Menu

L’anomalia del ministro Crosetto nella subalternità italiana verso Israele

Le parole pronunciate oggi alla Camera e al Senato dal ministro della Difesa Crosetto sull’attacco di droni israeliani alla Global Sumud Flotilla e la decisione di inviare la fregata militare “Fasan” (e di una seconda nave, “L’Alpino”) a supervisionare la navigazione della Flotilla, sono state – a sorpresa – piuttosto perentorie.

Attacchi ad imbarcazioni civili in campo aperto sono totalmente inaccettabili. L’episodio richiama con forza i valori fondamentali della nostra Repubblica; il rispetto del diritto internazionale, la tutela della vita umana, la difesa della libertà di manifestazione pacifica. Qualunque manifestazione, se rispetta il diritto, deve essere tutelata e non può essere soffocata con violenza”

Continueremo a lavorare perché non accada nessun incidente alla Flotilla e chiedo su questo il vostro aiuto, indipendentemente dalle contrapposizioni politiche. Il clima è preoccupante e dico che noi non siamo in grado fuori dalle acque internazionali a garantire la sicurezza delle imbarcazioni. Su questo voglio essere chiaro e consiglio dunque di accettare la soluzione di portare gli aiuti a Cipro attraverso la Chiesa”, ha affermato Crosetto nella sua informativa a Camera e Senato.

Sono in qualche modo, con tutti i caveat possibili, parole e impegni non trascurabili, piuttosto in controtendenza rispetto all’atteggiamento servile o semplicemente complice di altri ministri, come Tajani e Salvini.

Occorre aggiungere che anche nei mesi scorsi il ministro Crosetto era stato l’unico a dare l’impressione di una non totale subalternità verso Israele, di cui l’Italia si considera “il migliore alleato in Europa”.

Era l’ottobre del 2024 quando dopo i ripetuti attacchi israeliani alle basi del UNIFIL in Libano il ministro Crosetto dichiarò che “Non esiste la giustificazione di dire che le forze armate israeliane avevano avvisato Unifil del fatto che alcune delle basi dovevano essere lasciate”. 

Poi l’accusa più pesante: “Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane potrebbero costituire crimini di guerra, si tratta di gravissime violazioni alle norme del diritto internazionali, non giustificate da alcuna ragione militare”

Ed ancora: “Ho risposto a Israele, che ci diceva ‘spostatevi’, che l’Italia non prende ordini da nessunoPretendo rispetto da Israele. Il rispetto dovuto ad una nazione amica impegnata in una missione di pace”.

Cosa deve succedere la prossima volta, dobbiamo rispondere?”, aveva poi affermato sarcasticamente il ministro della Difesa, riferendo dei colloqui avuti in queste ore con Israele. “É una  domanda provocatoria – ha aggiunto il titolare di via XX Settembre – per la gravità dell’atto che era avvenuto”. “Non si parla di ritiro delle truppe italiane, parliamo sempre di missione Unifil. Qualunque decisione viene presa dalle Nazioni Unite e penso che la prossima settimana si troveranno per parlare di questa cosa”.

Più recentemente, ai primi di settembre di quest’anno, dopo un nuovo attacco di droni israeliani sul contingente UNIFIL in Libano, il ministro della Difesa Crosetto aveva dichiarato in una intervista a Il Foglio: E’ un atto rilevante, grave. E la differenza con gli episodi passati è che questo fatto, che ha toccato Unifil ed anche il nostro contigente, non è un errore, una cosa accaduta indipendentemente dalla volontà dell’IDF ma, a quanto ha comunicato Unifil, una scelta precisa. Tanto precisa da parte loro, quanto incomprensibile ed inaccettabile da parte nostra. Esprimerò con tutta la forza possibile al mio omologo israeliano la nostra totale disapprovazione (e qualcosa in più) per quanto accaduto”.

E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un linguaggio e un posizionamento alquanto  “anomalo” rispetto a quello del resto del governo. A questo punto diventa interessante provare a capire quali possano essere i motivi di questa anomalia politica.

