Oltre 70 piazze d’Italia ieri mattina hanno ospitato le manifestazioni organizzate in occasione del “global strike”, il venerdì di mobilitazione contro l’infarto ambientale a cui il capitalismo sta portando il nostro pianeta.
Da Alessandria a Voghera, da Bolzano a Palermo, migliaia di ragazzi e ragazze, attivisti o “semplici studenti”, si sono riversati in piazza a pochi giorni dalle elezioni politiche di questa domenica, decisi a far sentire la loro voce alla classe politica probabilmente più indecente della storia repubblicana.
Volgendo lo sguardo verso le piazze, crediamo sia emerso con forza un dato: il più “moderato” degli studenti ieri in piazza appariva come decisamente più “radicale” di tutta la truppa di politici – dall’estrema destra destra alla finta sinistra – che occupano gli scranni del Parlamento italiano.
Milano e Roma hanno conosciuto, come prevedibile, la partecipazione più importante.
“Lotta al profitto”, potrebbe essere una sintesi dei due striscioni di apertura dei cortei, con migliaia di ragazzi e ragazze al seguito che hanno intonato cori contro il fossile e la presunta “transizione”, già messa da parte dall’agenda Draghi per far fronte alle conseguenze delle sanzioni contro la Federazione russa, rivelatesi sostanzialmente un autogol, come ammesso anche dalla rivista principe del neoliberismo, l’Economist.
Se ne sono accorti oltre Manica, ma non potevano essere da meno gli studenti della capitale, che non hanno fatto sconti a chi ha avuto la faccia tosta di provare a scendere in piazza con loro, mentre nei palazzi si allea col più forte sostenitore della guerra in Ucraina, della Nato e dei voleri dell’Unione Europea: il Pd.
Stiamo parliamo di Nicola Fratoianni, beccato in piazza dagli studenti, che hanno immediatamente “sanzionato” a parole la presenza del segretario di Sinistra Italiana, datosi rapidamente alla macchia.
Come segnalato ieri, tutt’altro approccio è stato invece riservato al programma ambientale di Unione Popolare, giudicata dai ragazzi “coerente con le misure che devono essere adottate per contrastare la crisi climatica e sociale“.
“Distruggiamo il sistema che ci uccide. Stop alternanza, guerra e disastri ambientali“, recitava uno degli striscioni del corteo (nella foto di copertina), uno slogan che è anche un proposito di lotta alle porte di un autunno che si preannuncia caldissimo sul fronte delle lotte sociali.
Questo “sistema” ha dimostrato di non essere in grado di gestire alcun cambiamento, se non è compatibile con le esigenze del profitto e della speculazione. Tanto meno quelli posti drammaticamente dalla catastrofe ambientale, fin qui tenuta ben separata da tutti gli altri problemi sociali.
La radicalità di alcuni messaggi lanciati dalla nuova generazione scesa in piazza ieri fanno sperare che sia veramente arrivata, in un momento in cui la scure della guerra pone grossi interrogativi sul futuro di questo paese e del mondo intero, l’ora di passare dalla “rassegnazione critica” al conflitto.
* Le foto nell’articolo sono di Patrizia Cortellessa
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