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“Avanza il welfare dei miserabili”. La politica che punta al tracollo dello Stato sociale

L’Italia è diventata il fanalino di coda dell’Unione Europea, precipitata com’è in fondo alle statistiche per quanto riguarda la precarietà del lavoro, l’età del pensionamento e il basso importo delle pensioni, ma anche per i tagli allo Stato sociale a cominciare dalle prestazioni sanitarie diventate irraggiungibili a causa delle lunghe liste di attesa, l’abolizione del reddito di cittadinanza e la mancanza di un salario minimo adeguato al costo della vita”.

E’ un quadro a tinte davvero fosche quello illustrato agli studenti del corso di Economia dello sviluppo dal prof. Luciano Vasapollo, decano di economia all’Università La Sapienza, e da Pasquale Tridico presidente dell’Inps (purtroppo ancora per poco) oltre che docente di Roma Tre, che in un seminario tenuto al Centro Universitario Marco Polo hanno denunciato insieme “le difficoltà indotte sul sistema pensionistico da una dinamica salariale insufficiente anche sul piano contributivo, che pone criticità considerando la necessità di una indicizzazione dei ratei per tutti i pensionati, seppure non al 100%”.

I due economisti hanno convenuto sulla necessità di mettere al centro la questione del lavoro, un cambiamento di prospettiva rispetto alla visione neo capitalistica che guida le scelte del Centrodestra. Questo risolverebbe il problema dello Stato sociale perché, ha scandito Vasapollo, “non si risolve il problema della ricchezza sociale del paese se non si fanno investimenti a carattere sociale, se non si incrementa la spesa sociale e non si aumenta la produttività, ma essa deriva ovviamente dagli incrementi degli investimenti in alta tecnologia e deve trasformarsi in ricchezza diffusa”.

Servono investimenti che creino lavoro, ma il lavoro non basta: “deve essere lavoro buono cioè regolare e adeguatamente retribuito, perchè la sostenibilità previdenziale di domani dipenderà dalla creazione di lavoro buono, a tempo pieno, a pieni diritti”, ha rimarcato Tridico. 

Anche secondo Vasapollo, “il problema è la qualità del lavoro e la qualità dei servizi. Abbiamo pensioni sempre più da fame e con il contributivo si arriverà ad avere ratei sempre più bassi per quanti alla fine dei loro anni di lavoro avranno questo diritto, perché molti non hanno lavoro regolare e vivranno ancora di lavori in nero, di lavoro non dichiarato”.

Una situazione aggravata dai tagli al welfare, “da una sanità che non funziona (per avere per prenotare una TAC o altre prestazioni con il CUP ci vuole un anno un anno e mezzo) e un’istruzione ridotta ovviamente ad una condizione da paese emergente non da paese a capitalismo avanzato pensioni appunto da fame e un attacco veramente incredibile a quelle che sono delle forme normali di ascensore sociale, di possibilità di avanzamento sociale o di protezione sociale: c’è l’attacco al reddito di cittadinanza ed è vergognoso il fatto che non si voglia mettere in Italia un salario minimo”. 

Ma questi squilibri – ha chiarito Vasapollo – non sono soltanto il frutto di posizioni di centrodestra, più o meno gli stessi errori li ha compiuti il centro-sinistra e c’era una complicità assoluta da parte dei sindacati confederali a cominciare dalla CGIL, che di fatto concordano con il padronato e il governo quale politica economica e sociale perseguire”.

E Tridico ha aggiunto: “esiste un collegamento divenuto più stretto tra politica economica e sociale. Per esempio, con l’introduzione del sistema contributivo per le pensioni andrebbero migliorate la quantità e la qualità dell’occupazione allo scopo di evitare per il domani pensioni povere e una massa di anziani da assistere”.

Questo – ha osservato il presidente dell’INPS – è vero tanto più in un quadro di preoccupante declino demografico come quello attuale. Ci sarebbe poi da affrontare anche un problema di natura strutturale, quello della differenziazione delle età di pensionamento sulla base del lavoro svolto, muovendo dalle risultanze statistiche, cioè dai dati che confermano come le persone povere muoiano prima di quelle ricche”.

Al seminario è intervenuto anche il prof. Cristiano Colombi, docente alla Sapienza di Economia delle Imprese Turistiche che ha messo in relazione i due libri dei relatori: “Fire in the Sky” (firmato da Vasapollo insieme Rita Martufi del CESTES per l’edtrice Armadillo) e “Il lavoro di oggi la pensione di domani” (firmato da Pasquale Tridico con Enrico Marro del Corriere della Sera, per l’editrice Solferino).

Se indaghiamo la crisi solo in termini di variabili economiche (occupazione o disoccupazione, inflazione o deflazione, credito e investimenti, salari e lavoro, ecc.), probabilmente non saremo in grado di identificare l’intera gamma delle attuali dinamiche socio-economiche. La crisi economica non è, infatti, un evento straordinario”, ha rilevato Colombi. 

A margine del semnario Vasapollo ha voluto ringraziare Tridico per il suo impegno e il presidente uscente dell’Inps ha assicurato la propria volontà di continuare nella collaborazione scientifica tra le rispettive università e cattedre di economia.

 * da Il Faro di Roma

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