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La prima stazione spaziale cinese

Ora la Cina ha fatto anche questo passo, L’ammirazione inquieta che trasuda dagli articoli dei giornali perbene è evidente. Solo StatiUniti e Unione Sovietica, fin qui, erano arrivati a questo livello.Se sul piano simbolico i cinesi volevano dare un segno del “cambio di egemonia” che anche in economia si annuncia, non potevano scegliere di meglio. L’hi tech era l’unico campo in cui l’Occidente capitalistico poteva vantare una superiorità evidente e incontestata. Ma anche questo divario va riducendosi a velocità… stellare.

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Alle 15,16 ora italiana di oggi la Repubblica Popolare Cinese ha fatto il suo ultimo e notevole salto in avanti in campo spaziale, entrando definitivamente fra le potenze spaziali assieme a USA e alla Russia, quest’ultima peraltro oggi come oggi in grave crisi.

Fra i grandi è entrata dalla porta principale, lanciando Tiangong-1, un modulo di ben 10,5 metri di lunghezza oggi senza abitanti ma che il prossimo anno verrà utilizzato dagli yuhangyuans, traslitterazione di tachionauti, come vengono chiamati gli astronauti cinesi. E’ il primo “pezzo” per la futura Stazione Spaziale cinese, Tiangong: il “Palazzo Celeste”, lanciato con un razzo vettore “Lunga Marcia 2F” dal Centro spaziale di Jiuqua, nella provincia del Gansu.

 

A proposito di ammirazione preoccupata, basta vedere questa patetica intervista “nazionalistica” messa su per cercar di  “compensare” il suddetto effetto simbolico.

 

Enrico Saggese: In campo spaziale l’Italia ha solide e “antiche” radici»

di Leopoldo Benacchio

 

Su questo importante passo per la Cina e sui suoi riflessi nello scacchiere internazionale delle potenze spaziali abbiamo chiesto l’opinione del Presidente della Agenzia Spaziale Italiana, ASI, Enrico Saggese. Il nostro Paese ha solide e “antiche” radici in campo spaziale, dato che fu il terzo Paese al mondo, negli anni ’60 del secolo scorso, a spedire in orbita un satellite, il San Marco, dopo Unione Sovietica e Stati Uniti.

Anche oggi l’ASI è impegnata, sia in Europa che in collaborazioni internazionali extraeuropee, in primis con NASA, in progetti di punta per l’esplorazione planetaria, le telecomunicazioni e il telerilevamento. Fiore all’occhiello dell’ASI, che con un budget di circa 650 mln anno è il principale driver di un mercato nazionale di 1.4-1.5 miliardi di euro all’anno, è la costellazione di 4 satelliti CosmoSkyMed, per l’osservazione radar del suolo terrestre a utilizzo duale, civile e militare.

Parte la prima missione cinese per la costruzione del Palazzo celeste, la stazione spaziale della Repubblica Popolare. Anche se assomiglia parecchio alla vecchia stazione spaziale russa dimostra una notevole capacità di costruire e gestire in campo spaziale. Lei che ne pensa?
Ormai da anni assistiamo alla progressiva e continua attività cinese nel settore spaziale. I cinesi sono una potenza mondiale in grado di lanciare satelliti di comunicazione, osservazione della terra e navigazione, missioni scientifiche, così come astronavi abitate. È la terza nazione dopo USA e Russia ad aver inviato astronauti, da loro si chiamano Taikonauti, in orbita intorno alla Terra con mezzi propri. La Stazione spaziale rappresenta quindi una logica evoluzione nella politica strategica cinese di conquista dello spazio.

I cinesi sembrano ricalcare un copione già percorso da russi e soprattutto da Usa e Europa: voli umani poi la stazione spaziale, la Luna e poi forse Marte. Si ritroveranno con gli stessi problemi che oggi affrontano Usa ed Europa o la scienza e la creatività cinese troverà nuove soluzioni secondo lei?
Credo che si troveranno ad affrontare problemi similari a quelli già conosciuti oggi dalla comunità spaziale internazionale, e ciò poiché la tecnologia che essi usano è sostanzialmente la stessa di quella ‘occidentale’, che oggi cerchiamo di migliorare e innovare ma incontrando limiti tecnologici ed economici.

Forse quando la Cina avrà dimostrato la sua autonomia sarà possibile una collaborazione con Usa e forse Europa. Lei vede più probabile una collaborazione, nel prossimo futuro, o anche qui un sorpasso?
È vero probabilmente la Cina vorrà comunque raggiungere una sua autonoma capacità tecnologica nel settore e a quel punto sarà auspicabile, anzi credo fondamentale, avviare una cooperazione internazionale. Anche nel passato USA e Russia hanno iniziato la loro attuale cooperazione dopo essersi affrontati in una sfida avvincente e impegnativa. È però, penso, importante che sin da ora la comunità spaziale internazionale dialoghi con la controparte cinese, perché tale cooperazione si concretizzi al più presto per poter tutti quanti beneficiare dello sviluppo e della diffusione delle conoscenze. L’avventura dell’uomo nello spazio è ancora agli inizi: la tecnologia per inviare l’uomo su Marte non è ancora disponibile e il costo di queste missioni sono sostenibili solo da un consorzio mondiale essendo vicina a l’un per mille del PIL di tutto il mondo.

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