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Festival di Venezia. “Spegnete i riflettori sugli stupratori”

Come attiviste transfemministe abbiamo organizzato un’azione di contestazione durante il red carpet di Woody Allen per protestare contro la scelta della Mostra del Cinema di Venezia che quest’anno ha deciso di dare spazio a tre registi accusati di molestie sessuali e stupro. A questi si aggiunge Luca Barbareschi che si è distinto per aver rilasciato svariate interviste con dichiarazioni sessiste, misogine, omofobe.
Nel momento in cui abbiamo cercato di usare i nostri corpi per dire ancora una volta “STOP RAPE CULTURE”, le forze dell’ordine hanno violentemente cercato di fermare l’iniziativa, strattonando, spingendo e afferrando con violenza lə attivistə.
Con un uso sconsiderato della forza, le forze dell’ordine hanno tentato di fermare un’iniziativa che intende sottolineare la responsabilità della Mostra nel continuare a dare rilievo a personaggi abusanti e violenti, così normalizzando la violenza di genere e la retorica con cui continua ad alimentarsi.Di seguito alleghiamo il comunicato completo.

Quest’anno la Biennale del Cinema di Venezia ha scelto di dare spazio a Woody Allen, Luc Besson e Roman Polanski, registi coinvolti in vicende di violenze sessuali contro donne, anche minorenni.

Le scuse accampate dal direttore della Mostra, Alberto Barbera, seguono il vecchio copione della distinzione tra l’uomo, responsabile davanti alla legge, e l’artista il cui genio non è mai giudicabile poiché superiore, e quindi libero da responsabilità terrene.

La violenza di genere patriarcale rimane in qualsiasi contesto un fatto collettivo, e decidere su chi accendere i riflettori significa compiere, ogni volta, una scelta politica.

Non fareste mai sfilare sul red carpet chi ha agito, solo per citare gli ultimi casi, gli stupri di Palermo, Caivano, Milano. La violenza di genere è sistemica: colpisce ogni ambito delle nostre vite ed è sostenuta da una precisa organizzazione economica, politica, sociale e culturale.

I mondi dell’arte e del cinema non fanno eccezione, e sono anzi scenari in cui spesso si amplificano gli squilibri di genere. Ne è un esempio Luca Barbareschi, presente alla Mostra in veste di produttore e regista, che definisce lo stupro come un gioco nel momento in cui afferma “Non ho mai avuto bisogno di trucchi per scopare”, e ridicolizza il gruppo di attrici che all’inizio del 2023 ha denunciato molestie sessuali subite nell’ambiente cinematografico.

La società patriarcale crede al genio-artista e non a chi ha subìto violenza sessuale. Pur di non offuscare l’immagine del genio-artista, la Biennale sceglie infatti di invisibilizzare la violenza sessuale e la relega anzi a materiale da tribunale, argomento non pertinente e al di fuori dei temi di competenza consoni a uno dei più prestigiosi festival del cinema europei.

Ignorando così il problema, la Biennale contribuisce a legittimare e alimentare la cultura dello stupro, ovvero un clima in cui la violenza sulle donne e di genere viene normalizzata minimizzata e incoraggiata dal suo continuo ripetersi. Se le violenze non vengono mai reputate abbastanza gravi o abbastanza credibili, e se chi le perpetra continua a non esserne mai ritenuto responsabile, le cose non potranno mai cambiare.

La Biennale sceglie di non interessarsi alla questione, ma noi sappiamo che lo spazio per parlare di violenza di genere è ovunque, perché ovunque accade e continua a propagarsi. Denunciamo oggi la condotta di luoghi come la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, che dovrebbero veicolare la cultura del consenso, del rispetto e del credere a chi subisce la violenza ma che di fatto scelgono di continuare a legittimare la cultura dello stupro.                    

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3 Commenti


  • Claudio

    Voglio raccontarvi una storoella: io vivo a Norimberga e nel centro storico della città c’è un piccolo monumento dedicato a dove I nazi bruciavano i libri.

    Non so bene perché ma voi me lo fate venire in mente. Avete suggerimenti?

    Claudio


    • Redazione Roma

      Le sue associazioni mentali sono del tutto fuori luogo e per molti versi inaccettabili


  • Claudio

    vuole essere un po’ più preciso per favore?

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