A seguito dell’udienza di ieri, relativa al trattenimento di Mansour Doghmosh, palestinese prima incarcerato con l’accusa di terrorismo, poi scarcerato e trasferito in un Cpr, il Tribunale ordinario di Roma non ha convalidato la misura e pertanto ne ha ordinato l’immediata liberazione. Dopo mesi di detenzione Mansour potrà riabbracciare sua moglie e i suoi tre figli da tempo residenti in Italia.
Questo risultato è il frutto del lavoro legale affiancato alle mobilitazioni, sia a Roma che fuori, capaci di non far passare sotto silenzio l’ennesima ingiustizia contro i palestinesi residenti in Italia.
Mansour Doghmosh, prigioniero politico palestinese insieme ad Ali Irar e Anan Yaeesh fu arrestato a marzo di quest’anno con la falsa accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Dopo mesi di manifestazioni organizzate sotto la corte d’appello de L’Aquila e dopo la decisione dello stesso tribunale che ne ha disposto la scarcerazione, Mansour non era stato liberato ma trasferito dal carcere ad un CPR in attesa del rimpatrio.
I prigionieri politici palestinesi dunque non soltanto sono vittime di abusi, torture, trattamenti inumani nelle carceri israeliane, ma subiscono anche un vergognoso accanimento da parte di un’Italia complice che criminalizza la resistenza che il popolo palestinese sotto occupazione sta portando avanti da 76 anni.
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