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La loro “normalità”, nostri i morti

Prima sparata. Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive allʼospedale San Martino di Genova: “Basta con i divieti […] bisognerebbe cambiare approccio e guardare alle decisioni prese in America in tema di quarantena, dove i contatti stretti e i positivi asintomatici devono rispettare norme meno stringenti […] Dobbiamo finirla di vedere il Covid come una malattia mortale, è oggi come unʼinfluenza, nei vaccinati.

Seconda sparata. Francesco Vaia, direttore dell’Istituto nazionale di malattie infettive di Roma: “Il Covid sta diventando come l’influenza stagionale“.

Ambedue non sono certo dei novax. Piuttosto, si tratta due ultrà pro-vax. E dicono scemenze.

Ma sono solo la punta dell’iceberg che arriva fino al governo e alle Regioni: tutti convinti che i lockdown cinesi siano come l’olocausto mentre loro, invece, sarebbero i liberali ed i “rispettosi dei diritti umani” mentre si mettono a fare giochi contabili per alterare i dati della più grande pandemia degli ultimi due secoli.

10 ore fa i governatori delle Regioni hanno chiesto al governo “asintomatici via dal report, basta con il tamponificio“, invocando la semplificazione delle norme per gli asintomatici e la distinzione tra gli ospedalizzati positivi.

E dopo appena 4 ore è arrivata la sponda del governo con l’annuncio del sottosegretario al ministero della Salute Andrea Costa sul tracciamento dei contagi: “Basta bollettino giorno per giorno“. Già, tanto il tracciamento era fallito da un pezzo, come certificano i dati imperiosi sulla diffusione del covid.

Per fortuna, e per il momento, l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), ha stoppato l'”innovazione”, definendola sbagliata e illustrandone i pericoli. Ma ci proveranno ancora…

Tutto in nome della “esigenza di normalità” mentre siamo in piena quarta ondata, con 8 milioni di contagiati e 140.000 decessi.

Il Covid come un’influenza? Ma non dicano sciocchezze.

I morti per influenza nei 10 anni precedenti al Covid sono arrivati al massimo a 675 nel 2015, ossia in meno di quelli registrati negli ultimi 3 giorni giorni, nonostante un tasso di vaccinati elevatissimo.

E infatti Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano, a coloro che sostengono che il coronavirus diventerà a breve come un semplice raffreddore da non temere, risponde secco. “Non scherziamo. Il virus del raffreddore non uccide”.

E pone la domanda cruciale: «Molti Paesi stanno razionalizzando la possibilità di tornare a una nuova normalità con meno restrizioni (…). Siamo pronti in Italia a tollerare 3-4 mila decessi per Covid al mese per 4-5 mesi l’anno in cambio di una vita di nuovo normale?». E sono cifre ottimistiche…

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