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Mélenchon a Roma per sostenere Unione Popolare

Le elezioni politiche in Italia non sono sono un fatto italiano. Lo si capisce facilmente dal fatto che il tema principale, quello davvero dirimente, sia l’atteggiamento verso la guerra in Ucraina, e dunque il grado di servilismo verso la Nato.

Dei problemi economici della popolazione, i cui redditi già insufficienti vengono svuotati dall’inflazione galoppante, se ne fregano praticamente tutti (partiti politici, commentatori, media), perché danno per scontato che la cosiddetta “agenda Draghi” – l’insieme di misure concordate con l’Unione Europea e codificate nel Pnrr – sono sostanzialmente immodificabili. Qualunque sia in governo che si formerà da qui ad un mese.

E la paura di gestire una situazione sociale molto critica già spinge molti di questi nanerottoli politici verso l’auspicio di un nuovo “governo di larghe intese”.

Non può stupire dunque che ci sia anche un interesse da parte di altre forze politiche, in altri paesi, per i risultati di queste elezioni italiche. Specie in quelle che, nel loro programma e nella loro pratica, hanno fatto delle messa in discussione della Nato e dell’”austerità” ordoliberista europea il baricentro di una identità sociale autenticamente popolare.

Domani, mercoledì 7 settembre, sarà a Roma Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise e federatore della Nuova Unione Popolare ecologista e sociale (Nupes), divenuta la seconda forza politica all’interno dell’Assemblea Nazionale.

Viene esplicitamente per dichiarare il suo sostegno all’omonima Unione Popolare, che presenta come front runner l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Tant’è vero che appena arrivato si recherà a Piazza dei Consoli (Cinecittà) per l’assemblea popolare in strada, a due passi dalla sede del Comando Operativo di Vertice Interforze, struttura militare italo-Nato.

La scelta appare decisamente significativa. Cinecittà è il quartiere più densamente popolato d’Europa, ospita più abitanti dell’intera Islanda, è stato tra i principali teatri della lotta antifascista degli anni ‘70, ospita ancora oggi centri sociali attivi come il Corto Circuito.

Ha nel suo comprensorio il più antico quartiere del Quadraro, che durante la Resistenza divenne per le truppe naziste occupanti quel “nido di vespe” contro cui venne ad un certo punto avviata una sanguinosa operazione di rastrellamento e deportazione verso i lager del Nord Europa (oltre 2.000 arrestati e quasi 700 deportati).

In questi mesi Cinecittà è stata teatro di vigorose proteste popolari contro la presenza della base militare, oggettivamente un potenziale bersaglio di ritorsioni belliche, piazzata proprio a ridosso di palazzone mediamente di dieci piani.

Dopo l’assemblea Mélenchon dovrebbe essere ospite di uno dei principali telegiornali, per illustrare al meglio le proprie idee in merito a guerra, politiche economiche e rappresentanza delle classi sociali più deboli. In Francia (dove ha ottenuto un successo notevole) come in Italia (dove il grosso del lavoro è ancora da fare).

Una visita che certamente fornisce un boost alla stessa campagna elettorale di Unione Popolare, e che sembra preoccupare i più fedeli cani da guardia del padronato nazionale e multinazionale in questo paese.

Non può davvero essere un caso che per esempio Repubblica (gruppo Gedi, proprietà della famiglia Agnelli) si sforzi addirittura di cancellare la sigla Unione Popolare dalla lista delle forze politiche in un sondaggio (che casualmente la dava “in crescita”, sebbene ancora a livelli insufficienti a superare la sogli di sbarramento…).

E la riprova si ha con La Stampa (stesso gruppo Gedi, stessa proprietà Agnelli), che stamattina effettua una clamorosa azione di mistificazione, ipotizzando che Mélenchon arrivi – sì – in Italia, ma a Torino e (forse, forse…) incontrare “Giuseppi” Conte. Il quale ultimo viene accostato a Donald Trump, che lo avrebbe nominato in una delle sue sgangherate esibizioni canore.

E’ il “retroscenismo”, malattia senile del finto giornalismo a corto di notizie ma sempre a caccia di gossip. Un genere incurante delle smentite perché disinteressato ai fatti, ma soltanto alla dietrologia…

Lo scopo politico è peraltro scoperto: accomunare in un’unica ammucchiata tutti i personaggi politici che – per ragioni anche opposte e confliggenti – siano “dirazzanti” rispetto al pensiero unico euro-atlantico.

E dunque raccontare la favola del Conte – ex presidente del Consiglio alleato prima con Salvini e poi con il Pd, pronto a ribadire la sua fedeltà euro-atlantica davanti ai businessman riuniti a Cernobbio – trasfigurato nel “Mélenchon italiano” serve contemporaneamente ad oscurare il supporto ad Unione Popolare, infangare il nome del leader francese (dipinto come un pericoloso “anti-europeo”, visto che il programma de La France Insoumise prevede esplicitamente un “piano B” a fronte di un’impossibilità di riscrivere i trattati dell’Unione Europea) e circoscrivere un fantasmatico “fronte filo-putiniano” che riunirebbe “destra” ed “estrema sinistra”.

Spazzatura vecchia, praticamente in decomposizione, ma che risulta l’unica materia maneggiabile dai servi dei servi dei servi dei servi…

Ci vediamo domani, in Piazza del Consoli, e ci ridiamo sopra.

Questa campagna elettorale può riservare sorprese. Magari buone per le classi popolari e pessime per i padroni di eiri e di oggi, “nazionali” e sovranazionali…

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1 Commento


  • Paolo

    Sono tutti servi del padrone e della nato.

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