La tardiva conferenza stampa del premier Draghi per illustrare le contorte e verosimilmente inutili misure anti convid assunte dal governo, ha seguito il consueto copione: noi abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo, il nostro paese resta un modello nel contrasto all’epidemia (???), la colpa della ripresa dei contagi è da ascrivere esclusivamente a chi non si è vaccinato e la priorità è continuare a garantire la produzione e i profitti.
Il resto, la salute in primis, viene dopo o, semplicemente, non viene nemmeno contemplata.
Il caos di misure assunte sulla scuola, l’obbligo vaccinale per i soli cinquantenni e l’introduzione del super green pass dopo il certificato fallimento del green pass rispondono esattamente a questa logica.
Nulla di nuovo rispetto alla linea seguita sin dall’inizio da questo governo e da quello precedente durante tutta la fase dell’esplosione dell’emergenza sanitaria.
Ma i conti e soprattutto i fatti smentiscono questa narrazione.
Se continuare a puntare l’indice sui comportamenti individuali e quindi ora sui non vaccinati può essere utile al governo per tirarsi fuori da ogni responsabilità, la realtà lo inchioda ugualmente.
Ad ormai 2 anni dalla comparsa del Covid viviamo l’ennesima fase di recrudescenza dei contagi, un deja-vu che si ripete stancamente e drammaticamente con fasi di tregua durante la bella stagione e sistematica ripresa dei contagi con l’arrivo dell’autunno/inverno. Un eterno stop and go che sta divenendo la nuova normalità alla quale dovremmo abituarci accettandola come condizione inevitabile e, pertanto, immodificabile.
Aver puntato tutto soltanto sui vaccini (certamente utili per ridurre le ospedalizzazioni e le fasi più acute della malattia ma che, purtroppo, non arginano i contagi) e, tra l’altro, solo su alcuni di essi (quelli euro-atlantici) e con una comunicazione fuorviante che ha inevitabilmente alimentato diffidenze; essersi opposti alla liberalizzazione dei brevetti e tecnologie per la produzione di vaccini (vero, Draghi?) precludendone l’accesso a gran parte della popolazione mondiale e favorendo, quindi, la prevedibile diffusione delle varianti; aver palesemente rinunciato a combattere il virus scegliendo invece di conviverci e farlo allegramente circolare per non bloccare la produzione; aver rinunciato a quegli interventi strutturali che avrebbero consentito di arginare la diffusione del contagio, ci ha proiettato in una condizione all’interno della quale l’emergenza è divenuta la normalità.
E quando si ragiona in emergenza ed avendo come unica stella polare il Pil, inevitabilmente la discussione assume toni da propaganda, i provvedimenti risultano per lo più inefficaci e tardivi e, soprattutto, si perdono di vista quegli interventi strutturali che uno Stato dovrebbe assumere come priorità. E che in altri paesi, per esempio a Cuba dove crollano contagi e decessi, ma anche in paesi capitalisti di altre latitudini, ha consentito di contenere la diffusione dei contagi.
Se il virus è la malattia, la cura sociale sono gli interventi strutturali necessari: il potenziamento della sanità, al quale il PNRR destina briciole, e in primis della medicina territoriale e delle terapie intensive per scongiurare la sua saturazione, il potenziamento dei trasporti locali ed interregionali, veri luoghi di incubazione del virus, l’assunzione di personale nelle scuole per combattere le classi pollaio a maggior ragione in una fase in cui il distanziamento costituisce misura imprescindibile, la distribuzione gratuita di mascherine FFP2 e il tamponamento gratuito per lavoratori e studenti, il rifinanziamento della quarantena e naturalmente adeguate compensazioni per i settori sociali più colpiti.
Esattamente ciò che nel nostro paese si è accuratamente evitato di fare.
Perché “la produzione non va fermata”, le risorse devono essere “appannaggio delle imprese e delle banche” e perché è molto più comodo trovare sempre nuovi nemici ai quali addossare le proprie responsabilità e i propri fallimenti: prima sono stati i runner che correvano solitari in spiaggia, poi i giovani rei di assembrarsi magari in qualche isolato rave di campagna, ed ora sono i non vaccinati.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa