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La scorta mediatica del genocidio del popolo gazawi nella Rai

A più di tre mesi dall’inizio dell’invasione della Stricia di Gaza da parte delle forze di occupazione israeliane e del massacro ininterrotto dei civili palestinesi che ne è conseguito, continuano le aporie e le amnesie di #Rainews24 che, stamane, titolava: “oltre 27mila e 300 morti da inizio conflitto“.

Intanto, si enuncia un numero astratto di vittime senza specificare chi siano negandone, così, anche da morti, l’identità e la dignità di esseri umani. Il che fa il paio con la considerazione che il governo di Israele ha dei palestinesi (tutti): animali, “untermenschen“, niente.

E poi, se i morti in questione sono al 99,9% palestinesi, com’è possibile continuare ad usare la definizione “conflitto” o “guerra” riferendosi a ciò che sta succedendo a #Gaza da quasi 4 mesi?

Insomma, appare evidente come anche il “servizio pubblico televisivo” offerto dal canale di informazione Rainews24:

1. se ne freghi altamente delle conclusioni della Corte Penale Internazionale dell’ONU la quale, riferendosi ad alcune azioni compiute da Israele nei confronti del popolo di Gaza, nel primo verdetto in esiti al procedimento intentato dal Sud Africa contro Israele, ha messo, nero su bianco, il termine “genocidio” per qualificare e condannare l’aggressione indiscriminata delle IDF nei confronti della popolazione civile palestinese;

2. continui imperterrito nella gestione propagandistica embedded e collaborazionista nei confronti di Israele continuando a fargli da “scorta mediatica”.

Ovviamente questa linea è anche quella di tg1, tg2 e, con qualche molto vaga concessione “umanitarista”, anche quella del tg3.

Anche lì le corrispondenze sono sempre da Tel Aviv e mai, dico, mai, una parola di solidarietà con i 117 (centodiciassette, per ora) “colleghi” uccisi a Gaza dai cecchini o dalle bombe israeliane.

Mai una parola di pietà per i più di 10.000 bambini uccisi dagli attacchi aerei e dalle operazioni di terra israeliane nella Striscia dal 7 ottobre ad oggi.

E men che meno, con gli stessi cittadini israeliani che condannano le atrocità sioniste. Come, ad esempio, Mein Bruchin, professore israeliano, arrestato proprio ieri per un post su Facebook perché aveva criticato i danni causati a persone innocenti a Gaza e, per ciò stesso, accusato di sostenere il terrorismo e subito licenziato (da Angela Nocioni, l’Unità).

Ma, allora, cos’è il “servizio televisivo pubblico“?

I telegiornali e/o i canali di news del servizio televisivo pubblico dovrebbero fare unicamente e semplicemente informazione e, invece, continuano a diffondere esclusivamente la narrazione cara al potente di turno (ieri gli USA e la NATO, oggi Israele) anche davanti ad un massacro di proporzioni inaudite come quello ancora in corso a Gaza.

E, se così stanno le cose, perché mai dovremmo continuare a pagare un canone annuo che, peraltro, è stato associato, alcuni anni fa alla bolletta della luce?

Perché, nell’ambito delle attività di boicottaggio e disinvestimento nei confronti di Israele, non fare uno sciopero del canone televisivo pagando esclusivamente la parte della bolletta relativa ai consumi di energia elettrica?

È vero che queste attività sono molto più efficaci quando colpiscono gli interessi delle aziende israeliane e quelli delle multinazionali in cui Israele ha una forte partecipazione azionaria.

Ma non sarebbe ora di chiedere conto alla RAI, in quanto servizio pubblico, che trae buona parte dei suoi finanziamenti dalla fiscalità pubblica, del modo vergognoso con cui sta coprendo mediaticamente l’orrore del massacro quotidiano di civili palestinesi e la distruzione di un’intera comunità con metodi che, in quanto a crudeltà e ferocia, non sono molto dissimili da quelli usati dai nazisti nel ghetto di Varsavia, tra il 23 luglio ed il 21 settembre del 1942?

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2 Commenti


  • Pasquale

    Ma no!!!! Il prezzo del canone lo vale anche da solo il grande ‘FESTIVAL’. Sulle ‘cose serie’ siamo seri.


  • Mauro

    Ma dei ‘servizi'(etti) degli inviati della Rai in Ukraina ne vogliamo parlare? Vorrei sapere Chi gli dice di dire quello che dicono….

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