Nel 2017 l’Unione europea ha approvato il finanziamento della ricerca militare e dello sviluppo di nuovi armamenti e tecnologie, infrangendo la linea rossa secondo cui la stessa Ue non dovrebbe finanziare attività militari con il bilancio comunitario.
Mezzo miliardo di euro a progetti di ricerca e sviluppo militare
Oltre mezzo miliardo di euro è stato destinato a progetti di “R&S militare” attraverso due programmi precursori: l’Azione preparatoria per la ricerca sulla difesa (PADR), che finanzia progetti di ricerca militare congiunti, e il Programma europeo di sviluppo industriale della difesa (EDIDP), che finanzia lo sviluppo congiunto di armi e tecnologie militari.
Nelle ultime settimane è stata pubblicata la ripartizione dettagliata degli stanziamenti per i finanziamenti PADR e EDIDP per il 73,6% del bilancio totale (434,45 milioni di euro su un totale di 590 milioni di euro, di cui una piccola parte destinata ai costi amministrativi). I dati dettagliati sono disponibili sulla piattaforma pubblica Open Security Data Europe, aggiornata con i finanziamenti dell’Unione europea per la R&S militare grazie al supporto di ENAAT.
A 15 aziende il 52% del budget; a 5 Paesi (Italia inclusa) il 70%
La scheda pubblicata da ENAAT mostra che 15 aziende e centri di ricerca rappresentano da soli il 52% del budget stanziato nel periodo 2017-2020: principalmente produttori conglomerati di armamenti come Leonardo (n. 1), Thales (n. 2) e Airbus (n. 5) e grandi aziende come Indra (n. 3) o Safran (n. 5). Sei di loro erano membri di un “Gruppo di personalità” incaricato nel 2016 di fornire consulenza alla Commissione europea sull’istituzione di tale programma, un chiaro conflitto di interessi.
Per quanto riguarda i Paesi, i primi 5 Paesi ottengono il 70% dei fondi stanziati finora. In particolare le quattro maggiori potenze militari europee, Francia, Italia, Spagna e Germania, ricevono quasi due terzi del budget. Inoltre, combinando altre fonti di informazione come il database ExitArms.org e il Corruption Tracker, risulta chiaro che la maggior parte di questi grandi beneficiari è coinvolta in consegne di armi controverse e/o deve affrontare gravi accuse di corruzione.
«Il Fondo europeo per la difesa ha esacerbato la corsa alle armi»
Già nel 2016 la rete ENAAT aveva sottolineato come il Fondo europeo per la difesa avrebbe esacerbato la corsa agli armi a livello globale. Purtroppo, i dati oggi disponibili lo confermano: l’industria militare sovvenzionata dall’Unione europea esporta equipaggiamenti militari verso Paesi autoritari e/o belligeranti o in preda a conflitti interni, con un rischio molto elevato che queste armi vengano utilizzate per reprimere i civili o in zone di conflitto.
Per quanto riguarda le accuse di corruzione, l’erogazione di fondi a queste società non viola la normativa europea finché non c’è una condanna giudiziaria. Tuttavia, ci si dovrebbe comunque interrogare sulle implicazioni morali, etiche e legali di un continuo sostegno finanziario a queste società, in presenza di prove di corruzione.
* da Valori
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