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12 dicembre 1969 – 12 dicembre 2023. Dalla Strage di piazza fontana al governo Meloni

Fascisti nei secoli fedeli. Ai padroni.

La strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 segnò uno spartiacque nel conflitto politico e sociale dell’epoca. La potente spinta del movimento studentesco del 1968, la sua alleanza con quello operaio organizzato l’anno successivo, stavano disegnando nuovi rapporti di forza nel paese.

Nel giro di pochi anni il periodo buio delle sconfitte operaie ed elettorali post belliche veniva spazzato via. Una nuova leva di militanti comunisti e rivoluzionari si incontravano nel conflitto, imponendo riforme strutturali che modificarono profondamente la percezione della realtà di milioni di sfruttati: un cambiamento profondo della società era possibile!

A questa formidabile spinta si contrappose, con una violenta brutale, tutto il sistema di potere interno ed internazionale. Gli “alleati” statunitensi misero a disposizione dei servizi segreti italiani un metodo di repressione e controllo conosciuto come “guerra di bassa intensità”, pensato dai vertici militari del Pentagono e sperimentato in tutti i paesi – dall’America Latina all’Indonesia, dall’Africa all’Europa occidentale – dove lo sfruttamento capitalistico veniva messo in discussione.

Iniziava così la “strategia della tensione”, realizzata attraverso una serie di stragi che colpirono spesso a caso, altre volte manifestazioni di piazza, come a Brescia il 28 maggio 1974 in piazza della Loggia. Centinaia di morti, uccisi al solo fine di impedire ogni cambiamento.

Indagini della Magistratura e rivelazioni di protagonisti di quel massacro hanno portato alla luce la rete terroristica che gestì quella operazione, dalla quale emerse con chiarezza che la mano d’opera utilizzata per realizzare la lunga scia di sangue e morte fu fascista.

Addestrati nelle basi USA come camp Darby, orientati, finanziati e protetti dai servizi segreti italiani, fascisti come Pino Rauti (la cui figlia siede oggi nelle fila del governo Meloni) e molti altri furono inquisiti per tutte quelle bombe, attentati, omicidi mirati. Quasi nessuno ha pagato un prezzo per quella terribile scia di sangue.

Oggi la forza del movimento operaio e studentesco è molto ridotta rispetto agli anni ’70 del secolo scorso, a causa di tanti fattori interni ed internazionali che hanno inciso profondamente nella struttura sociale, economica, culturale del nostro paese, più in generale di tutto il mondo occidentale.

Il capitalismo non è ancora messo in discussione dagli sfruttati, ma da una sua crisi interna senza precedenti, che inceppa i meccanismi stessi di riproduzione in grande scala dello sfruttamento del genere umano e della natura. La guerra in Ucraina è l’ultima, eclatante espressione di questa crisi.

L’unico modo per il capitalismo di continuare ad avere margini di profitto è lo sfruttamento sempre più intensivo del lavoro, dei tagli allo Stato Sociale, al sistema pensionistico, ai salari. La transizione ecologica è un lusso che le multinazionali dell’energia non si possono permettere, così come la democrazia rappresentativa, che frena la possibilità di scelte sempre impopolari.

Ecco allora che tornano in scena i fascisti, da quelli ucraini che armi alla mano rischiano di trascinare il mondo in una nuova guerra mondiale termonucleare, a quelli in doppio petto come Meloni e il suo governo ultra reazionario, ai quali è stata passata la mano per implementare politiche lacrime e sangue ingestibili da un esecutivo, come quello Draghi, che vedeva la presenza dei fautori del reddito di cittadinanza e di una serie di provvedimenti di facciata, da mettere definitivamente in soffitta.

Ai fascisti, come sempre, il lavoro sporco, ieri con le bombe, oggi con l’odio sociale sparso a piene mani contro i settori più poveri della popolazione e del mondo, dai percettori del reddito di cittadinanza a chi fugge dalle guerre e dallo sfruttamento coloniale.

Ieri come oggi, i fascisti si fanno interpreti e difendono gli interessi di una  media borghesia feroce e retriva, che si nutre di supersfruttamento della manodopera e di evasione fiscale, ma sempre proni e servili verso il grande padronato, oggi impersonificato da quell’Unione Europea che non si fa scrupoli, per la seconda volta nella storia, ad utilizzare nazisti e fascisti per raggiungere i propri scopi.

Ricordare la strage di piazza Fontana significa indicare e denunciare il filo nero che lega i fascisti di oggi con quella tragica pagina di storia.

A noi tocca mantenere vivo il filo rosso di un antifascismo che non può che essere inscindibilmente  legato alla lotta contro il capitalismo, che ha generato e genera la barbarie reazionaria con la quale ancora oggi dobbiamo fare i conti. 

Questo è il migliore contributo che i comunisti possono portare al conflitto sociale e politico di oggi, che ha visto una forte ripresa con lo sciopero generale del 2 dicembre e nella manifestazione nazionale del 3 dicembre. Una ripresa da alimentare con tutte le nostre energie e la nostra Organizzazione.

Ora e sempre Resistenza!

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1 Commento


  • E Sem

    Promuovere la fuga dal terzo mondo e non la resistenza contro I criminali neoliberisti rimane l’ anello debole e strategicamente suicida delle sinistre europee.

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