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99 medici Usa raccontano dei 100mila uccisi a Gaza

Polemica miserevole, la verità americana

Adesso possiamo dimenticare quella polemica miserevole. Perché adesso sappiamo, purtroppo, che la realtà è molto molto più tragica. Ce l’hanno spiegata bene, questa realtà che troppi fanno finta di non vedere, incuranti della responsabilità morale che si assumono, 99 illustri medici cittadini degli Usa, in una lettera indirizzata al presidente Joe Biden, il politico che con la sinistra distribuiva saggi ammonimenti a Netanyahu e con la destra lo riforniva di armi (quasi 20 miliardi di dollari solo nell’ultimo anno) perché potesse continuare il massacro.

99 medici Usa a Biden: i morti a Gaza sono più di 100 mila

Si tratta di prestigiosi professionisti della medicina, medici e specialisti dai curricula impeccabili, primari che potrebbero farsi strapagare in qualunque Paese e che invece hanno scelto di andare a lavorare in uno dei luoghi più tormentati del pianeta. Molti di loro veterani o riservisti delle forze armate Usa. Un gruppo, come dicono di se stessi, “multietnico e multi confessionale” in cui “nessuno approva gli orrori commessi il 7 ottobre dai gruppi armati palestinesi in Israele”. Ma anche le persone più qualificate per raccontare che cosa succede davvero a Gaza.

La denuncia al distratto Biden

Questi medici scrivono a Biden quanto segue: “Questa lettera e l’appendice mostrano prove consistenti che il bilancio umano a Gaza da ottobre è molto più alto di quanto si pensi negli Stati Uniti. È probabile che il bilancio delle vittime di questo conflitto sia già superiore a 118.908, ovvero uno sconvolgente 5,4% della popolazione di Gaza”.

Il 5,4 % della popolazione di Gaza

Di questa lettera, che ovviamente i media italiani hanno solo marginalmente presentato ai loro (non a caso sempre più scarsi) lettori, con la lodevole eccezione di InsideOver, non si sa che cosa faccia più impressione. Se le testimonianze umane, come quella del dottor Mark Perlmutter, ortopedico di fama mondiale: “A Gaza per la prima volta ho tenuto in mano il cervello di un bambino, il primo di molti”. O quella di Asma Taha, infermiera pediatrica: “Ogni giorno vedevo morire bambini. Erano nati sani. Le loro madri erano così malnutrite che non potevano allattare al seno, e non avevamo latte artificiale né acqua pulita per nutrirli. Quindi i bambini morivano di fame”.

Peggio solo i Tutsi in Ruanda

Oppure se colpiscano di più i dati, le sconvolgenti conclusioni cui i numeri contenuti nell’appendice ti portano per mano. Questa, per esempio: “Nei 100 giorni dal 7 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024 le forze israeliane hanno ucciso più dell’1% della popolazione di Gaza secondo i dati del Ministero della Salute. Un rapporto ESCWA delle Nazioni Unite ha osservato che “nessun altro conflitto armato nel ventunesimo secolo” ha avuto “un simile impatto devastante su una popolazione in un arco di tempo così breve. Per trovare un periodo di 100 giorni con maggiore spargimento di sangue è necessario tornare al genocidio dei tutsi del 1994 in Ruanda”.

Ovviamente Biden, che sarà un po’ svanito ma non fesso, non ha risposto. Che avrebbe potuto dire, del resto? Non è vero? Ma dai, non lo sapevo? D’altra parte dev’essere un bell’impegno, per lui, non rispondere a certe missive. Quella di cui sopra, diecimila morti più diecimila morti meno, l’aveva ricevuta già in luglio, quando i firmatari erano “solo” 46…

Questioni politicamente imbarazzanti

Anche perché la lettera contiene questioncine politicamente imbarazzanti. Pensate che in queste ora Israele sta mettendo al bando l’Unrwa, che è un’agenzia dell’Onu (domanda: ma perché l’Onu non mette al bando Israele?), mentre i 99 medici americani scrivono: “I 99 firmatari di questa lettera hanno trascorso complessivamente 254 settimane all’interno dei più grandi ospedali e cliniche di Gaza. Desideriamo essere assolutamente chiari: nessuno di noi ha mai visto alcun tipo di attività militante palestinese negli ospedali o in altre strutture sanitarie di Gaza. Vi esortiamo a comprendere che Israele ha sistematicamente e deliberatamente devastato l’intero sistema sanitario di Gaza e che ha preso di mira i nostri colleghi di Gaza per torturarli, farli sparire, ucciderli”.

Denuncia firmata e ignorata è reato federale

La lettera, negli Usa, è stata pubblicata e rilanciata dal New York Times, che ovviamente è stato aspramente criticato. Come se di colpo la famiglia ebraica dei Sulzberger che lo controlla e il suo direttore Joe Kahn (idem, famiglia di ebrei lituani) fossero diventati antisemiti. Così il giornale ha messo sotto i suoi ‘fact checkers’ (investigatori, inchiestisti), e, pensa un po’, è risultato che quanto scrivono i 99 medici è tutto vero. Dalla prima all’ultima parola. Naturalmente i giornali italiani, che spesso copiano il New York Times e ancor più spesso lo citano come la Bibbia del giornalismo, hanno abbozzato.

Diritto a difendersi’ nei limiti decisi da Netanyahu?

