Sono di qualche giorno fa le polemiche del capo di Stato Maggiore dell’Esercito Carmine Masiello, in occasione degli Stati Generali della Ripartenza a Bologna, sul rifiuto di attivare un corso di laurea in Filosofia, ad hoc ed esclusivo, per 10 ufficiali dell’Accademia militare di Modena, seguito dalle dichiarazioni sdegnate del governo, dalla Bernini a Crosetto, da Piantedosi alla Meloni.
È una vittoria frutto della mobilitazione che abbiamo contribuito ad animare lo scorso ottobre, insieme a docenti, ricercatori e personale TAB, mostrando la forza della comunità accademica unita: questo è successo sull’onda delle straordinarie mobilitazioni che, a partire da settembre, hanno animato le università e le piazze di tutto il paese contro la guerra, il genocidio e la militarizzazione dei luoghi del sapere, in cui un passaggio fondamentale sono state le numerose vittorie nel boicottaggio accademico.
Siamo pienamente consapevoli che le università italiane, a partire da quella di Bologna, rappresentano un nodo strategico nella filiera produttiva del Paese e nell’attuale economia di guerra.
I numerosi accordi con aziende private e con il settore bellico lo dimostrano plasticamente: il mondo della formazione e della conoscenza è piegato alle logiche guerrafondaie dell’attuale classe dirigente e, da anni, non costituisce più un vettore di emancipazione sociale ed economica; né tantomeno può essere un luogo avulso dalle storture del presente finché gli interessi della classe dirigente, dalla destra al centrosinistra, saranno orientati verso la corsa al riarmo europeo, come dimostrano l’aumento del PIL destinato alle spese militari e la proposta, proprio del ministro Crosetto, di reintrodurre la leva militare — un ulteriore slancio di questo Governo, in continuità con le scelte di Francia e Germania, che rischia di portarci nel baratro della guerra.
Le straordinarie mobilitazioni e le vittorie degli ultimi mesi hanno ridato credibilità e potenzialità di vittoria alle mobilitazioni contro il riarmo e le complicità del genocidio, esplicitando il ruolo dell’università in questo processo e scatenando una presa di posizione chiara e precisa degli studenti e di tutta la comunità accademica, contro cui il Governo tenta di utilizzare la criminalizzazione e la “quinta colonna” dei fascisti di Azione Universitaria, che porteranno un’interrogazione al prossimo Senato Accademico per chiederne conto all’università, invitandola a cacciare i cosiddetti violenti, anti-democratici e totalitari che avrebbero rifiutato l’attivazione del corso.
Ancora una volta si conferma l’utilizzo dei fascisti come quinta colonna del Governo per contrastare le lotte al riarmo, alla guerra e al genocidio, portate avanti negli scorsi mesi da tutta la comunità accademica e culminate gli scorsi 28 e 29 novembre in occasione dello sciopero generale e della manifestazione nazionale a Roma contro il governo Meloni e la sua finanziaria di guerra.
Le centinaia di migliaia di persone in piazza hanno dimostrato che esiste un’alternativa e che un intero blocco sociale è disposto a costruirla. A partire dai luoghi del sapere, in cui è fondamentale fare come abbiamo fatto a Filosofia.
Infatti, se il Rettore Molari — colui che ha estromesso le mozioni per il boicottaggio accademico dalle discussioni in Senato — non si si è espresso in alcun modo, salvo lavarsene le mani e prendere le distanze dalla posizione presa dal dipartimento, noi vogliamo e dobbiamo continuare a bloccare tutto e liberare ogni dipartimento e ogni università da guerra, riarmo e sionismo!
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USB PI, nel caso dell’università di Bologna il vero volto del Governo Meloni: autoritario e allergico al dissenso
Mentre il sistema universitario pubblico è affetto da un cronico sottofinanziamento, il Governo Meloni, coerentemente con le politiche di riarmo e di corsa verso la guerra, ritiene di dover intervenire per intimare all’università di Bologna di cedere alla richiesta surreale di organizzare un corso riservato alle forze armate.
“Il corso si farà” ha tuonato il Ministro Bernini, chissà se stia prefigurando, congiuntamente con Crosetto, un ingresso dei carri armati nell’ateneo bolognese…
In realtà non c’è molto da scherzare. Il Governo Meloni sta mostrando il suo volto autoritario che non ammette dissenso e che usa le istituzioni a suo piacimento, spesso in modo improprio.
Un Paese allineato e coperto. Un Paese che non avrà mai!
Come lavoratori e lavoratrici dell’Università non siamo disponibili a mettere l’elmetto per la guerra di Trump e di Meloni! Le nostre battaglie sono altre: quelle per una Università libera e accessibile a tutte le classi sociali, per salari dignitosi e per la difesa e il rilancio dello Stato sociale.
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