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No all’estradizione in Israele di Anan Yaeesh. Striscione a Pescara, domenica manifestazione a Terni

Il prossimo 12 marzo è prevista la Camera di consiglio del Tribunale de L’Aquila sull’estradizione in Israele di Anan Yaeesh, rifugiato politico palestinese in Italia.

Anan Yaeesh è stato arrestato lo scorso 29 gennaio a L’Aquila in seguito alla richiesta di estradizione presentata dalle autorità israeliane, nonostante avesse un regolare permesso di soggiorno con protezione speciale ed è attualmente detenuto nel carcere di Terni.

Anan attivista politico Palestinese proviene dalla Cisgiordania. Ha lasciato la Palestina nel 2013 dopo un arresto e varie torture subite dalle autorità israeliane, si reca in Norvegia fino al 2017 per curarsi dai traumi riportati a causa delle lesioni subite in carcere, si sottoporrà a diversi interventi chirurgici. Nel 2017 arriva in Italia dove nel 2019 ottiene un regolare titolo di soggiorno. Dal 2023 risiede a L’Aquila.

Gli avvocati di Yaeesh – Flavio Rossi Albertini e Stefania Calvanese – hanno depositato un’istanza alla Corte d’appello dell’Aquila per chiedere la revoca della detenzione mentre la Corte ha fissato una camera di consiglio il prossimo 12 marzo in cui si discuteranno le istanze presentate dai legali della difesa.

Mercoledi uno striscione di solidarietà con Anan Yaesh è stato iissato sul Ponte del Mare a Pescara. Per domenica 10 marzo è stata convocata una manifestazione a Terni dove Anan è detenuto in carcere, mentre per il 12 marzo è stato convocato un presidio di solidarietà a L’Aquila dove si discuterà il ricorso presentato dai legali per la sua scarcerazione.

“Approvare l’estradizione di Anan Yaeesh – denuncia l’Assemblea per la Palestina pescarese – vuol dire esporlo ad un rischio di morte concreto ed estremamente probabile”. Nello stesso comunicato viene sottolineato come “le accuse contro di lui sono poco chiare e confuse: nel fascicolo, incompleto, si accusa l’uomo di aver finanziato la ‘brigata di autodifesa di Tulkarem’ e il suo campo profughi, di circa 100mila abitanti. L’illegittimità dell’estradizione è chiara ed inequivocabile alla luce della legittima attività politica di Yaeesh nel contesto della seconda Intifada: il diritto internazionale riconosce la legittimità della resistenza, anche armata, come strumento di liberazione da una forza occupante”.

L’Assemblea per la Palestina ipotizza anche irregolarità in termini di difesa di diritti umani. “Per la legge italiana – viene ricordato – l’estradizione non è concessa quando vi è ragione di ritenere che l’imputato verrà sottoposto ad atti che configurano/costituiscono la violazione dei diritti fondamentali della persona, condizione nota e sistemica delle carceri israeliane”

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  • Andrea Vannini

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