Nelle 24 ore a cavallo tra giovedì 22 e venerdì 23 dicembre in Italia sono morti nove lavoratori, portando il totale del 2022 a sfiorare quota 1100. Nove vittime sono il triplo dell’orrenda media quotidiana che molti, troppi, considerano un normale tributo alle esigenze del sistema produttivo e alla fame di profitto del padronato.
Di questa strage degli innocenti, della vera strage degli innocenti, nessuno ha sentito il bisogno di parlare: non i media, non gli imprenditori, non i politici sempre pronti all’esternazione a gettone, non certi sindacati che non riescono ad andare oltre l’aggettivo “intollerabile”. Par di sentirli: “È il lavoro, bellezza! E tu non puoi farci niente! Niente!”.
Siamo in grado di contraddirli: la strage può essere fermata. Con l’applicazione rigorosa della normativa sulla sicurezza, con l’aumento dell’organico degli ispettori del lavoro, con la formazione, con la fine dello sfruttamento, con l’introduzione nel Codice penale del reato di “omicidio e lesioni gravissime sul lavoro”, progetto di legge che USB aveva avviato insieme a Rete Iside e che nella passata legislatura era giunto fino al Parlamento.
Soddisfatte queste condizioni, senza curarsi degli alti lai di aziendone, aziendine e azienducole e delle associazioni di prenditori, in Italia si potrebbe andare al lavoro con la certezza di riportare a casa la pelle.
Certezza a oggi inesistente, come sanno fin troppo bene gli stessi lavoratori. “Ecco dove il vostro ‘europeo’ lavora, nella fabbrica del cemento, dove c’è la morte!”, diceva in un video Daouda Diane poco prima di svanire nel nulla, il 2 luglio scorso, dal cementificio Sgv di Acate (Ragusa).
Accade cioè che un 38enne ivoriano si senta talmente inserito (era un mediatore culturale) da poter denunciare pubblicamente le disumane condizioni di lavoro, ed eccolo trasformato nel protagonista di un giallo, al centro di un’inchiesta che in quasi sei mesi ha prodotto zero risultati, nonostante l’impegno di USB e delle associazioni del territorio per mantenere alta l’attenzione.
C’è materia di riflessione anche per i sostenitori dell’assioma “è il lavoro, bellezza”: nell’Italia che si vanta di appartenere al gotha della civiltà capitalista e che con il nuovo governo di destra ama tanto sfoggiare i muscoli, può accadere che un essere umano, un lavoratore, un marito, un padre sparisca sul posto di lavoro e che non succeda nulla.
Il sistema va avanti, la strage degli innocenti pure.
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