La direzione dell’Ilva ha dato mandato ai suoi legali di impugnare il provvedimento, ritenuto ”una scelta insostenibile”, davanti al Riesame e ha convocato il consiglio di amministrazione della societa’ ”per le determinazioni conseguenti’. La volpe che era stata messa a guardia del pollaio (il presidente dell’Ilva Ferrante) non ci sta e passa all’attacco aiutata dalgoverno.
Infatti anche l’esecutivo annuncia di mettere mano alle misure legali per facilitare la strada ai padroni dell’Ilva. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricala’ intervenendo al Gr1 Rai a seguito della decisione del gip di Taranto di bloccare la produzione dello stabilimento Ilva ha annunciato infatti che “alcune volte queste sentenze non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire e quindi noi chiederemo alla Corte Costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale”. Il sottosegretario ha sottolinea poi che il governo ha ”stanziato centinaia di milioni proprio con questo obiettivo: questo decreto legge resterebbe privo di qualsiasi valore se l’industria dovesse smettere di lavorare, se il forno si dovesse spegnere. Sarebbe un fatto gravissimo per l’economia nazionale, – conclude – sarebbe un fatto grave non solo per la Puglia ma per l’intera produzione dell’acciaio in Italia”.
Ma proprio andando a vedere come sono indirizzati e come sono composti i 336 milioni di euro di fondi pubblici stanziati dal governo per l’Ilva, emerge in tutta la sua vergogna l’ennesimo regalo ai padroni. Su 336 milioni di euro, i privati ne stanzieranno solo 7. Più della metà (170 milioni) andranno a lavori di rifacimento della struttura portuale di Taranto e molto meno della metà alla bonifica dell’Ilva. Infine per il risanamento del quartiere Tamburi (il più esposto ai veleni dell’Ilva e con la popolazione più colpita da tumori e malattie dovute all’inquinamento) sono previsti solo 8 milioni su 336.
Non solo, spulciando le carte del disegno di legge presentato dal governo Monti (il decreto per Taranto che attiva le bonifiche con 336 milioni di euro), l’esponente dei Verdi Angelo Bonelli ha scoperto che «i finanziamenti a tasso agevolato previsti nel decreto legge 83 del 2012 per le aziende della green economy, che si occupano cioè di energie alternative, vengono estesi anche alle aziende che realizzeranno interventi di ambientalizzazione e riqualificazione nell’area Sin di Taranto, il Sito di interesse nazionale. Praticamente, Ilva ed Eni potranno accedere a questo fondo di 70 milioni di euro. E pensare che aziende come l’Ilva negli ultimi anni hanno realizzato utili per due miliardi di euro. Insomma, il principio chi inquina paga viene sovvertito. Lo Stato, cioè i cittadini contribuenti, pagheranno i danni ambientali di aziende come l’Ilva. È assurdo». Lo stesso presidente dell’Ilva, Ferrante, in occasione della sua audizione in commissione aveva annunciato con un sorrisetto che ci sarebbero stati altri finanziamenti pubblici oltre ai 336 milioni di euro stanziati dal Cipe. Nel frattempo i sindacati complici dell’Ilva – ad esclusione della Fiom – hanno indetto per oggi due ore di sciopero.
Una sintesi del rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità per tumori. Il picco a Taranto
A Taranto si muore di più per tumore che nelle altre città. Il tasso di mortalità nella provincia pugliese è infatti superiore alla media del 15%, in particolare per quanto riguarda il tumore al polmone (+30%). E’ quanto si legge nell’indagine epidemiologica ‘Sentieri’, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, che verrà presentata il 18 settembre al ministero della Salute. Un dato legato all’inquinamento prodotto dall’Ilva: “Molteplici studi di monitoraggio ambientale e campagne di misura delle emissioni industriali effettuati nell’area di Taranto – sottolinea il rapporto – hanno evidenziato un quadro di inquinamento ambientale diffuso, ma anche il contributo rilevante del polo industriale cittadino, in particolare il complesso dell’acciaieria, ai livelli ambientali di inquinanti di interesse sanitario”.
Dallo studio emerge anche un tasso di mortalità per malattie respiratorie del 10 per cento superiore alla media, mentre si registra un eccesso del 15% per gli uomini e 40% per le donne di mortalità per malattie dell’apparato digerente. Infine, 15% in più di mortalità legata a malformazioni congenite. Allarme anche per gli animali: “Risultati di campagne di monitoraggio, effettuate dalla ASL di Taranto dal marzo 2008 a oggi – si legge nel rapporto – hanno segnalato che in alcune aziende zootecniche presenti sul territorio del Comune e della Provincia di Taranto è presente una importante contaminazione della catena trofica da composti organoalogenati. In particolare, fino a ottobre 2008, su un totale di 41 aziende localizzate entro 10 km dal polo industriale sono stati raccolti 125 campioni di matrici alimentari. In 32 campioni (26%) raccolti complessivamente in 8 aziende (20%) la concentrazione di diossine (PCDD e PCDF) e di PCB-ds ha superato i limiti in vigore”.
I risultati delle analisi di Sentieri sul periodo 1995-2002, conclude il rapporto, “mostrano un quadro della mortalità per la popolazione residente nel sito di Taranto che testimonia la presenza di un ambiente di vita insalubre. Questo quadro e’ in linea con quanto emerso nei precedenti studi descrittivi sullamortalita’ condotti nell’area, ma anche con dati di incidenza e morbosita’. Il sostanziale corpo di evidenza relativo alla dimostrazione di un ambiente sfavorevole e’ dovuto alla generale convergenza dei dati di monitoraggio ambientale e biologico, dei dati relativi al tipo e all’entita’ delle emissioni industriali e, parallelamente, alla disponibilita’ di risultati di studi epidemiologici di tipo analitico, descrittivo geografico, e di indagini epidemiologiche multicentriche e di valutazione di impatto sanitario. Gli incrementi di rischio osservati sono riferibili a esposizioni professionali a sostanze chimiche utilizzate e/o emesse nei processi produttivi presenti nell’area. Il fatto che gli stessi inquinanti siano riscontrati anche nell’ambiente di vita, a concentrazioni spesso rilevanti, depone anche a favore di una componente ambientale non trascurabile. Questo ultimo dato sembra essere avvalorato dalla distribuzione degli eccessi di rischio in entrambi i generi e anche tra i sottogruppi di popolazione in eta’ pre-lavorativa (nelle classi inferiori a un anno e a 14 anni). Inoltre, per alcune cause di morte si osservano incrementi di rischio, evidenziati anche in alcuni precedenti studi effettuati nell’area, solo tra le donne, come per esempio per i tumori del sistema nervoso centrale, per i linfomi non-Hodgkin, per il tumore del pancreas, della mammella, dell’utero, del fegato, delle demenze nel complesso e in particolare delmorbo di Parkinson.
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