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L’Ucraina «libera e indipendente» dei demo-bellicisti italici

Come sanno i comunisti, Vladimir Lenin ha sempre qualificato come liberal-democratici piccolo-borghesi quei socialisti che parlavano di “democrazia pura” e ricordava che la democrazia, nei diversi passaggi storici, e anche oggi, ha comunque sempre un contenuto di classe.

Ora, che il PD abbia una concezione tutta particolare della democrazia, per molti aspetti lontana anche dal modello liberale, è cosa nota. La novità è il modello di “democrazia” che l’on. Andrea Romano, col proprio intervento a Montecitorio, sembra suggerire per l’Italia.

Tra le altre delizie da lui pronunciate, spiccano quelle secondo cui «l’aggressione del regime di Putin all’Ucraina» è quella «di una dittatura ad una democrazia libera e indipendente». Dunque, «sarebbe molto importante se il Presidente liberamente eletto dell’Ucraina Indipendente, Volodimyr Zelensky, potesse parlare direttamente a questa Camera dei Deputati: la casa della democrazia italiana», perché «Zelensky è il difensore di una democrazia aggredita da una dittatura».

Anche sulla questione della “dittatura”, Lenin avrebbe molto da dire all’on. Romano; ma qui, quello che ci interessa, è il modello di “democrazia” che il PD ha in mente, con ogni evidenza anche per l’Italia, quale stadio storico “definitivo”, segnato dallo strapotere di battaglioni nazisti, addestrati e riforniti di armi da USA, UE, NATO, ecc, ecc.

Una “democrazia”, «libera e indipendente» (“libera” di fare quello che vuole nei confronti dei propri cittadini? direbbe Engels; “indipendente” da USA e UE? si domanderà meravigliato qualcuno) in cui, come il “modello” ucraino ci insegna, divenga sempre più “normale” conferire il titolo di “eroe” a comandanti di battaglioni che hanno massacrato migliaia di civili in Donbass e in cui si faccia sempre più strada il retaggio “culturale” fascista. In cui, anche in queste ore, continuano a scomparire senza lasciar traccia intellettuali, antifascisti, comunisti.

Certo, intervenendo alla «Camera dei Deputati: la casa della democrazia italiana», Zelenskij potrebbe illustrare i dettagli di una tale “democrazia”, nata da un golpe euro-atlantista sostenuto da squadracce naziste, e potrebbe dar voce ai comandanti di quei battaglioni nazisti che, dal 2015, addestrano bambini all’uso delle armi: potrebbe essere un’idea per le colonie estive dei pargoletti della «casa della democrazia italiana».

Fermiamoci qui, perché l’on. Romano è in buona compagnia, nella nuova crociata contro “il male”: non vogliamo privare i lettori di altre squisitezze demo-belliciste. E non parliamo soltanto di uno degli antesignani, il cancelliere tedesco Olaf Scholz – nipote (si dice) di quel Gruppenführer Fritz von Scholz comandante della 11° divisione SS “Nordland” – che oggi definisce «ridicolo» parlare di «genocidio in Donbass». Non parliamo dei socialdemocratici tedeschi.

Parliamo invece della «tempesta del dubbio» di Adriano Sofri e dei suoi pensieri e genuflessioni sul majdan e la «tenacia di quella ribellione di studenti, di giovani e di popolo, pur mista alla partecipazione violenta di forze ultranazionaliste e antisemite», che solo gli ingenui possono considerare «frutto della cospirazione occidentale».

Egli (ma, in fondo, non è l’unico) arriva a paragonare la «sottoscrizione intitolata esplicitamente “Armi al Mir”» in occasione del golpe fascista in Cile nel 1973, alle raccolte di “aiuti” per l’Ucraina di oggi, fino a immaginare in un «empito supposto gandhiano o evangelico o kantiano», che «Allende, il buffo Allende con l’elmetto il giubbotto e il mitra di Fidel, avesse avuto qualche minuto in più, il tempo di invocare l’aiuto del mondo», come fa oggi la junta ucraina. Conati di vomito.

Parliamo del fiorentino d’Arabia, cui «è venuta tristezza» leggendo «i toni anti imperialisti dell’Anpi», perché, che diamine, «Con chi devono schierarsi gli eredi dei partigiani se non con gli ucraini?».

Che facciamo, gli vomitiamo addosso, per tali blasfemie da democristiano, oppure chiediamo all’arabico, con chi «devono schierarsi gli eredi dei partigiani se non con» lo Yemen?

D’altronde, confessa di aver «molto apprezzato su questo i toni netti del Pd». Così netti da ricevere gli elogi de Il Foglio, perché «Solo Letta riscatta la sinistra dall’antioccidentalismo mascherato di Cgil e Anpi»; perché Letta «sta con l’occidente, con la sua libertà e la sua democrazia» e «si è rifiutato di andare a Piazza San Giovanni tra le bandiere rosse».

Lui sì che «sta riscattando l’onore della sinistra italiana dall’anestesia morale della Cgil e dell’Anpi, pensate un po’, proprio quel sindacato e quei partigiani che per loro stessa natura dovrebbero essere lotta, conflitto, uno stare sempre al di qua e mai al di là delle parti».

A certa gentaglia, a tutti quelli che, da destra, da “sinistra” o dalla melma, tirano in ballo il nome dei partigiani, vien da porre una sola domanda: ma «al di qua» di quale parte sareste stati (se, davvero, sareste stati da una parte, e non in Svizzera) voi, quando i partigiani italiani combattevano e si sacrificavano per cacciare quei fascisti e quei nazisti, le cui “gesta” sono rinnovate da otto anni in Ucraina proprio da quei criminali che voi esortate a foraggiare e sostenere con le armi?

