Le elezioni suppletive nel collegio 1 di Roma, per sostituire alla Camera Roberto Gualtieri, sono state caratterizzate dall’astensionismo più totale: ha infatti votato poco più del’11% degli aventi diritto.
Era quasi scontato, vista l’impopolarità della politica in questo momento e lo scarso appeal di una carica che durerà – al più – appena un anno (la legislatura si chiude comunque a febbraio 2023. Ma l’entità dell’astensione è comunque tale da illuminare lo scarto tra “palazzo” e realtà sociale, dopo due anni di pandemia.
Tanto più se si ricorda che il “collegio 1” corrisponde al centro storico, da cui le classi sociali men che “benestanti” sono state gentrificate ormai da decenni.
Non sorprende dunque che a prevalere sia stata Cecilia D’Elia, del Pd, addirittura con il 59,4% dei voti, a conferma che quell’aggregato lì è veramente – ormai – la “sinistra Ztl”, ovvero il volto ipocrita e “beneducato” della borghesia urbana medio-alta.
Sorprendente è semmai l’affermazione più che dignitosa di Potere al Popolo, che presentava la giocane Beatrice Gamberini, capace di raccogliere il 3,24% in partibus infidelium.Nonostante l’abituale “effetto notte” dei media di regime sulle candidature – e soprattutto gli interessi sociali – estranei al Palazzo…
Si vede e si sente che la necessità di un’alternativa radicale alla “classe politica” attuale, tutta insieme raccolta intorno al governo di Mario Draghi, si fa strada anche lì dove ci si dovrebbe sentire più “protetti”.
Una presenza (e voti assoluti) ancora insufficiente a rappresentare una forte alternativa sociale, ma comunque una base solida da cui partire per ragionare sulla formazione di una proposta radicalmente d’opposizione da qui alle politiche del 2023.
Da segnalare, infatti, che la cosiddetta “opposizione di sinistra”, rappresentata da Sinistra Italiana, ha fatto apertamente campagna elettorale per la rappresentante del Pd, dimostrando che quella è la loro prospettiva e il loro approdo a medio termine (anticipati ancora una volta dal “ritorno a casa” di Massimo D’Alema).
Bisognerebbe quasi ringraziarli… Hanno sgombrato il campo da un equivoco e segnato il confine da cui può e deve partire l’opposizione reale. Non c’è differenza sostanziale – sulla politica economica e le “riforme” imposte dall’Unione Europea in cambio dei prestiti (da restituire, ovviamente) del Recovery Fund – tra Pd, berlusconiani, leghisti, meloniani e la banda Fratoianni.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa