Domenica 3 aprile, a partire dalle 10:00, assemblea nazionale a Roma, alla quale parteciperanno esponenti di quelle forze che, in tutta Europa si stanno battendo per evitare un’escalation e perché la guerra non infesti più le nostre vite!
Trent’anni fa, alla caduta del Muro di Berlino, il neoliberismo trionfante predicava quella “fine della storia” che avrebbe significato l’inizio di un’era di libertà, ricchezza e pace.
Quello che invece abbiamo conosciuto è un mondo in cui dominano – ancora oggi, se non più di prima – povertà, pandemie, fame. E guerre.
L’ultima è quella che si combatte da ormai un mese in Ucraina, dopo che il Governo Russo ha deciso l’avvio della criminale invasione militare. Già si contano a migliaia i morti, i feriti, addirittura a milioni i profughi di questa guerra.
La guerra ha colto di sorpresa gran parte degli osservatori: in troppi avevano creduto impossibile un suo ritorno. Quanto meno in Europa. Con un implicito razzismo e dimenticando che proprio in Europa hanno avuto luogo alcuni dei massacri più atroci degli ultimi 30 anni: quelli nella ex Jugoslavia, dilaniata dal riemergere del nazionalismo fomentato dalle potenze occidentali e dalla “guerra umanitaria” made in NATO.
Oggi ci troviamo di fronte a un conflitto militare tra due potenze mondiali con interessi ben precisi: da un lato il cosiddetto Occidente con a capo gli Stati Uniti che da anni ormai espandono la loro zona di influenza politica, militare ed economica in Europa dell’Est; dall’altro Putin, esponente di un blocco di potere burocratico e affaristico che negli ultimi vent’anni ha attaccato innanzitutto il proprio popolo. Questa guerra implicherà conseguenze terribili non solo per gli ucraini ma anche per le classi lavoratrici russe, che si vedranno costrette a finanziare lo sforzo militare e già subiscono un’ulteriore restrizione degli spazi di democrazia interna.
Perciò oggi corriamo un enorme rischio: quello dell’ulteriore allargamento del conflitto, che potrebbe trasformarsi anche in una vera e propria terza guerra mondiale. Combattuta da potenze dotate di armi nucleari.
Di fronte a questi scenari viviamo, da una parte, un clima di guerra che arriva anche nei nostri Paesi. La guerra impone un pensiero binario, in cui tutto o è bianco o è nero. Chiunque abbia l’ardire di provare a contestualizzare, a richiamare la “complessità” – menzionando ad esempio il ruolo di destabilizzazione avuto dalla NATO col suo costante allargamento a Est negli ultimi 30 anni – viene accusato di essere “amico” di Putin.
E mentre si condanna giustamente la censura che viene imposta al popolo russo – privato del diritto di nominare la stessa parola “guerra” a meno di voler incorrere nel rischio di essere incarcerati fino a 15 anni – esponenti “liberali” invocano la censura o la gogna per chi, dalle nostre parti, si rifiuta di indossare l’elmetto e unirsi al coro degli “armiamoci e partite”.
Dall’altra parte, per quanto a volte silenziata o più spesso messa alla gogna, esiste una forte opposizione alla guerra. Malgrado un mese di bombardamenti mediatici, in tutti i Paesi europei esistono ampie fette di popolazione che non solo si dicono a favore della pace, ma che si dicono convintamente contrarie all’invio di armi all’Ucraina. E che di truppe europee sul suolo ucraino – i famosi “boots on the ground” – non vogliono proprio saperne.
Questo rifiuto della guerra e di una sua possibile escalation è la base necessaria per la nascita dell’attore che oggi manca: un movimento organizzato per la pace. Manifestazioni ci sono state in diverse città europee, in alcuni casi partecipate da centinaia di migliaia di persone. Tuttavia, occorre costruire un Movimento Europeo Contro la Guerra che vada oltre le singole manifestazioni e sia capace di impedire ai governi di imbarcare le nostre popolazioni in quella che potrebbe essere una vera e propria terza guerra mondiale.
C’è bisogno di farla finita con Governi che calpestano i nostri dizionari e che inventano una neo-lingua orwelliana secondo cui “la guerra è pace”.
Serve un Movimento Europeo contro la Guerra che si batta:
CONTRO LE SANZIONI AL POPOLO RUSSO
Le sanzioni sono un vero e proprio atto di guerra che colpisce il popolo russo molto più che gli “oligarchi”. Se volessimo colpire davvero questi ultimi, dovremmo andare al di là di alcuni atti scenografici come il sequestro degli yacht e puntare al cuore del loro tesoro. Scopriremmo così che i capitali degli oligarchi sono fortemente intrecciati con quelli dei capitalisti nostrani e che, inoltre, in buona parte sono nascosti nei paradisi fiscali. Non si attaccano fino in fondo gli oligarchi perché si sa bene che si attaccherebbero le stessa fondamenta dei sistemi occidentali, sarebbe un attacco alla corruzione di casa nostra.
Per di più, l’ipocrisia di molti governi occidentali è mostrata dalla continuazione degli scambi su gas e petrolio che consentono alla Russia di intascare circa un miliardo di dollari al giorno, denaro che serve anche a proseguire la guerra contro l’Ucraina.
CONTRO L’INVIO DI ARMI ALL’UCRAINA
Atto di guerra è anche l’invio di armi all’Ucraina, che serve solo a prolungare una guerra per procura, sacrificando il popolo ucraino. Se si volessero cambiare i rapporti militari in campo, come rileva la maggior parte degli analisti militari, ci sarebbe bisogno dell’intervento di una coalizione internazionale a guida USA-NATO. Significherebbe un conflitto mondiale. Una guerra potenzialmente atomica e che potrebbe condurre all’estinzione dell’umanità.
È questa la verità. E i nostri governanti ci stanno portando dritti dritti verso questo terribile scenario.
CONTRO IL CAROVITA CHE AFFAMA IL POPOLO
Già oggi iniziamo a sentire i primi effetti collaterali dell’escalation bellicista della politica europea. L’aumento dei prezzi del gas, del carburante e del pane sono gli effetti più immediati; per anni con le politiche di austerità ci hanno ripetuto che non c’erano soldi per istruzione, sanità pubblica, trasporti, pensioni; oggi tutti i governi stanziano invece miliardi su miliardi per accrescere le spese militari – senza spesso prevedere alcuno scostamento di bilancio, vale a dire che ci saranno nuovi tagli, a partire dai servizi sociali.
PER L’ACCOGLIENZA DI TUTTI I RIFUGIATI
La solidarietà popolare che si sta organizzando in tutta Europa è l’unica parte bella di tutta questa storia. È la dimostrazione che accogliere in maniera dignitosa è possibile. Purtroppo le istituzioni nazionali e internazionali continuano a utilizzare un vergognoso “doppio standard” per cui chi scappa dalla guerra in Ucraina è chiamato – giustamente – “rifugiato”, mentre chi fugge dalle guerre in Afghanistan, Eritrea, Yemen, Siria, ecc., viene spesso definito “clandestino”, “terrorista”, “invasore”; per chi viene dall’Ucraina si aprono le porte della “protezione temporanea per rifugiati”; per tutti gli altri solo quelle dei campi di detenzione e tortura, dentro e fuori i confini dell’UE.
Inoltre, il discorso mediatico e politico rafforza i nazionalismi e la “russofobia”: gli episodi si ripetono e su alcuni – ad esempio la messa al bando dei gatti russi dalle gare internazionali – ci sarebbe da ridere, se non vivessimo una tragedia.
PER DENUCLEARIZZARE E SMILITARIZZARE I NOSTRI PAESI
La guerra, come prevedibile, sta producendo una nuova corsa al riarmo. L’impegno della Germania di spendere ben 100 miliardi per le proprie Forze Armate e a utilizzare il 2% del PIL in spesa militare è la notizia che più balza agli occhi, ma tutti i Paesi stanno programmando maggiori investimenti in guerra. In questo si allineano alla decisione assunta in sede NATO (nel 2006 e poi alla riunione in Galles nel 2014) e rilanciata al Vertice dei 27 paesi dell’UE a Versailles a metà marzo.
Ciò che serve ai nostri popoli è esattamente l’opposto. Che i governi firmino il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, che i nostri territori siano liberi da armi nucleari. Che si avvii un processo di riduzione della spesa militare, di smilitarizzazione e di riconversione dell’industria bellica.
PER UNA NUOVA ARCHITETTURA DELLA SICUREZZA INTERNAZIONALE
La guerra ha messo in rilievo l’esigenza di una nuova architettura della sicurezza europea e internazionale che non potrà essere fondata sulla NATO, che è parte del problema e non certo della soluzione, e che andrebbe consegnata ai libri di storia.
Per una vera sicurezza e pace internazionale occorre tornare a sedersi ai tavoli e avere il coraggio di riscrivere gli equilibri internazionali lavorando per mettere al bando il ritorno sulla scena della violenza istituzionalizzata.
Di fronte all’enormità di questo passaggio storico, è normale sentirsi disorientati e impotenti. Ma è proprio in questi tempi, quando atroci guerre squassano le nostre vite e mettono gli uni contro gli altri fratelli e sorelle, che c’è più bisogno della solidarietà internazionale.
Siamo convinti che i popoli abbiano un ruolo importante da giocare.
Per imporre quest’agenda non possiamo limitarci alle nostre piccole patrie, ma dobbiamo avere il coraggio di pensare e costruire un forte movimento contro la guerra.
Per questo lanciamo per domenica 3 aprile, a partire dalle 10:00, una assemblea a Roma, cui parteciperanno esponenti di quelle forze che, in tutta Europa si stanno battendo per evitare un’escalation e perché la guerra non infesti più le nostre vite!
Solidarietà al popolo ucraino! Solidarietà al popolo russo!
(Nei prossimi giorni saranno resi noti i dettagli del luogo e delle partecipazioni)
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Sergio
Ottimo!
Daniel MARTIN
Cari amici
Sono Daniel Martin, francese residente a Roma.
Ho letto con grande interesse il tuo appello “per un movimento europeo contro la guerra” che ti invita a convocare un'”Assemblea internazionale” a Roma il 3 aprile.
Condivido profondamente l’obiettivo.`
Vorrei poter partecipare. Come posso fare ?
Vorrei sottoporre alla vostra attenzione l’iniziativa lanciata dalla NAR (organizzazione greca) il POI (organizzazione francese di cui faccio parte) per una Conferenza di emergenza contro la guerra il 9 aprile.
Le nostre analisi sono abbastanza simili, motivo per cui vorrei stabilire un contatto con voi e discutere su come agire insieme.
Molto fraterno daniel.
Redazione Roma
A breve verrà pubblicato la sala dove si terrà l’assemblea. Ci vediamo lì. Mandaci intanto i testi dei documenti sulla guerra delle organizzazioni della Grecia e della Francia (in inglese o francese). Buon lavoro