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Il sistema reagisce con violenza alla protesta di milioni di lavoratrici e lavoratori

Che due scioperi generali “politici” e milioni di persone nelle piazze avessero provocato serissime preoccupazioni al governo – ma non solo – lo si era capito già nelle reazioni scomposte delle scorse settimane.

Puntuale è arrivata ieri la Delibera della Commissione di Garanzia sulla regolamentazione degli scioperi (di nomina governativa), datata 21 ottobre, con la quale si avvia un procedimento finalizzato ad applicare sanzioni amministrative nei confronti dell’Unione Sindacale di Base per lo sciopero generale del 3 ottobre.

La Commissione non ha infatti ritenuto valida l’applicazione del articolo 2 comma 7 della legge 146 del 1990 perché non lo ha considerato “un’astensione dal lavoro in difesa del diritto costituzionale”.

Al contrario, nella convocazione dello sciopero del 3 ottobre l’USB aveva ritenuto che l’assenza di azioni per fermare il genocidio dei palestinesi da parte del Governo italiano e la mancata difesa dei nostri concittadini della Global Sumud Flotilla, illegalmente arrestati da Israele, si configurano come una aperta violazione del nostro dettato costituzionale e che, pertanto, il ricorso allo sciopero, senza il rispetto dei dieci giorni di preavviso, rientrasse perfettamente dentro una corretta interpretazione del citato articolo di legge.

Sulla Flotilla della “fermezza e della speranza”, inoltre, erano imbarcati diversi lavoratori e lavoratrici, e l’azione di sciopero si è configurata anche come finalizzata alla tutela della loro integrità fisica, che è l’altro motivo che rende legittimo lo sciopero fuori dai termini di preavviso, come recita sempre l’articolo 2 comma 7 della legge 146.

Al di là dei termini puramente giuridici della questione, è chiaro che si è messa in moto una operazione tutta politica – e repressiva – per colpire una organizzazione sindacale che, prima ha realizzato il grande sciopero generale del 22 settembre, e poi ha finito per trascinare anche la Cgil nello sciopero del 3 ottobre.

“Facciamo appello a tutti i lavoratori e le lavoratrici che quel giorno hanno scioperato a sostenere le ragioni di legittimità dello sciopero, inondando di messaggi di protesta la casella di posta della Commissione, segreteria@cgsse.it (è giusto scioperare contro i complici del genocidio)” scrive l’USB in una nota diffusa alla stampa.

Tra l’altro l’azione della Commissione di Garanzia non è l’unica operazione repressiva in corso. Dai Comandi del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco è partita infatti una contestazione disciplinare contro un dirigente dell’USB, reo di essere intervenuto nella manifestazione di Roma del 22 settembre davanti ad una folla gigantesca che riempiva piazza dei Cinquecento.

C’è da sottolineare come anche dalle organizzazioni sindacali “ufficiali” sia partita nei luoghi di lavoro un’offensiva senza precedenti, con minacce e false informazioni che vanno diffondendo, confidando sulla diffusa ignoranza in materia di diritti sindacali.

La falsità più utilizzata recita che non si potrebbe aderire ad uno sciopero, come singolo lavoratore o lavoratrice, se nella azienda in cui si lavora non c’è l’USB o comunque il sindacato che ha proclamato lo sciopero.

Una vera e propria idiozia che trascura che il diritto di sciopero è un diritto soggettivo che appartiene a ciascun lavoratore, indipendentemente dall’adesione o meno ad un sindacato.

“C’è un sistema che si sente sotto pressione e reagisce con violenza” denuncia l’USB, la quale si dice pronta a reagire con tutti gli strumenti a sua disposizione e a proclamare nuovi momenti di lotta.

Un primo appuntamento è il prossimo 1° novembre, per una grande assemblea dei delegati e delle delegate che si terrà a Roma al Teatro Italia contro la finanziaria di guerra.

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