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Cronaca di un massacro annunciato

Nella foto una negoziante urla al poliziotto chiedendogli di smettere di picchiare quei ragazzi che stanno solo protestando pacificamente. Ma lui la minaccia con il manganello mentre, intanto, il collega ha il ginocchio sulla schiena dello studente(do you remember George Floyd?).

È successo, il 28 gennaio scorso, a Torino, durante la protesta degli studenti medi per la morte di Lorenzo Parella, il giovane di 18 anni deceduto durante l’ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro, alcuni giorni prima, nello stabilimento metalmeccanico Burimec, a Lauzacco, vicino a Udine.

Non appena il corteo ha cercato di spostarsi dalla piazza, le “forze dell’ordine” hanno caricato i ragazzi (la maggior parte dei quali minorenni) con inaudita violenza, picchiandoli con i manganelli e ferendone gravemente almeno una decina.

Ma non è successo solo a Torino.

Gli studenti medi, scesi in corteo quel venerdì di fine gennaio, sono stati caricati, ovunque: nelle stesse ore e con modalità analoghe, si sono verificate durissime cariche a freddo delle polizia contro i cortei studenteschi a Milano, a Roma e a Napoli.

Il che suggerisce che vi sia, certamente, stata una lucida e preordinata regia e, a monte, una decisione di carattere eminentemente politico. Di chi?

La risposta ufficiale della ministra Lamorgese alle diverse interrogazioni parlamentari sulle botte agli studenti è stata “colpa degli infiltrati”!

È il solito vecchio collaudatissimo cliché per giustificare la repressione violenta delle piazze ad uso e consumo di governanti sordi, questure zelanti e prefetti codini.

Sono passati oltre 20 anni, ma cosa è cambiato dal G8 di Genova?

Nei giorni successivi alle botte contro gli studenti medi di Torino, Milano, Roma e Napoli, in tantissimi, a parole, hanno stigmatizzato, anche duramente, sulle prime pagine dei giornali e nei talk televisivi, le violenze della polizia contro gli studenti.

Tuttavia, questa folta schiera di, più o meno, illustrissimi sepolcri imbiancati sa benissimo che solo c’è solo una cosa può mettere fine a questi massacri annunciati: a quando i numeri indentificativi per le così dette “forze dell’ordine”?

Se davvero volete, fermateli ora, subito.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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7 Commenti


  • Bastiano

    Sono passati 21 anni dal G8 di Genova, non 19.


  • WarezSan

    George Floyd non c’entra nulla con quanto è successo e negli Stati Uniti la gente gira armata.
    Ma che paragoni fate?


    • Redazione Roma

      Se non aveste la fregola di commentare, avresti visto che l’articolo non fa paragoni con gli Usa, ma racconta cosa è accaduto agli studenti in Italia. Siate ragionanti, non compulsivi, si vive meglio


  • Ciro

    A che serve mettere numeri identificativi se poi si fa quadrato intorno a loro archiviando il tutto?


    • Redazione Contropiano

      Non ci vuole molto a capirlo: se non c’è più l’anonimato a proteggere i picchiatori si aprono varchi più larghi dentro il “quadrato”. Non che sia una certezza di ottenere giustizia (e calmare i bollori con qualche condanna), ma qualche chance in più


  • Mauro

    La Lamorgese ha detto che i numeri identificativi non servono…


  • andrea

    C’e’ uno speciale accanimento della “celere” contro gli studenti che non avendo protezioni politiche sono da sempre il punching ball delle frustrazioni cumulate da questi reparti di polizia e dai suoi comandanti costretti invece altrove a comportarsi legalmente e secondo regole.
    Da sempre credete …. non ci sono mai state punizioni serie e generalizzate malgrado i pronunciamenti dei tribunali , che volete che sia qualche foto compromettente di pestaggi gratuiti e illegali ? ….. “macelleria messicana” …. qui in una versione piu’ blanda ma lo stesso schifo !

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