Inizia ufficialmente la corsa di Potere al Popolo per le elezioni regionali in Campania. Lo strumento con il quale Potere al Popolo ha ritenuto opportuno cominciare questa “avventura” è un appello redatto assieme ai compagni del PCI, che ha raccolto in brevissimo tempo centinaia di adesioni. E che ha portato all’assemblea di sabato mattina, al quartiere Arenella di Napoli, presso il cinema Vittoria.
Cinema di 200 posti a sedere. Quasi tutti utilizzati. Clima disteso, rilassato ma non per questo scevro di rabbia e indignazione. Lo si capisce subito dagli interventi a succedersi.
La situazione politica e sociale è quella che è in Campania. Dopo dieci anni dieci di De Luca e il suo voracissimo sistema di gestione della regione.
Una sanità a pezzi tra pronto soccorso chiusi e ospedali senza medici e infermieri. Soldi pubblici regalati ai privati tramite convenzioni e prestazioni privatistiche e lista d’attesa di anno in anno più lunghe.
Adesso il ras deve lasciare il posto al cosiddetto “campo largo” ma nulla sembra davvero potere cambiare. Il candidato Fico, l’ex presidente della Camera dei Cinquestelle,è lo stesso che sparava a pallettoni contro De Luca e il Pd. Adesso è trottolino amoroso dudù da da dà con la Schlein e sopratutto pronto a ingoiare qualsiasi rospo. Tipo accettare che il figlio di De Luca faccia il segretario regionale del Pd e quindi con pieni poteri nella formulazione delle liste e dei candidati. Oppure a prenotare l’assessorato alla sanità a un deluchiano, ovvero l’assessorato che gestisce l’80% del budget regionale.
Un posto da governatore della Campania val bene la dignità evidentemente. In realtà già negli ultimi anni i 5s avevano rinunciato a qualsiasi opposizione in regione contro De Luca così a presagire il futuro a venire. D’altronde in Campania negli ultimi 30 anni ha quasi sempre governato il Pd. E lo farà anche stavolta probabilmente, l’unica differenza sarà nel front-man. Non più barone locale del Pd ma figurina dei 5s.
Alla presidenza dell’assemblea Rosa Sica, Michele Franco, e Dina Balsamo del PCI, conosciutissimi militanti napoletani. Due differenti generazioni di militanza, allo stesso tavolo per il medesimo progetto.
Interventi contingentati di sette minuti massimo che sennò si finisce col parlarsi addosso.Così uno dopo l’altro a parlare il militante della provincia avellinese che denuncia la mancanza d’acqua in un territorio dove vi sono sorgenti che portano acqua alle province campane, l’anziano militante Maranta, in passato consigliere regionale di Rifondazione che fa la storia delle malefatte delle varie amministrazioni che si sono succedute e di quanto abbiano svenduto i diritti della popolazione a consorterie varie, la studentessa Federica che racconta di quanto sia difficile esercitare il diritto allo studio in questa regione, tra mancanza di posti letto per studenti e mobilità inefficace, i saluti di Sandro Fucito, presidente della Circoscrizione di Ponticelli/Barra/San Giovanni ovvero di una delle zone più attenzionate dalla speculazione da fondi Pnrr sul Porto e dai nuovi piani di “rigenerazione urbana”.
Insomma 2 ore di serrato dibattito concluso dall’intervento di Giuliano Granato, l’uomo che giocoforza dovrà caricarsi l’onere di rappresentare pubblicamente Campania Popolare, il nome che prenderà probabilmente la lista. Parla chiaro, nessuna ambiguità, nessuna vicinanza al campo largo ma nemmeno a quella sinistra che gli fa da ancella. Nessuna illusione: sarà un’impresa riuscire a raggiungere il quorum ma è cosa possibile ed è sacrosanto provarci.
Perché opposizione in regione ci sarà solo se Pap sarà presente. Il campo largo ha fagocitato nel sistema affaristico anche gli ex “antisistema”ora ridotti a cagnolini da riporto e si rischia un quinquennio senza praticamente nessun freno alle politiche affaristiche, alla svendita della sanità campana, allo sfruttamento intensivo dell’’ambiente. Un incubo. Si cercheranno voti popolari, di coloro che lavorano e soffrono in questa regione, che fanno fatica a trovare a casa, che vivono di precariato, che sono vittime delle corrotte politiche di chi ci governa.
Oggi però si è premuto il tasto start per una mission (non) impossible: entrare in consiglio regionale ed esercitare così controllo popolare. Quello di cui c’è veramente bisogno visto l’assoluta mancanza nei luoghi istituzionali. Per ora, in verità, il ministero degli interni non ha ancora comunicato la data precisa delle elezioni, che sarà comunque verosimilmente nelle ultime settimane di novembre, la destra, poi, non ha ancora nemmeno un candidato ufficiale visto che saranno, per lei, elezioni a perdere.
Ma il cammino parte oggi e tanto ci sarà da marciare.
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Giancarlo Staffo
ottima scelta auguri
Antuan
de Luca ha praticamente chiuso l’ospedale di Cava dei Tirreni e il suo gregario sindaco del paese non è stato in grado di fare niente, o non ha voluto fare niente. l’accordo con i sindaci della costiera per raggiungere il “bersaglio” dei 100mila cittadini per tenerlo aperto era stato raggiunto ma “qualcuno” dalla regione ha minacciato i sindaci della costiera…tutto deve stare a Salerno che dista da noi più di 20 chilometri. non vedo l’ora di gettare a mare PD, de Luca, servalli, e pure dico e di votare un po’ di sinistra. buona fortuna
ignazio de rosa
provarci è un obbligo….