Ci piacerebbe, a questo punto discettare di politica e storia, chiederci per esempio: ok con il diritto di Israele a difendersi, ma questo diritto ha dei limiti? Quando ti ammazzano 1.200 persone e tu ne ammazzi cento volte di più, non potrebbe bastare? Oppure il limite lo stabilisce Netanyahu e tutti, da Washington a Bruxelles, devono inchinarsi? Oppure da Washington a Bruxelles approvano, la strage gli piace? Oppure tutti insieme perseguono la pulizia etnica ai danni dei palestinesi?

Ma invece no. La cosa più facile e più utile, a questo punto, non è continuare a leggere il mio articolo ma la lettera (che non è lunga ma dice tante e precise cose) e la relativa appendice (più secca ma indispensabile). Tenendo tra l’altro presente che la cifra dei medici Usa, per quanto enorme, è ormai superata: solo l’altro ieri gli israeliani (remocontro attento) hanno tirato giù un palazzo di 5 piani nel Nord della Striscia, facendo (primo computo) altri 120 morti.

Noi che non siamo il New York Times

Per quanto riguarda noi, che non siamo il New York Times ma ugualmente crediamo che raccontare la verità sia meglio che raccontare palle, prenderemo un piccolo provvedimento giornalistico, l’unico che ci sia permesso. Da oggi, la sola cifra sulle vittime di Gaza che pubblicheremo sarà quella indicata dai 99 medici Usa: 118.908, pari al 5,4% dell’intera popolazione di Gaza. D’altra parte, siate onesti: voi vi fidereste più di Netanyahu o dei medici? Comprereste un’auto usata da questo primo ministro di Israele?

E’ poco, ma è qualcosa

È poco, direte. Certo che lo è. Sarebbe pochissimo anche se fosse morto un solo israeliano o un solo palestinese. Ma è comunque un tributo alla verità. E se vi guardate intorno… In più, è un minuscolo lascito a figli e nipoti.

La storia è piena di idioti che facevano la guerra raccontando in giro che sarebbe stata l’ultima, quella risolutiva, quella che avrebbe spalancato le porte al regno del bene. Netanyahu e i suoi complici delle diverse cancellerie, come pure i dirigenti di Hamas, Hezbollah e Iran, sono solo gli ultimi della lista. Ci piacerebbe essere ricordati dalla progenie come quelli che in questa trappola, almeno in questa, non ci erano caduti.

Mark Perlmutter (uno dei 99): “I morti a Gaza sono molto oltre i 100 mila”

Il dottor Perlmutter è un chirurgo americano di chiara fama, protagonista di numerose missioni umanitarie, ma soprattutto uno dei principali firmatari della lettera al presidente Joe Biden che ha puntato un faro sulla tragedia delle morti civili a Gaza, soprattutto quelle infantili.

Il dottor Perlmutter, nella sua intervista a Francesca Salvatore ci tiene ad aprire un inciso: “Sono di origine ebraica e mi vergognavo della carneficina che stava avvenendo per mano di un Paese prevalentemente ebraico. Ma ero anche altrettanto, se non di più, imbarazzato dal fatto che il mio Paese, gli Stati Uniti, stesse pagando per le bombe, l’80% delle bombe che sono state usate per uccidere i civili“.

La popolazione di Gaza era la più giovane del mondo: quasi la metà bambini. “Sapevo che una bomba da 2.000 libbre non può letteralmente cadere su una popolazione e non uccidere il 60 o l’80% per cento di loro, perché è meno probabile che sopravvivano all’esplosione. Per non parlare del colpo diretto di una scheggia, che potrebbe scaraventarli a decine di metri d’altezza. Io potrei anche sopravvivere, senza essere colpito da schegge, ma un bambino no“.

Come si contestano le cifre “ufficiali”? “Ci basiamo su ciò che vediamo. Nelle tre settimane in cui sono stato lì, ho visto personalmente centinaia e centinaia di bambini morti. E se questo viene estrapolato, significa che ci sono centinaia di migliaia di persone morte, e i morti venivano messi su cassoni trainati da cavalli e portati immediatamente a seppellire in cimiteri di fortuna, di cui abbiamo le fotografie. I cortili delle scuole sono stati trasformati in cimiteri. Ogni luogo in cui c’era un terreno pianeggiante diventava un cimitero. E ce n’erano così tanti“.

Il potere di una bomba americana da 2.000 libbre di provocare una distruzione totale e di vaporizzare le persone non può essere ignorato. Ci sono persone i cui resti non si vedranno mai, assolutamente mai, a causa della potenza di distruzione di una bomba da 2.000 libbre. E quindi nessuna traccia di umanità di carne potrebbe essere individuata all’interno di un’area molto specifica di quella bomba. Le sole schegge possono distruggere migliaia di persone, decine e decine di migliaia di persone, senza alcuna prova che siano mai esistite. E allora come si fa a contare i corpi quando ogni edificio a Rafah è ormai grande come un blocco di cemento o un mattone o una cenere che può cadere tra le dita? Dove sono quei corpi?“.

Hamas non conta i morti, sostiene il dottore. Non sono mai stati nell’ospedale europeo di Gaza. Non c’era nessuno a contare i corpi nei siti delle bombe. Nessuno fa uno, due, tre, quattro, cinque, afferma stizzito.

* da RemoContro

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