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Cessione ITA: la trattativa con Delta ed Air France premia i vettori che hanno soffocato Alitalia

Leggiamo il comunicato stampa del Mef che ha sciolto la riserva indicando come l’offerta del “consorzio Certares, Delta, Air France” per la privatizzazione di ITA corrisponda alle esigenze del DPCM.

Evidentemente non pago dei tre fallimenti negli ultimi 15 anni di Alitalia, il governo ha ritenuto di scegliere di nuovo un cavallo che in passato si è dimostrato perdente. Air France, insieme a Delta, è partner di Alitalia sin dal 2002 con l’allora AD Mengozzi, che poi ha ricevuto la Legion d’Onore dalla Francia per indiscussi meriti nei confronti dei cugini d’Oltralpe, che gli fruttò un bel rinvio a giudizio insieme a Giancarlo Cimoli nonché la condanna per dissipazione del patrimonio aziendale nel 2015.

È importante ricordare come l’accordo Delta Air France in tutti questi anni ha inibito l’espansione di Alitalia verso il ricco mercato del Nord America e, mentre Mengozzi e i suoi successori mettevano gli aerei di lungo raggio a terra, ha condannato milioni di passeggeri a passare da e per Parigi; verrebbe da chiedersi quanti dei miliardi di perdita accumulati da allora da Alitalia siano stati travasati nei profitti dichiarati da Air France nello stesso periodo.

Volendo entrare nel merito della decisione del Mef, ci dobbiamo chiedere quale sia l’impegno dei due vettori della cordata.

Ancora una volta si tratta di un accordo commerciale sostenuto, sì, dal fondo Certares, ma senza che le due compagnie entrino ora nel capitale di Ita. Che cosa garantirà che questo accordo si trasformi in una partnership vera e reale in futuro? Nulla.

Tutto è estremamente aleatorio mentre è certa la distruzione inutile e suicida della compagnia di bandiera attraverso uno spezzatino che sta producendo migliaia di esuberi nelle cessioni dei rami d’azienda. A questo si sommi il calcolo delle perdite accumulate negli anni per effetto degli accordi con Delta-Air France e il gioco è fatto.

Altro che Tafazzi, un vergognoso gioco al massacro pagato da migliaia di lavoratori per niente.

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