E se, alla maniera teutonica, volete proprio rendervi ridicoli ignorando la tragedia del Donbass, domandatevi da che parte stareste, oggi, nell’Ucraina «libera e indipendente» in cui, per esempio, quelle bandiere rosse che da sempre vi fanno ribrezzo, nel migliore dei casi comportano la galera per chi le espone, se avete la “fortuna” di finire in mano alla polizia e non ai nazisti.

Non basta che USA, Gran Bretagna, Canada, Polonia, NATO abbiano addestrato e continuino ad addestrare e armare i neonazisti di “Azov”, “Pravyj sektor”, “Ajdar”? Volete arruolarvi anche voi?

Volete partecipare anche voi alla caccia all’uomo contro i civili che vorrebbero beneficiare dei corridoi umanitari per abbandonare le città assediate e che quei galantuomini con svastica e dente di lupo tengono in ostaggio per farne scudi umani?

Nessuno oggi, nell’Ucraina «libera e indipendente», informa i civili della presenza di corridoi umanitari e chi ne viene a conoscenza non può arrivarci a causa del terrorismo praticato dalle autorità di Kiev, con le squadre fasciste che continuano a uccidere, torturare e tenere in ostaggio oltre 4 milioni di civili, con più di settemila cittadini di 21 paesi stranieri, tuttora ostaggio dai neonazisti, che hanno sequestrato autobus e altri veicoli destinati all’evacuazione dei profughi.

A leggere Avanti! onLine (ieri l’avevo trovato per caso; oggi l’ho guardato di proposito), il cui direttore, Mauro del Bue, che fa «fatica a sopportare non solo i doppiopesisti, ma anche gli arrendisti», sembra proprio di sì, sembra che non vedano l’ora di far partire le truppe, per mandarle a finire l’opera interrotta ottant’anni fa a Stalino (oggi Donetsk) e Vorošilovgrad (oggi Lugansk).

Sembra proprio di sì, dato che anche lui pone la domanda – sembra coniata con la stampino – se «eravate contrari anche all’uso della violenza durante la Resistenza, alla rivoluzione cubana e alla guerriglia del Che in America latina?».

E se l’arabico toscano sproloquia su «l’antiamericanismo anni Settanta è ancora vivo ma paradossalmente solo in certa sinistra», il novello socialista sentenzia che ciò «che resiste nei doppiopesisti é la contestazione della civiltà occidentale».

Vale a dire di quella “civiltà”, di quell’Occidente che difende «in tutti i modi i suoi valori di libertà»: cioè la libertà dei regimi borghesi di tenere i lavoratori legati alla schiavitù salariale, i pensionati di mangiare pane e patate, gli studenti di farsi ammazzare nelle industrie del capitale.

Così, Del Bue tuona contro la ciurmaglia dei Feltri e Belpietro e il loro “arrendismo”, che «delegittima il coraggio dei resistenti», e lo stigmatizza con enfasi dannunziana: «Meglio dunque la viltà del coraggio perché la viltà porta pace e il coraggio porta morte. Se questo principio valesse sempre allora l’unica legge mondiale alla quale dovremmo rassegnarci è quella del più forte».

Al contrario, se gli ucraini, nazisti compresi, par di capire, «ritengono, come è oggi evidente, di combattere per difendere la loro terra, noi dovremmo dissuaderli e indurli alla resa? O piuttosto sostenerli nella convinzione che in Ucraina, come in Spagna nel 1936-39, si combatte anche per noi, per la nostra libertà?». Qualche lettore ha di nuovo conati? Noi sì.

Tanto che ci era passata ogni voglia di leggere le “novità” dell’esimio prof. Sechi, il cui ostinarsi, ieri, nel definire “sovietico” l’esercito russo e “sovietica” la popolazione russa, pensavamo dovuto a una “svista”. Ma poi la curiosità ha prevalso e vien fuori che no, non era affatto una svista: il professore ne sembra proprio convinto e ripete la nenia anche oggi a più non posso, anche nel suo invito a «riconoscere all’Urss il suo ruolo di grande potenza», di fronte al quale l’Europa «sia una forza politica e militare, abbia una politica energetica. fiscale e sanitaria propria», perché «L’Ucraina va cooptata immediatamente nella comunità europea»; e questo non «per cedere di un millimetro all’Armata rossa, ma per ricacciarla indietro, farle pagare il fio di essere un esercito criminale», di fronte ai «milioni di ucraini in fuga dall’ultima mossa barbara dell’orso sovietico».

Nulla da fare, oggi i liberal-militaristi si sentono tutti “partigiani”: stanno con una parte. Stanno coi golpisti e coi nazisti. Non ce lo scordiamo.

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3 Commenti


  • Pasquale

    La democrazia sta al governo ucraino come il governo italiano sta al suo premier.


  • Mauro

    Non ce lo scorderemo..


  • Carlo

    Youtube ha bannato il film documentario di Oliver Stone. Ormai il MSM è davvero scaduto in basso.
    È ancora possibile guardarlo su Rumble.com. Merita davvero citarlo ovunque perché racconta con dovizia di particolari la cronistoria della guerra in Ucraina, dal golpe del 2014 orchestrato dagli americani fino agli eventi bellici del donbass. Viene anche raccontato il triste evento della strage di Odessa.

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