Con la guerra l’Europa dovrà pagare di più la sua quota Nato, aumentare le spese per la difesa, comprando ovviamente più armi e aerei da caccia Usa, e anche più gas americano. In poche parole chi tiene il banco, cioè Washington, ha già vinto, al di à di come finisce questa guerra devastante di Putin.
Ci voleva una guerra agli Usa per vincere, a poco prezzo, la battaglia del gas contro Mosca. La scellerata iniziativa di Putin ha sconvolto l’Ucraina con morti, distruzione e profughi, ma ha messo al tappeto anche l’Europa che prende dalla Russia in media il 40-50% del suo gas. Ora sono gli Stati Uniti che ci venderanno il gas per sganciarci, progressivamente, dalla dipendenza da Mosca: con prezzi superiori a quelli russi in media del 20% e soprattutto senza una garanzie di forniture continue.
Poniamo l’ipotesi più estrema, ovvero che Putin sospenda le forniture o che noi ci rifiutiamo di pagare il suo gas in rubli perché è una violazione contrattuale. Mosca ci manda circa 30 miliardi di metri cubi l’anno su un consumo di 75 miliardi. Secondo Davide Tabarelli, capo di Nomisma Energia, sarebbe una disastro perché sul mercato l’Italia riuscirebbe da sola a procurarsene non più di 10 miliardi di metri cubi. Questo significherebbe razionamento e recessione.
Ma ecco che adesso arrivano gli americani che di tutto hanno fatto perché Germania e Russia non costruissero il gasdotto Nord Stream 2. Voluto fortemente dalla ex cancelliera Angela Merkel. Questa era la vera leva politica ed economica che tratteneva Putin da azioni dissennate con la guerra in Ucraina. Molti non lo avevano capito perché attribuivano al gas russo una valenza soltanto economica: aveva invece un enorme valore politico per tenere agganciata Mosca all’Europa.
Uscita di scena la Merkel, gli Usa hanno avuto campo libero. La guardiana di Putin e del gas non c’era più e gli americani hanno capito che il presidente russo era diventato più pericoloso ma anche più vulnerabile. Per due mesi gli Usa hanno avvertito dell’invasione dell’Ucraina. I gasdotti sono stati il cordone ombelicale che ha legato Mosca all’Unione Europea, la dipendenza dava a Putin un senso di sicurezza, lo strumento per condizionare gli europei e renderli più docili e interessati alle sorti della Russia.
Quando Mosca ha capito che con il debole cancelliere Scholz il Nord Stream 2 non sarebbe stato al sicuro, ha cominciato le minacce all’Ucraina che in precedenza russi e tedeschi avevano pagato perché non protestasse troppo per la realizzazione del gasdotto, assai temuto dalla Polonia in quanto visto come uno strumento di espansione dell’influenza Putin. Gli americani per altro avevano già messo alle corde anche la Merkel, obbligandola ad acquistare quantitativi di gas liquido americano di cui Berlino non aveva alcun bisogno.
E così adesso con la guerra si è arrivati alla resa dei conti, almeno sul gas. Il presidente degli Stati Uniti Biden ha quindi annunciato un aumento delle spedizioni di gas naturale liquefatto all’Europa per ridurre la dipendenza del continente dal gas russo. E ieri, prima di partire per la Polonia, Biden ha incontrato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha ricevuto presso la missione statunitense a Bruxelles. Manco nella casa europea, tanto per far capire chi comanda.
Così gli Stati Uniti forniranno all’Ue fino a 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto entro la fine del 2022. Quantità che dovrebbe salire a 50 miliardi l’anno entro il 2030.
La realtà è che l’Unione europea è sottoposta a forti pressioni affinché estenda l’embargo al gas e petrolio russo come fatto da Washington e Gran Bretagna, ma il cancelliere tedesco Scholz ha spiegato che uno stop immediato provocherebbe una recessione nel Vecchio Continente.
La reazione di Scholz è puro istinto di sopravvivenza per salvare la Germania e l’Europa. Di recente l’Ue ha presentato un piano per sostituire il gas russo importando 50 miliardi di metri cubi in più di Gnl (gas liquido) da produttori globali tra cui Stati Uniti, Qatar ed Egitto, ma alcuni analisti hanno avvertito che il piano non è realistico. Secondo il Financial Times la quantità finale di Gnl fornita all’Ue dipenderebbe dai contratti commerciali. Gran parte della produzione degli Stati Uniti è già destinata a Paesi di tutto il mondo, in particolare in Asia. Questo significa che l’Europa dovrebbe prepararsi a pagare prezzi del gas più alti nei prossimi anni per raggiungere gli obiettivi del piano. Tra l’altro la capacità di importazione di Gnl con i rigassificatori è concentrata nella penisola iberica ma la Spagna ha scarsi collegamenti via pipeline per spostare il gas importato nel Nord Europa. Le nazioni dell’Europa orientale più fortemente dipendenti dal gas russo non hanno le infrastrutture per beneficiare delle importazioni di Gnl, il che vuol dire che avrebbero difficoltà ad aumentare ulteriormente le importazioni.
Ma di tutto questo agli Usa importa relativamente. Con la guerra, l’Europa dovrà pagare di più la sua quota Nato, aumentare le spese per la difesa, comprando ovviamente più armi e aerei da caccia Usa, e anche più gas americano. In poche parole chi tiene il banco, cioè Washington, ha già vinto, al di à di come finisce questa guerra devastante voluta da Putin.
*pubblicato su Il Quotidiano del Sud
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