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Sierra Maestra 2024: intervista a una nuova generazione di comunisti

Incontriamo Ada, Antonio, Francesca e Tommaso di Cambiare Rotta e di OSA di ritorno dalla Terza Edizione del Campeggio “Sierra Maestra”, che si è svolto nei giorni 18, 19, 20, 21 luglio a Paestum (Salerno).

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Guardando foto, commenti e video, circolati sui vari social, ma anche dalla nostra presenza durante alcune giornate trascorse a Paestum abbiamo percepito che questo appuntamento sia pienamente riuscito. I numeri delle presenze delle compagne e dei compagni, la ricchezza e l’intensità dei dibattiti svolti, l’articolazione programmatica emersa dai vari Tavoli di Lavoro ma anche il protagonismo militante espresso nella gestione materiale del Campeggio (Accoglienza, Pulizia, Pranzi e Cene, i momenti di socialità e di vita collettiva…) sono un risultato positivo che può inorgoglire CR e OSA. Un buon viatico per continuare nella complessa ma entusiasmante sfida culturale, teorica e pratica che comporta la costruzione, nel nostro Paese, di una moderna e riqualificata Organizzazione Giovanile Comunista.

Che valutazione fate a pochi giorni dalla chiusura del Campeggio?

Il Sierra Maestra Camp 2024 è stato un momento fondamentale per l’attività politica di Cambiare Rotta e OSA: non solo un’occasione di bilancio a fronte di un anno politico molto intenso, ma soprattutto un momento di sintesi e di rilancio verso i prossimi mesi. Dal 18 al 21 luglio centinaia di compagni e compagne da tutta Italia si sono riuniti a Paestum dando vita a intense giornate di discussione e formazione politica con anche ospiti da diverse realtà – che ringraziamo nuovamente per la disponibilità al confronto – e tantissime e variegate attività ludiche e di socialità come i tornei sportivi e i giochi di gruppo. È stata infatti un’opportunità per lavorare non soltanto allo sviluppo di una comprensione sempre maggiore delle contraddizioni che caratterizzano questa fase storica e del ruolo della nostra soggettività, ma anche alla costruzione di rapporti sociali fuori dalle logiche di sopraffazione e dell’individualismo sfrenato.

Il Sierra Maestra Camp dalla sua prima edizione è cresciuto ogni anno: non soltanto in termini di partecipanti, ma anche nella sua proposta generale e nella complessa struttura organizzativa dietro di essa. Sicuramente questo rispecchia l’andamento dell’organizzazione giovanile negli anni, ma si è trattato di un evento che non sarebbe stato possibile senza l’impegno militante dei compagni e delle compagne che si sono dedicati alla sua costruzione con una disciplina dovuta a una prospettiva politica collettiva condivisa.

 

Le compagne e i compagni di CR e di OSA sono approdati al Campeggio dopo un anno politico ricco di avvenimenti e di impegni collettivi. Un arco temporale in cui i militanti di CR ed OSA hanno impattato non solo con le questioni strutturali e sociali che riguardano la Scuola, l’Università e la generalità della Questione Giovanile – attraverso le multiformi modalità con cui si connaturano i dispositivi del dominio capitalistico sulle nuove generazioni – ma impattando con il riverbero politico/sociale posto dagli avvenimenti post 7 Ottobre (Palestina e Medio Oriente), con le conseguenze del conflitto in Ucraina e la rinnovata aggressività del blocco Euro/Atlantico e, più compiutamente, con la dialettica guerra esterna/guerra interna che caratterizza l’azione della governance dei governi europei e, ovviamente, quello italiano. Potremmo affermare che i mesi alle nostre spalle sono stati segnati da una tensione politica tendente a delineare una linea di condotta Internazionalista in grado di interpretare il susseguirsi di avvenimenti di grande portata cercando di esprimere – come Organizzazioni giovanili comuniste – una funzione d’avanguardia e di lotta.

Come si è configurata la vostra azione dentro questo contesto e che indicazioni politiche ricavate per il prossimo periodo?