Qualcuno ricorderà che sulle attività dei servizi segreti, un paio di anni fa Crosetto fece a sportellate con il Sottosegretario a Palazzo Chigi, Mantovano, l’”uomo nero” che ha delega proprio sui servizi. Un dossieraggio su Crosetto non aveva ricevuto le risposte attese e i chiarimenti ritenuti necessari.

Crosetto poi, prima che ministro, era uomo d’affari e di relazioni nell’industria degli armamenti, insomma espressione di una lobby con interessi materiali consistenti.

Viene da sé desumere che intelligence e armamenti, sono due punti di contatto strutturali con gli apparati israeliani e, come noto, non tutti gli apparati di intelligence e della Difesa sembrano gradire le ingerenze e le interferenze di quelli israeliani sul nostro paese.

Crosetto potrebbe dunque essere l’esponente politico di punta di un malessere profondo che da tempo cova negli ambienti militari e dei servizi segreti italiani verso le ingerenze di Israele.

C’è poi una seconda ipotesi, meno intrigante ma credibile, secondo cui le reazioni “a schiena dritta” di Crosetto verso Tel Aviv siano solo la foglia di fico indispensabile per tutelare in qualche modo la credibilità della Meloni e del governo verso gli ambienti di destra – spesso apertamente antisemiti da una vita – che non sono transitati armi e bagagli nel sionismo nel giro di una notte.

E’ apparso piuttosto evidente come il governo abbia sentito il colpo della straordinaria giornata di mobilitazione popolare del 22 settembre per Gaza in tutta Italia. Mentre nella destra e nel governo i soliti dichiaranti a pappagallo esternavano le consuete stramberie, qualcuno più lungimirante potrebbe aver fiutato l’aria e si è regolato di conseguenza.

La Meloni dopo due anni di appiattimento sulla politica israeliana ha aperto – a modo suo ovviamente – sul riconoscimento dello Stato di Palestina, ponendo condizioni irrealizzabili al momento; mentre Crosetto non ha affatto sottovalutato i rischi di incidente politico di un attacco israeliano – per di più in acque internazionali – alle navi della Global Sumud Flotilla con a bordo cittadini e parlamentari italiani.

Da qui la mossa sull’invio della fregata “Fasan” e un tentativo di mediazione sulla consegna degli aiuti umanitari attraverso il Vaticano. Insomma potremmo assistere alla “battitura di un colpo politico su Gaza” dopo mesi di silenzi, inerzie e complicità con Israele.

Chi ha detto che le manifestazioni non servono o non producono risultati?

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

1 Commento


  • Giulio Pica

    Le manifestazioni servono e non serve l’apatia, la sfiducia anche di molti compagni/e che disertano qualsiasi appuntamento con la scusa che “non serve a niente”. La pressione popolare di questi mesi, sfociata nel grandioso sciopero del 22 settembre, sta ottenendo risultati seppur minimi. Certo avremmo preferito vivere in un mondo in cui la Convenzione contro il genocidio venisse applicata subito con un intervento diretto e militare di una forza multinazionale che bloccasse la mattanza che i sionisti stanno compiendo. Ma, purtroppo, la cricca mafiosa che siede alla casa bianca impedisce qualsiasi azione dell’ONU. Nonostante ciò abbiamo cmq costretto Crosetto a fare dei passi minimi a difesa della Flotilla. Quanto alla proposta di consegnare gli aiuti all’IDF perchè li porti a Gaza è come dire alla volpe: “ti metto a guardia del pollaio” col risultato che la volpe poi fa strage di galline. E’ evidente che i sionisti vogliono sterminare tutti i gazawi e che, quindi, sfamarli con il cibo della flotilla equivale a farli sopravvivere e poi, avendo conosciuto la ferocia dei sionisti, siamo sicuri che il cibo non venga distrutto o dato ai già sazi israeliani ?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *