Alla fine dentro Askatasuna sgomberato ieri c’erano ben sei attivisti e due gatti. Tanto è bastato come pretesto alla polizia per sgomberare e murare lo storico centro sociale di Torino. Il ministro degli Interni Piantedosi e tutta la destra esultano per lo sgombero e lo rivendicano come modello da replicare in tutto il paese, mentre il Comune si è reso complice mettendo fine al percorso di regolarizzazione dello spazio sociale.
Il fatto che dentro Askatasuna dormissero sei persone in una parte definita inagibile del palazzo, è stato il pretesto che ha fatto saltare il patto del Comune con un comitato di garanti per un progetto sui beni comuni.
Proprio uno dei garanti, Giorgio Cremaschi, così ha commentato: “Lo sgombero del centro sociale, di cui sono orgoglioso di essere garante, è espressione della politica di guerra e di sostegno a Netanyahu del governo, della UE e della NATO. Il fascismo di Stato viene alimentato e rafforzato da queste politiche violente e reazionarie che si diffondono in tutto l’Occidente e che colpiscono prima di tutto il movimento per la Palestina e la lotta contro il riarmo e la guerra.”
Cremaschi non risparmia critiche al Comune di Torino: “Ad agevolare l’operazione ci ha pensato la giunta comunale del sindaco Lo Russo (PD), il quale, appena è partita l’operazione, ha trovato un pretesto per ritirare il patto per il bene comune, un vero e proprio atto di viltà istituzionale”.

E’ lo stesso comunicato diffuso dalla Questura di Torino ad ammettere che la gigantesca operazione di polizia ha portato al ritrovamento di ben poca cosa dentro il centro sociale. “Le perquisizioni, finalizzate all’acquisizione di elementi utili all’accertamento delle responsabilità in ordine ai reati ipotizzati (violenza privata, lesioni personali aggravate, interruzione di pubblico servizio, danneggiamento aggravato, violenza e resistenza a p.u. aggravata, blocco stradale in concorso), eseguite nel rispetto delle garanzie previste dall’ordinamento, hanno consentito di sequestrare dispositivi elettronici, capi d’abbigliamento utilizzati durante le azioni violente, fumogeni”.
Insomma hanno trovato qualche computer, qualche fumogeno e capi di abbigliamento, come noto tutti strumenti di “altissima pericolosità sociale”.
“E’ importantissimo difendere l’Askasatuna ma non è il centro di tutto, come spacciano i politicanti di destra. Ormai c’è un’articolazione anche nelle università, nelle scuole, nei territori e nel sociale, che spinge ai livelli di mobilitazione che vanno ben oltre le quattro mura del centro sociale Askasatuna, che oggi viene messo sotto attacco” – ha commentato ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Giorgio Rossetto, storico compagno torinese dell’Askatasuna e del movimento No Tav – “Spero che la risposta sia adeguata e mi sembra che la scelta della questura di fare prima delle feste natalizie questa operazione sia un po’ avventata; c’è la possibilità di tenere il fiato sul collo, in modo che sia lo stesso fiato sul collo che si tiene sulle montagne della Val Susa, ai cantieri, e penso che ci siano i margini anche nella zona di Vanchiglia, la zona dell’Askasatuna, per poter lavorare ad un logoramento dello schieramento avversario”.

Nel pomeriggio di ieri migliaia di persone sono arrivate in corso Regina Margherita da tutta Torino per solidarizzare con il centro sociale Askatasuna e protestare contro lo sgombero. Così come nella mattinata la polizia è nuovamente intervenuta con due camion con gli idranti contro il corteo.
Per sabato pomeriggio alle 14.30 è stato convocato un corteo cittadino che partirà da Palazzo Nuovo in solidarietà con l’Askatasuna, si prevede anche qui la partecipazione di migliaia di persone.
Torino da tempo è diventata il laboratorio delle politiche repressive statali, un modello che potremmo definire più sabaudo-bonapartista che fascista. Perfettamente funzionale alla fase storica che stiamo attraversando.
A Torino si muovono di concerto una Procura che da sempre si accanisce con sistematicità – e con forzature giudiziarie ampiamente documentate – contro gli attivisti, un nuovo questore appena arrivato ma con indicazioni dall’alto ben precise, una convergenza politica bipartisan tra destra e Pd che non è mai venuta meno, una scorta mediatica a tutto questo – di cui La Stampa è sempre stata uno strumento decisivo – ma che si è scontrata negli anni con una conflittualità sociale diffusa e ripetuta che ha fatto di questa città una delle piazze più movimentate del paese.
Del resto anche l’Autunno Caldo operaio del ‘69 ebbe la sua anticipazione proprio a Torino, nel 1962 a Piazza Statuto. Forse sono proprio questi i fantasmi che gli apparati di potere intendono esorcizzare con la repressione più stupida e brutale.
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Negativo
Non solo il governo, ma anche la falsa opposizione, lato B del medesimo regime
Antonio D.
Da sempre – storicamente – ..Torino ha anticipato le strategie del capitale: …dalla marcia dei 40mila a uno dei primi movimenti punk fino alla …”remigrazione” (sic!) di meridionali “espatriati” dal profondo Sud per recarsi allo sfruttamento del “dio Fiat”. Oggi . con questa “manovra” si stanno anticipando le prossime strategie repressive! …poi toccherà alla ValSusa (forse)!