ROMA finalmente si è unita alle grandi città del mondo con un corteo immenso, che ha gridato con decine e decine di migliaia di voci: PALESTINA LIBERA.
Si è rotta quella cappa di passività che sembrava condannare il nostro paese oramai ai margini delle lotte e delle mobilitazioni.
La più grande manifestazione da molto tempo, almeno dal 15 ottobre del 2011, ha visto la presenza entusiasmante delle e dei giovani palestinesi, una vera forza della natura, avanguardia dei figli dei migranti che sempre più si fanno sentire nelle nostre città.
E poi una marea di ragazze e ragazzi, la grande maggioranza della manifestazione era sotto i trent’anni. Un evento che non si vedeva dai tempi di Genova 2001. Naturalmente c’erano anche i militanti di tante lotte, che hanno visto con gioia che una nuova generazione si sta radicalizzando e scende in campo.
La Palestina è uno spartiacque politico, morale, storico. E come sempre quando precipitano i grandi eventi e le grandi scelte, i giovani ci sono. Quello sulla Palestina è un movimento mondiale che rompe tutti gli schemi del palazzo.
Un movimento che non solo è al fianco di un popolo oppresso, ora colpito da genocidio. Ma che coglie l’occasione di questa scelta di campo per iniziare a fare i conti con il sistema di poteri e valori occidentali, che oggi guida e sostiene lo sterminio palestinese.
La bandiera della Palestina non viene sventolata solo contro Netanyahu e Biden, ma contro tutto il sistema ipocrita e feroce che li sostiene. Quella bandiera sta diventando un simbolo di lotta e riscatto mondiale, come quella del Vietnam sessant’anni fa.
In questa manifestazione enorme, le sole forze sindacali presenti erano quelle di base, le sole forze politiche quelle di Unione Popolare e della sinistra antagonista.
Nessun parlamentare era presente; mentre il giorno prima i mass media si erano sbizzarriti su presenze ed assenze ad un presidio pacifista di duecento persone convocate da CGIL ARCI ANPI.
Eravamo abituati al fatto che il palazzo andasse per conto suo abbandonando il popolo. Ora abbiamo avuto un primo segnale che anche il popolo può mettersi ad abbandonare il palazzo.
Se stampa e tv italiane non fossero in gran parte ridotte, dal loro servilismo, alla ottusità larvale, dovrebbero darsi da fare per provare a capire e spiegare ciò che sta succedendo.
Una manifestazione da sola non cambia le cose, ma può essere un segnale che le cose stanno cambiando. Intanto siamo fieri di esserci stati.
Ci rivediamo il 4 novembre. E sempre di più e ovunque gridiamo #FreePalestine.
Le foto sopra sono di Patrizia Cortellessa. Quelle che seguono arrivano da vari manifestanti
La diretta di tutta la manifestazione.
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Enzo Pavoni
Finalmente un segnale incoraggiante, alla faccia del servilismo, del conformismo e delle scelte a-critiche del nostro Paese e di gran parte di quelli occidentali. Un segnale ancor più avvalorato dalla presenza di tanti giovani.
Giancarlo Staffo
Suggerisco di fare più inquadrature dall’alto come si è visto i alcuni filmati per rendere più visibile la forza della manifestazione
Angelo De Marco
fra le varie schifezze della ” Repubblica” e del ” corriere della sera” pur di denigrare e screditare la manifestazione il massimo per la sua ignoranza e ottusità e anche involontario divertimento è che in uno dei due quotidiani on line c’era scritto che c’erano anche manifestanti con la maglietta del Celtic…. ammazza che accusa. io ne ho visto addirittura uno con la maglietta della Roma e uno con quella del Brasile . PS non ho capito se il brutto secondo sti giornali e’ che i tifosi del Celtic sono antifascisti e pure cattolici chissà
carlo
Non c’ero, avrei voluto esserci, ma ho pianto di gioia, a 650 km. di distanza, a vedere chi invece c’è stato.
Si sta rialzando il vento?
Giorgio Casacchia
esatto, anche il popolo può abbandonare il palazzo, anzi deve. riecheggiando Tronti, il capitale ha bisogno del popolo, il popolo non ha bisogno del capitale
Redazione Contropiano
Giusto…. peccato che Tronti, il palazzo, lo abbia sempre preferito al popolo…