emergenziale, rimangono le stesse:

  1. finanziamento serio e strutturale di una politica che promuova e tuteli il diritto alla casa
  2. una nuova legge sui canoni con forte controllo sui prezzi ed elementi di calmierazione
  3. potenziamento e valorizzazione degli uffici che devono risolvere il problema dell’Abitare e non peggiorarlo
  4. gestione ottimale del patrimonio e suo incremento requisendo l’inutilizzato dei grandi gruppi costruttori
  5. contrasto ai fenomeni di turistificazione e gentrificazione che rendono ancora più esclusivo l’accesso ad un affitto
  6. recupero della funzione sociale del patrimonio riconducibile agli ex enti previdenziali e contestuale arresto delle dismissioni
  7. bloccare sfratti, sgomberi e pignoramenti.

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