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Evasori e ricchi: i miracolati della manovra

La tregua fiscale, la flat tax, ma anche il “liberi tutti” per i fondi stranieri o una bella pacca sulle spalle d’incoraggiamento per chi investe nei fondi comuni. Nella prima legge di Bilancio di Giorgia Meloni, sono tanti i favori o gli sconti che compaiono per evasori e ricchi, vale a dire per quelli che non ne avrebbero così bisogno.

Mentre i più bisognosi stanno vedendo sfumare il Reddito di cittadinanza o la riforma delle pensioni. Ma questi grandi aiuti previsti per il ceto alto e per chi fa di tutto per sfuggire al Fisco dimostrano anche come il governo sia alla disperata ricerca di risorse per coprire una manovra da 32 miliardi senza nessuno scostamento di bilancio. Eccone una incompleta rappresentazione.

Condono. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, continua a negare sanatorie, perché tecnicamente non c’è un taglio dell’imposta. Difficile, però, non catalogare nei fatti questi aiuti così spinti come un condono.

È il caso dello stralcio delle cartelle esattoriali sotto i mille euro affidate all’Agenzia delle Entrate dal 2000 al 2015. Rappresentano il 90% dei crediti dei Comuni, vale a dire multe, tasse sui rifiuti, Imu, ecc. Una misura che fa perdere gettito all’Erario e 300 milioni alle amministrazioni solo per le vecchie contravvenzioni stradali.

Poi per le cartelle superiori a mille euro, affidate all’agente della riscossione entro il 2015, per le quali c’è una nuova rottamazione: si paga la somma originaria senza interessi, sanzioni e spese di aggio. Sempre con la dovuta calma: in 18 rate. “Sono misure che disincentivano a pagare, aumentando l’evasione, e si tradurranno in maggiori tasse”, ha spiegato al Fatto l’ex ministro Vincenzo Visco.

La ragione è chiara. Basta pensare alle imposte non pagate, con o senza avvisi bonari. Le tasse non pagate dal 2020 al 2022 si potranno versare con sanzioni ridotte del 3% (contro il 10%) e a rate in 5 anni. Se invece il contribuente non ha ricevuto la contestazione, le sanzioni sono ridotte a “un diciottesimo”, cioè il 5,55%.

Quasi tutte le misure impongono di pagare almeno la prima rata entro marzo o giugno, così il governo potrà sapere in tempi rapidi quanto ricaverà.

Contanti. Tra 20 giorni la soglia per il cash aumenterà dagli attuali 2.000 a 5.000 euro, come richiesto da Fratelli d’Italia e Lega, che puntava inizialmente a 10 mila euro. La premier Meloni nega che ci siano legami tra l’aumento del tetto e l’evasione, ma a dimostrarne l’impatto è uno studio della Banca d’Italia sugli anni 2016-2019.

Il risultato è che il tetto ai contanti di 3 mila euro in quel periodo ha favorito il “sommerso” nei conti delle imprese. Figuriamoci quello a 5 mila euro. E anche se l’altroieri il Consiglio dell’Ue ha concordato un tetto di 10 mila euro, va ricordato che non tutti i Paesi Ue attualmente ne prevedono uno (come la Germania) e che la disposizione si applica nell’ottica antiriciclaggio. Mentre all’Italia resta il primato europeo per l’Iva evasa: un ammanco di 26 miliardi.

Pos. Sui pagamenti elettronici il governo non arretra: vanno cancellate le sanzioni per i negozianti che rifiutano carte e bancomat per acquisti fino a 60 euro. Un limite che, secondo la premier, è di buon senso perché “se le commissioni bancarie fossero a carico dei cittadini nessuno pagherebbe un caffè con la moneta digitale”.

Peccato che per la Banca d’Italia così si rischia di entrare in contrasto con il Pnrr (che prevede l’introduzione delle multe) e con l’esigenza di ridurre l’evasione. Il contante porta con sé balzelli nascosti (costi di trasporto, furti, errori umani sui resti) pari all’1,1% del valore medio delle transazioni.

Fondi stranieri. L’Italia, che già possiede fior di esenzioni per gli investimenti finanziari dall’estero, fa un deciso balzo in avanti adottando un istituto fiscale britannico (Investment Management Exemption) che servirà ad attrarre maggiori investimenti esteri (e fare cassa).

In pratica, un fondo estero con sede in un “Paese white list” – tipo Cayman, Isole Vergini Britanniche o Jersey – non dovrà mai pagare tasse in Italia sui suoi profitti nel nostro Paese.

Flat tax. È la misura che più delle altre rappresenta il regalo che il governo fa ai ricchi: la tassa piatta con tetto a 85 mila euro consentirà a un professionista di risparmiare più di 13 mila euro sulle tasse rispetto a un lavoratore dipendente con lo stesso reddito.

Ed è anche la novità in manovra che ha ricevuto più critiche da Bankitalia, Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) o Istat per la sua iniquità. Questo mentre i pensionati con assegni superiori a quattro volte il minimo (2.100 euro lordi) si vedono tagliare la rivalutazione dell’assegno.

Fondi comuni. Altro regalo destinato ai ricchi è l’aliquota agevolata al 14% sulle plusvalenze finanziarie derivanti da vendita di azioni, quote di fondi comuni d’investimento o polizze assicurative sulla vita. Chi venderà questi prodotti si vedrà dimezzare l’aliquota d’imposta (oggi è al 26%).

Non solo. Possono godere dello stesso trattamento anche coloro che possiedono polizze vita e altre collegate ai fondi di investimento.

Sospensione dei processi. L’ultimo favore fiscale della manovra, in ordine di tempo, arriva sul fronte penale. Si congela la denuncia – sino a quando non sarà versato il dovuto – per chi aderisce al piano di rateizzazione di mancati versamenti fiscali. Il periodo di inadempienza sanabile è tra gennaio e ottobre scorsi.

La norma dovrebbe aiutare le aziende colpite dalla crisi energetica, ma anche le squadre di calcio. In caso di mancato pagamento di due rate consecutive, la denuncia però scatterà automaticamente.

* da Il Fatto Quotidiano

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