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Quello che è la speranza di vita nel 2022

Alcuni mesi fa Stefano Porcari scriveva su Contropiano a proposito della speranza di vita in Italia argomentando essere in discesa già prima del 2020 in base ai dati OCSE e di un altro studio della Università Cà Foscari, cosa che io affermo sia falsa.

Sicuramente le politiche liberiste avevano destrutturato il sistema sanitario pubblico italiana, ma dal 2016 al 2019, anche se in maniera minima e oscillante, la speranza di vita (SdV) alla nascita era aumentata in Italia.

Nel 2016 la speranza di vita (SdV) in Italia per uomini e Donne era 80,6/85,1.

Nel 2017 era 80,6/84,9.

Nel 2018 era 80,9/85,2.

Nel 2019 era 80,8/85,2.

Prima della pandemia, pertanto, in Italia continuava, anche se in maniera moderata, la crescita della SdV.

La svolta, come ho già motivato in un articolo pubblicato da Contropiano (“Quello che non è stato detto sulla speranza di vita”, 27 ottobre 2021) è stata data dalla politica fallimentare dei governi Conte/Draghi, che hanno voluto convivere con la diffusione del virus per favorire la ripresa economica, cosa detta da Draghi esplicitamente.

Nel marzo 2021 le statistiche ISTAT certificarono un gap di morti in più, circa 100mila, rispetto ai quattro anni precedenti (746 mila rispetto i 647 mila del 2019, questo ultimo dato in linea con la media dei cinque anni precedenti).

Di questi morti, però, solo 74 mila erano stati sicuramente provocati dalla pandemia di covid.

Quindi circa 25 mila erano da attribuire alla mancanza di cure mediche dovute ai tagli draconiani alla sanità voluti da Monti e Renzi, basta ricordare – per il Lazio – la chiusura ad opera di Zingaretti degli ospedali Forlanini e San Giacomo e di tanti altri nelle altre provincie.

Cosa è allora accaduto in Italia con la pandemia nel 2021?

Con lo scoppio delle ostilità tra Russia e Ucraina e con l’informazione tutta orientata a una asfissiante propaganda di guerra pro-NATO, le informazioni sull’andamento dell’epidemia è quasi scomparsa dalle informazioni pubbliche.

Nell’intanto l’epidemia di Covid 19 prosegue, attualmente al ritmo di 50 mila infettati e 150 morti giornalieri, ma il governo ha allentato ancora di più le restrizioni, nonostante dall’inizio del 2022 ad oggi (5 maggio) ci siano stati in quattro mesi 27 mila morti.

Quello che non si capisce, mancando studi mirati, è come si sia modificata la speranza di vita in Italia.

Un dato certo è che vi sono stati nel 2021 altri 63 mila morti per covid (137 mila in totale al 31 dicembre 2021, contro i circa 74 mila al dicembre precedente), mentre i morti totali in Italia, sempre nello stesso anno, sono stati 709 mila.

Accettando il dato del 2019 come media degli anni precedenti (647 mila morti), allora nel 2021 vi sono stati 62 mila morti in più (746 mila meno 709 mila), dato che coincide con i morti accertati per covid, quindi le morti extra del 2022 dovute alla mancanza di assistenza sanitaria per i tagli draconiani alla sanità pubblica non ha influito.

Una notizia, quest’ultima che appare positiva, ma solo perché non ha influito sulle extra morti per covid, mentre perdura la situazione precaria della sanità pubblica.

Nel Lazio in particolare per la mancanza di medici di base e di aumento dei tempi di attesa nei pronto soccorso per mancanza di posti letto per gli ospedali chiusi negli anni precedenti, senza dimenticare il blocco al numero di iscritti alle facoltà di medicina e chirurgia.

Stante questi numeri, e in attesa dei dati ufficiali di governo, ministero della sanità e ISTAT, allora è possibile avanzare una stima su come sia l’attuale SdV in Italia.

La SdV nel 2021 (ovvero nel 2020) è stata di 79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne, con una media di 82 anni ovvero un calo di 1,2 anni medi di SdV rispetto all’anno precedente (dati ISTAT).

Operando un rapporto matematico tra gli extra morti in Italia, tra 2021 e 2020, essi sono stati il 64% in meno; quindi operando una relativa proporzione sul calo di SdV nel 2021 (che ricordo è stato di 1,2 anni medi in meno) quest’anno dovremmo registrare un ulteriore calo di 0,7 anni, ovvero quasi due anni di perdita di SdV nell’arco di due anni nella popolazione italiana.

In attesa quindi dei dati ufficiali che confermino o smentiscano (sperando che non peggiorino) tali calcoli, la considerazione vera è che la politica di sanità pubblica in Italia non è soltanto disastrosa, ma – visti i tagli strutturali – è criminale.

Tanto più che il governo Draghi sta operando per spostare enormi risorse pubbliche dallo stato sociale alle spese militari.

A queste politiche e a questi governi va costruita una opposizione organizzata.

* ex studente di statistica demografica e attuariale

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