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Segreteria Schlein: cronaca di un fallimento annunciato

L’ho scritto subito dopo la sua elezione a segretaria del PD: la questione “Guerra e Pace” è dirimente e soltanto se Elly Schlein avesse deciso di rompere con il bieco servilismo ultra-atlantista degli ultimi trent’anni espresso da quel partito, assumendo finalmente una posizione chiara – non solo astratta – contro la guerra ma anche contro chi le guerre le vuole e le provoca (leggi la NATO ed i suoi servi sciocchi), allora si sarebbe potuto parlare davvero di “novità”, di “svolta” ecc.

D’altronde, c’è un rapporto di causa effetto tanto tra la posizione guerrafondaia dell’Italia e la spirale inflattiva che sta impoverendo fasce sempre più larghe di popolazione quanto tra l’aumento della spesa militare ed i sempre più consistenti tagli alla spesa sociale.

Abbiamo visto, invece, come la Schlein, già sul caso Ucraino, mentre cianciava nei talk televisivi di “dialogo” e di “più spazio alla diplomazia” poi in Parlamento Europeo votava a favore dell’invio delle armi all’Ucraina.

Ed ecco ieri la nuova perla, ovvero, la posizione favorevole del PD di Schlein nei confronti della vergognosa risoluzione all’Europarlamento su Israele e Gaza con cui si chiede, con una dose gigantesca di ignavia e di ipocrisia, una «pausa umanitaria» al posto del cessate il fuoco.

Ma se un partito politico, su un tema così importante oltre che drammaticamente attuale, non riesce ad esprimere nemmeno una posizione (magari anche complessa) e finisce per far andare i suoi parlamentari in ordine sparso ad una generica “manifestazione per la pace” (peraltro disertata dai più), semplicemente non è un partito ma una accozzaglia di cialtroni, arrivisti ed arrampicatori insaziabili, abbarbicati ai loro sistemi di potere e tenuti insieme soltanto dalla volontà di averne ancora o di più.

E la Schlein si dimostra che il solito specchietto per le allodole (come del resto le stesse “sardine”) con cui il PD ha cercato di darsi una “spolverata di sinistra”, senza peraltro invertire la tendenza al declino, visto che l’ultimo sondaggio Ipsos, pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera, sulle intenzioni di voto degli italiani, dà i Dem al 18,5%.

Il dato più basso per la segretaria Schlein, ovvero, la certificazione del fallimento dell’operazione riverniciatura di un partito strutturalmente intrecciato con gli apparati e gli interessi che contano, dentro e fuori il partito. 

E lei, la Schlein, ormai pesce in barile, non riesce nemmeno più ad organizzare un discorso di senso compiuto, costretta com’è a mediare continuamente tra una decina di correnti tanto da diventare una delle più prolifiche produttrici di supercazzole del panorama politico italiano (Crozza docet).

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