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Persino la Corte dei Conti invita a sostenere la sanità pubblica

Enrico Flaccadoro, membro della Corte dei Conti, è stato ascoltato in audizione presso la Commissione Affari sociali della Camera in merito al progetto di legge “Disposizioni concernenti finanziamento, organizzazione e il funzionamento del SSN”, oggi sotto studio.

Si tratta di un testo che tocca molti punti, e prevede anche una delega al governo per il riordino delle agevolazioni fiscali per l’assistenza sanitaria complementare. Flaccadoro ha esaminato tutto il progetto, e si è concentrato sulla questione delle coperture economiche.

Il giudizio è stato subito espresso in maniera molto netta e chiara. La Corte aveva “già sottolineato come il livello di spesa sanitaria in Italia sia più contenuto degli altri paesi UE”.

Ciò spinge a riguardare la spesa sanitaria e va considerato anche che la spesa sanitaria privata sta crescendo in modo consistente, con una forte differenza della capacità di spesa tra fasce più e meno agiate della popolazione”.

C’è dunque bisogno di mantenere un livello di spesa pubblica elevato”. Questa è la conclusione, che però poco si adegua sia al nuovo Patto di Stabilità, sia alle scelte politiche degli ultimi anni e alla pietra tombale sul SSN che sarà l’autonomia differenziata.

All’articolo 1 della norma proposta, viene scritto che si vorrebbe portare la spesa sanitaria pubblica all’8% del PIL. Stando alle analisi della Fondazione Gimbe, al 2024 si prevede che la percentuale si fermerà al 6,4: come si possa trovare più di un punto e mezzo di PIL sotto infrazione UE è da capire.

Nel testo si legge che si vorrebbe inoltre usare l’indice di deprivazione per redistribuire le risorse tra le varie regioni, rispondendo all’esigenza di assottigliare le asimmetrie del paese.

E tuttavia, Flaccadoro ha sottolineato anche come, poiché si tratta di valori che fluttuano negli anni, ciò potrebbe rendere difficile la programmazione economica e finanziaria della sanità pubblica.

Giampaolo Arachi, del Consiglio dell’Ufficio parlamentare di bilancio della Camera ha tenuto a ribadire che il SSN mostra ancora una forte resilienza. Ma anche lui non ha potuto evitare di sottolineare la situazione arretrata rispetto alle altre economie avanzate.

Egli ha preso a riferimento i dati del 2021, che tenevano conto anche dei trasferimenti Covid. La situazione non era comunque migliore: “la quota del 7% del Pil nel 2021 per la sanità è più bassa della media dei paesi UE ed anche la spesa pro capite è più bassa sia della media UE sia dei paesi Ocse”.

Oggi, “sono di nuovo diffuse le preoccupazioni su personale e liste d’attesa” e le storture, se non risolte, porteranno il SSN a perdere la capacità di risposta alle esigenze sanitarie della popolazione che ancora mantiene.

Difficile immaginare possa accadere con questo governo e dentro la gabbia dell’austerità europea.

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