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Migliaia in piazza contro il governo Meloni. Due piazze di due paesi diversi

Alcune prima valutazioni sulla manifestazione nazionale di ieri:

Le due manifestazioni di sabato a Roma sono state molto più di due piazze contrapposte. Sono in piccolo due idee di Paese diverso. Anzi, due Paesi diversi.

A Piazza del Popolo, con Meloni, il Paese di Intesa SanPaolo e delle banche, di Salini-Impregilo e dei grandi costruttori, di Briatore e dei balneari, di Roccella e degli antiabortisti, di Piantedosi e di quelli che parlano di ‘carichi residui’, di Leonardo e delle imprese delle armi, degli amici di Netanyahu e dei complici del genocidio in Palestina.

A Piazza Vittorio il Paese di Angela che non riesce più a pagare alla banca il mutuo variabile, di Peppe che vuole che i miliardi stanziati vengano usati per gli interessi delle popolazioni di Calabria e Sicilia, di Marica, lavoratrice da anni presso un lido, sempre con salario da fame e zero giorni di riposo, di Rossella che ha abortito e non si sente in colpa e non vuole l’Inquisizione nei consultori, di Lorenzo studente ucciso in alternanza scuola-lavoro, di Soumaila che lavora nei campie si batte per un contratto regolare e un salario minimo di 10€ l’ora, di Giulia che da mesi partecipa a tutti i cortei per laPalestina e oggi è in una delle acampadas universitarie che rivendicano lo stop al genocidio israeliano.

Le oltre diecimila persone presenti, le sessantanove organizzazioni e associazioni aderenti (da Potere al popolo!, ai sindacati di base come USB, agli studenti che hanno animato in prima linea il movimento di solidarietà con la Palestina, a movimenti ecologisti come i No Ponte, ad avanguardie di classe come i portuali di Genova, e molti altri), rappresentano quel pezzo di società chi si batte per la trasformazione sociale e politica nell’interesse della maggioranza che produce la ricchezza del nostro Paese.

Il messaggio che viene dalla grande manifestazione di oggi è chiaro: non siete soli, non siamo soli, si può reagire alla barbarie, ai salari da fame e a un genocidio in corso. C’è un pezzo di paese che vive al di fuori del teatrino della politica e della propaganda di Meloni e co. e che ha bisogno di riferimenti chiari per attivarsi.

Usciamo dall’isolamento e dalla passività.

Come scriveva il grande scrittore e dirigente palestinese Ghassan Kanafani: “ti spetta qualcosa in questo mondo perciò alzati”!

Potere al Popolo

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Qui di seguito il comunicato dell’Unione Sindacale di Base

Pienamente riuscita la manifestazione nazionale del 1° giugno

La manifestazione contro il Governo Meloni e l’economia di guerra è riuscita nel suo obiettivo di mostrare che esiste in questo Paese una opposizione politica, sindacale e sociale che non si lascia incantare dalle chiacchiere del circo mediatico e prova a rispondere ai bisogni e alle necessità della classe lavoratrice. 

Una classe scomposta scientificamente in questi decenni, che USB si è data il compito di organizzare costruendo un senso di appartenenza e di coscienza collettivo: lo abbiamo visto nel nostro nutrito e rumoroso spezzone, fatto innanzi tutto dai nostri fratelli immigrati, sui quali si scarica la parte più pesante delle politiche padronali e dello sfruttamento, passando dai lavoratori di tutti i settori pubblici e privati, ai pensionati, a chi lotta per la casa e per il reddito, al mondo sempre più numeroso di lavoratori sottopagati e precari.

Tutti accomunati da un tema, quello del rifiuto della Guerra, del sostengo costante alla causa palestinese, una battaglia di umanità e giustizia che oggi sta attraversando le piazze del mondo intero e, pur in questo momento tragico, ci spinge a lottare più che mai. 

La lotta per il salario, per la sicurezza sui posti di lavoro, per un grande piano di assunzioni statali, per politiche economiche e industriali di rilancio complessivo del paese, per la riduzione dell’orario di lavoro sono al centro del nostro percorso e delle lotte che dovranno crescere di intensità e di forza nei prossimi mesi. 

Dobbiamo fermare la guerra ma dobbiamo fermare anche questa deriva autoritaria, repressiva, antisociale, razzista che sta avvelenando la società. 

La piazza di oggi ci consegna forza, speranza e responsabilità per svolgere il nostro compito.

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2 Commenti


  • Joe

    Bisogna ribellarsi allo stato delle cose, ma resta un concetto: di fatto non si ribellano che pochissimi.
    Questo nodo pare non sciogliersi.
    Che fare?


    • Redazione Roma

      lavorare e agire per crescere

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