La crisi di egemonia della borghesia occidentale apre delle possibilità concrete per una ripresa del conflitto a partire dai settori giovanili del nostro paese, come abbiamo potuto constatare empiricamente dalla pandemia in poi con il protagonismo degli studenti contro l’alternanza scuola-lavoro, la radicalizzazione delle mobilitazioni contro l’infarto ecologico del pianeta, la solidarietà al popolo e alla resistenza palestinese e le tende nelle università contro gli accordi tra gli atenei e la filiera della guerra. Chiaramente la crisi di per sé non determina un “crollo del sistema” – dunque – il ruolo centrale lo gioca la soggettività organizzata. O meglio, la capacità non solo di cogliere le tendenze generali e le rotture che si producono nel processo storico ma di saper individuare i punti di caduta concreti delle contraddizioni negli ambiti di massa in cui siamo inseriti, cioè le scuole e le università come apparati di riproduzione ideologica e materiale dello status quo dei rapporti sociali di dominio del capitale.

Per questo – per noi l’Internazionalismo non può e non deve essere solo un feticcio ideologico ma un elemento fondante della nostra identità e dell’attività politica quotidiana, soprattutto in una fase in cui la Storia si è rimessa in moto e ci obbliga a fare la nostra parte raccogliendo l’esempio che ci viene dai popoli che si sollevano nel mondo e portare il conflitto contro i nemici di casa nostra, insomma per non essere solo spettatori, ma aprire “10, 100, 1000 Palestina” nel nostro paese dove abbiamo visto movimenti esprimersi in solidarietà al popolo palestinese, toccando il loro punto più alto proprio nelle università con tendate, scioperi della fame e alleanze con docenti, ricercatori e lavoratori.

Da questo ragionamento ne deriva anche l’adesione convinta di Cambiare Rotta e Osa alle iniziative generali contro la rinnovata aggressività del blocco euro-atlantico e della Nato nella prospettiva di costruzione un’opposizione politica alle “nostre” complicità: fianco a fianco con la pratica del sindacalismo conflittuale dell’USB nel blocco delle armi nei porti e nei luoghi di lavoro, con le realtà e le organizzazioni palestinesi e così come anche nella costruzione della data nazionale del 1 giugno con Potere al Popolo e altre forze politico/sociali contro le complicità del Governo Meloni.

 

I Tavoli di Lavoro ma anche alcune sintesi illustrate nell’assemblea plenaria di chiusura del Campeggio che avete prodotto hanno affrontato i vari versanti del Lavoro di Massa di CR e di OSA (intesi sempre nel complessivo piano di lavoro della Rete dei Comunisti) e i correttivi politici ed organizzativi che servono per far maturare e sperimentare collettivamente una omogeneizzazione dell’impegno militante.

Volete illustrarci il tracciato d’impostazione politico e le direttrici per l’azione che avete individuato per meglio riorganizzare, centralizzare e rilanciare, a tutto campo, la vostra iniziativa?

Dalle esperienze di lotta in cui siamo stati protagonisti in questi anni (dalle occupazioni studentesche della Lupa al “movimento delle tende” e dell’Intifada studentesca) ci siamo interrogati sull’andamento delle riforme e controriforme che le classi dirigenti stanno portando avanti su scuole e università e, dunque, su quali possibili terreni di lotta andare a costruire un radicamento di massa dell’organizzazione nei settori studenteschi.

Rivedersi in una falce e martello oggi non basta: occorre un’organizzazione capace di sporcarsi le mani ogni giorno in ogni terreno di lotta e di scontro dalle contraddizioni materiali più specifiche alla costruzione di una proposta politica alternativa sul mondo della formazione complessivamente.

Siamo infatti coscienti che dagli ITS ai licei, dagli atenei ai centri di ricerca, oggi la classe dominante ha un piano di attacco complessivo che intende bruciare le ultime tappe rimaste – gli ultimi residui di formazione pubblica, welfare studentesco, ricerca libera ecc. – per l’adeguamento completo della filiera formativa alle necessità di tenuta economica e ideologica nel periodo di crisi nera che il sistema stesso attraversa. I tavoli di discussione specifica del campeggio hanno ripercorso e analizzato fenomeni e contraddizioni specifiche di ogni genere: dall’imporsi sul mercato delle università telematiche alla contro-riforma dei 60CFU per l’accesso all’insegnamento, dall’alternanza scuola-lavoro alla riforma di tecnici e professionali, dalla rappresentanza nei consigli d’Istituto dei plessi di tutta Italia e nelle consulte provinciali studentesche alla rappresentanza negli organi di prossimità (consigli di corso, di dipartimento, assemblee di Facoltà ecc.) e centrali degli atenei, come i Senati Accademici a cui quest’anno abbiamo dato battaglia “dall’esterno” contro le complicità con Israele e la filiera bellica.

 

Tra i vari dibattiti serali al Campeggio di Paestum c’è stata la presentazione del libro della Rete dei Comunisti “Il giardino e la giungla – Modo di Produzione Capitalistico e frantumazione del mercato mondiale”. Un testo che raccoglie gli interventi di compagni, economisti e vari ricercatori politico/sociali che animarono l’omonimo Forum (2023) in cui si avviò la discussione circa i caratteri (politici, economici, militari) della nuova fase di competizione globale internazionale che sta, prepotentemente, segnando questo scorcio del MPC. Tale presentazione – però – a differenza di quelle che si sono tenute nelle varie città d’Italia, si è concentrata sul metodo di approccio della Rete dei Comunisti a questa necessità teorica ed analitica e sul conseguente stile di lavoro che ne deriva per adeguare progressivamente l’Organizzazione nella sua complessità (anche lo “specifico giovanile”) alle nuove ed inedite condizioni politiche e sociali. Un Nuovo Impegno che deve rivoluzionare i caratteri – individuali e collettivi – della militanza comunista la quale ha la necessità di operare un deciso salto politico qualitativo e quantitativo per essere in grado di affrontare i complicati tornanti della lotta di classe, in Italia e non solo. Assistendo a questo dibattito – introdotto tra l’altro da un giovane compagno – si è colto una disponibilità alla comprensione, una attenzione non formale a temi affrontati e una condivisa spinta/richiesta verso ulteriori momenti di approfondimento e di formazione politica.

Come è stato vissuta tale discussione e che sedimenti lascia tra i giovani compagni presenti al dibattito?

L’iniziativa “il Giardino e la Giungla: una questione di metodo”, organizzata con la presenza dei compagni della Rete dei Comunisti, è riuscita a svolgere una funzione fondamentale all’interno del fitto programma del campeggio ovvero andare ad analizzare il delicato rapporto dialettico che corre tra oggettività e soggettività, tra la fase storica e l’organizzazione, tra contraddizioni e prospettiva, necessaria e fondamentale per ogni organizzazione comunista che abbia la pretesa di chiamarsi tale.  Abbiamo ripreso l’analisi sul passaggio da mondo unipolare a multipolare, il passaggio dalla mondializzazione capitalista a tutto campo alla rottura della stessa e alla frammentazione del mercato mondiale entrando nelle dinamiche della crisi del Modo di Produzione Capitalista e lo scontro tra capitalismi e il protagonismo delle variegate economie emergenti nella crisi dell’Occidente.

Per giovanissimi “nati e cresciuti nella crisi”, nell’ideologia del “thereis no alternative”, nella fase a più bassa conflittualità sociale in occidente da decenni, e in una costante ricerca di capisaldi ideologici, l’analisi meticolosa della realtà – oltre che necessaria – è fondamentale per acquisire un metodo di lavoro, un approccio alla realtà indispensabile per continuare nella costruzione dell’organizzazione comunista adeguata alla fase. Proprio in questo senso è stato fatto riferimento all’appuntamento del Forum che la Rete dei Comunisti sta organizzando per il prossimo Ottobre – “Elogio del comunismo del ‘900” – sul recupero del bagaglio storico e politico dell’esperienza comunista del Novecento. Un primo, significativo, appuntamento che, insieme alle prospettive di mobilitazione su scuole e università, dal Sierra Maestra Camp ci proietta già nel prossimo autunno di lotta.

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